I catalani invadono Bruxelles e inneggiano a Puigdemont

Sotto il cielo grigio di Bruxelles, un fiume in piena di bandiere gialle, rosse e blu, di palloncini e sciarpe gialle: quasi 50mila indipendentisti catalani hanno invaso pacificamente la capitale europea per abbracciare il loro ‘president’, il deposto Carles Puigdemont auto-esiliatosi in Belgio, e per fare sentire il proprio grido di ‘llibertat’ a un’Ue “che non dà risposte”.

Il tam tam iniziato nei giorni scorsi ha dunque funzionato, anche grazie all’organizzazione portata avanti da associazioni come l’Anc, nazionalisti catalani: 250 i pullman noleggiati per portare la gente, cinque i voli charter, senza contare chi ha passato la notte in macchina o nel camper. Decine quelli parcheggiati intorno al punto di raccolta della manifestazione. Tra benzina, autostrada e albergo, c’è chi ha speso 600 euro pur di fare i 1.400 chilometri che separano Barcellona da Bruxelles. Una marea umana la folla che si è riunita a metà mattina nel parco del Cinquantenario, a due passi dai palazzi delle istituzioni europee. Un’unica voce quando, fendendo la folla, è arrivato Puigdemont, acclamato al grido di ‘president, president’. Il corteo si è snodato per quasi quattro ore nelle strade del quartiere europeo. Con una lunga pausa davanti al Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Ue. I manifestanti, sotto le finestre di Jean-Claude Juncker, hanno cantato a squarciagola l’inno catalano ‘Els segadors’. Migliaia le bandiere catalane fatte sventolare o indossate come un mantello, messe addosso persino a qualche cagnolino. “La nostra vocazione è europeista - spiega Joan Grau, un manifestante arrivato da Fonollosa, vicino a Barcellona - ma l’atteggiamento della Commissione europea ci ha deluso. Dopo il referendum ci aspettavamo una risposta che non è arrivata”. Accanto alle bandiere catalane, ovviamente la maggior parte, ha sventolato anche qualche stendardo fiammingo e qualche bandiera corsa. Persino i Quattro mori della Sardegna sono arrivati a Bruxelles, portati da un drappello del movimento separatista Sardigna Natzione Indipendentzia. Alla fine del corteo, i 50.000 sono confluiti in una piazza dove Puigdemont è stato nuovamente acclamato. “L’Ue ascolti i cittadini - ha arringato dal palco il leader deposto -. L’Europa non dovrebbe avere paura di difendere i valori democratici fondamentali. La Catalogna vuole rimanere un Paese democratico”.

Aggiornato il 07 dicembre 2017 alle ore 21:34