Trump vede Netanyahu, forse a Gerusalemme per ambasciata

Donald Trump non esclude di andare in Israele per l’inaugurazione dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Lo ha annunciato lui stesso ricevendo alla Casa Bianca il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sbarcato per una visita di cinque giorni in Usa che gli concede una tregua sul fronte interno, dove è inseguito da scandali e inchieste, nonché dal rischio di elezioni anticipate.

Una situazione per certi versi speculare a quella del magnate, anche lui nel mirino delle indagini del Russiagate e colpito da scandali a ripetizione. “Potrei, potrei”. “Se posso lo farò”, ha detto ai cronisti, anticipando così la risposta che avrebbe dovuto dare a Netanyahu, venuto a Washington anche per invitare personalmente il presidente Usa a partecipare alla cerimonia, prevista il 14 maggio.

Il primo ministro israeliano ha ringraziato il tycoon per la sua decisione “storica”, presa lo scorso dicembre: “Sarà ricordata dal nostro popolo negli anni. Altri hanno parlato, tu l’hai fatto”, ha enfatizzato. Trump si è detto “orgoglioso” della sua decisione, che tuttavia ha suscitato forti polemiche tra i palestinesi e gli alleati americani, tanto che Abu Mazen ha rifiutato il ruolo degli Usa come mediatori e ha chiesto all’Onu un “meccanismo multilaterale internazionale” per risolvere la questione mediorientale.

Il dossier dei negoziati di pace israelo-palestinesi è tornato oggi al centro dell’incontro fra Trump e Netanyahu. Presente anche il genero-consigliere Jared Kushner, nonostante nei giorni scorsi si sia visto ridimensionare il nullaosta per l’accesso alle informazioni classificate. Una mossa che rischia di annacquare il suo ruolo in queste delicate trattative. L’altro piatto forte era invece l’Iran, su cui i due leader cercano di fare fronte comune. “È il pericolo più grande per il Medio Oriente”, ha ammonito Netanyahu, che spinge perché Trump dia uno strappo definitivo all’accordo sul nucleare del 2015. Il presidente ha già lanciato il suo ultimatum nelle scorse settimane, avvisando che non darà più il suo ok alla certificazione dell’intesa se il Congresso da un lato e la Ue dall’altro non cambieranno l’accordo, rendendolo più stringente ed estendendolo al programma missilistico. Ma i due leader intendono anche contrastare l’influenza di Teheran in Medio Oriente, dalla Siria al Libano. Durante il suo soggiorno in Usa, Netanyahu interverrà anche all’annuale conferenza dell’Aipac, la potente lobby americana filo Israele.

Aggiornato il 06 marzo 2018 alle ore 08:09