Gerusalemme capitale: troppo rumore, poca memoria

mercoledì 13 dicembre 2017


La funzione psichica di riprodurre nella mente l’esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni), di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo. Questa la definizione della parola “memoria”, proprio quella funzione che molti leader europei sembrano aver perso, perlomeno quando si parla di Israele, della propria capitale Gerusalemme e della storia scritta nei secoli dal Popolo ebraico in quella piccola-grande porzione di terra. Ora la storia di questo popolo e della suo focolare – conquistato col sangue e con la politica – sembra scritta in Breil: solo quel “cieco” di Donald Trump riesce a leggerla.

Eppure, nonostante le dure condanne dei vari capi di Stato del mondo e le minacce del terrorismo, Gerusalemme è, è stata e sarà la capitale dello Stato ebraico. Troppo rumore per nulla su questa faccenda perché il concetto è semplice e chiaro: “Gerusalemme è la capitale di Israele da tremila anni” ha ben detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il troppo rumore è quello dell’ipocrisia da parte di quei leader che comunque si sono recati e si recheranno a Gerusalemme per i vari incontri istituzionali: generazioni di diplomatici di tutti i paesi, di presidenti americani, di papi, di segretari dell’Onu (e di comuni cittadini) hanno sempre saputo che a Gerusalemme hanno sede i ministeri, il Parlamento, la Corte suprema, la sede del presidente della Repubblica e del primo ministro.

Contrariamente a quanto affermano oggi, “questi” vari leader europei (leggi: Emmanuel Macron, ad esempio), i vari leader mondiali (leggi, ad esempio, Erdogan che dichiara: “Israele è uno Stato terrorista che uccide bambini”) e addirittura l’Unesco (leggi – sempre ad esempio – il classificare ufficialmente come musulmani alcuni luoghi di culto ebraici), bene ha fatto Trump a riconoscere ufficialmente Gerusalemme capitale indivisibile dello Stato ebraico e il voler spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme perché Gerusalemme, la capitale dello Stato del popolo ebraico, è una delle più antiche capitali del mondo. Divenne capitale del Regno di Israele grazie a Re David nel 1003 a.C., cioè 2030 anni fa, quando le capitali dei Paesi che rifiutano di riconoscerla erano ancora terre paludose , foreste o aridi deserti. La storia dei popoli più antichi d’Europa, dei Greci e dei Romani, dimostra senza dubbio che Gerusalemme era già la capitale della nazione ebraica fin dall’antichità.

Inoltre, gli arabi conquistarono Gerusalemme nel 1948, riducendo in rovine il quartiere ebraico della Città Vecchia e demolendo decine di sinagoghe. Durante i 19 anni di occupazione, dal 1948 al 1967, gli occupanti giordani distrussero volutamente ampie aree dell’antico cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi, usando le lapidi per costruire case e pavimentare strade, impedendo agli ebrei di visitare i siti sacri situati nella città più importante per il giudaismo. Si veda lo scavo criminale condotto addirittura con i bulldozer dal Waqf islamico e dal Movimento islamico sul Monte del Tempio, distruggendo inestimabili artefatti ebraici, cristiani e di altre fedi. Come gli arabi musulmani considerarono la città, i suoi abitanti, la sua storia passata e i suoi luoghi sacri, li rende inidonei ad esprimere un’opinione sul suo status e sul suo futuro.

Oltre che dall’Amministrazione Trump questi basilari concetti vennero colti e capiti anche dall’allora Amministrazione Clinton: nel 1995 anche gli Stati Uniti provarono a cristallizzare e storicizzare questo concetto. Durante la presidenza Clinton si stilò una proposta di legge, nominata “The Jerusalem Embassy Relocation Act” (Jera), per riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e per allocare nella parte ovest della città l’ambasciata americana. Il Relocation Act, però, non è mai stato implementato, né da Clinton né dai sui successori. Il motivo è stato sempre lo stesso: rinuncia a causa d’interessi di sicurezza nazionale; infatti, il giorno dell’ufficializzazione dello Jera il boss di Hezbollah, Hassan Nasrallah, minacciò di “trasformare la futura Ambasciata americana in macerie” e “di restituire nelle bare i corpi dei diplomatici presenti”.

Trump non ha paura, Israele tantomeno mentre gli europei ne hanno e ne danno prova. Hanno più paura di Israele che degli Stati propagatori e finanziatori di morte, anche nel nostro Vecchio smemorato Continente che vuole decidere dove l’unica democrazia del Medio Oriente deve collocare il proprio capoluogo. Per caso c’è qualche altro Paese al mondo che debba accettare da altri Stati dove stabilire la sede della propria capitale?


di Costantino Pistilli