“Perché l’Isis continuerà a colpire l’Occidente”

martedì 14 novembre 2017


A due anni dagli attentati al Bataclan a Parigi, l’Isis ha perso terreno ma “l’idea che sta dietro all’organizzazione continuerà a generare nuovi movimenti, che proveranno ad insediarsi dove trovano un vuoto di governo e a dimostrare la propria esistenza con attacchi in Occidente”. È l’analisi di Sima Shine, ex capo della divisione ricerca del Mossad e vice direttore generale del ministero israeliano degli Affari strategici, in un’intervista all’Ansa. Shine mette in guardia soprattutto dalle “azioni dei lupi solitari”, operativamente più semplici, ma avverte: “Se saranno in grado di organizzare anche un grosso attacco, lo faranno”. A pesare però, spiega Shine, è soprattutto “la capacità operativa” dei terroristi, perché la loro situazione è cambiata, “sono indeboliti. Ora è diverso da quando avevano il controllo dei territori” in Siria e in Iraq “e potevano addestrare ed inviare persone. Per loro ora è più complicato. La leadership non è più concentrata nello stesso luogo. Ora risulta molto più facile istruire la gente attraverso i network in rete”.

Molte delle tecniche utilizzate per gli attacchi, tra l’altro, sono state “copiate da quelle messe in atto in passato in Israele”. Di fronte a questo scenario, l’Occidente si può difendere solo con una “forte cooperazione, sia tra Stati che con i cittadini, e attraverso i sistemi di sicurezza”, spiega l’esperta. “Quanto alla collaborazione tra Paesi, sullo scambio di informazioni c’è ancora molto da fare”, afferma Shine. Ma di grandissima importanza è anche “il dialogo con la popolazione”. Trovare una collaborazione con la società è più importante di qualsiasi altra cosa”. E poi occorre impiegare sistemi di sicurezza all’avanguardia. “La questione privacy contro sicurezza è senza dubbio un tema. In Israele ad esempio abbiamo compensato. E fino ad un certo punto la gente è disposta a sacrificare la propria privacy per avere più sicurezza”. Quanto ai tempi di reazione dei governi europei di fronte al fenomeno dei “foreign figher”, gli europei radicalizzati andati a combattere nei teatri di crisi in Medio Oriente, già conosciuto da molti anni, Shine spiega: “È sempre difficile identificare un cambiamento. Ci vuole tempo. Non è che non avessero informazioni, ma capisco la problematica di dover operare contro i tuoi stessi cittadini”.


di Redazione