Arrivano i “Gheddafi leaks” ma i media tacciono

Nessuno in Europa, come in America, parla per ora dei famosi “Gheddafi leaks”, ovverosia dei documenti che il quotidiano saudita Asharq al-Awsat – stampato a Londra e di proprietà di industriali liberali vicini al nuovo corso voluto dal principe Salman – sta tirando fuori a puntate da settimane, in cui si parla anche di un candidato alle presidenziali americane del 2004 che avrebbe ricevuto soldi da Gheddafi. In quei file che vengono chiamati “Asharq Al-Awsat Series” si parla infatti dei finanziamenti di Gheddafi a tutti i più famosi capi di Stato europei e americani. E sul candidato alle presidenziali americane del 2004 c’è un’intera puntata in cui si racconta di come ricevette oltre 5 milioni di dollari.

Oltre ai documenti, il quotidiano saudita pubblica file audio e testimonianze di uomini di affari presenti alla trattativa. E si ricordano le promesse dello stesso candidato che, in caso di elezione, avrebbe provveduto a togliere la Libia dalla black list delle nazioni sponsor del terrorismo. Un nuovo punto di vista della genesi di quelle primavere arabe che poi nel 2011 avrebbero travolto lo stesso Gheddafi.

Un altro capitolo spinoso riguarda i finanziamenti di Gheddafi all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, oltre 50 milioni di euro, che poi sarebbero stati ricompensati con la risoluzione della vicenda del jet francese fatto esplodere dai servizi libici mentre in volo sui cieli tra il Niger e il Ciad nel settembre 1989. Una vicenda per la quale era stato condannato in contumacia l’ex capo dei Servizi segreti libici di Gheddafi, Al Zanoussi.

Ebbene, “Asharq Al-Awsat Series” racconta di trattative tra Sarkozy e Gheddafi, svolte in un albergo di Tripoli, il “Corinthia”, alla presenza anche del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, e dello stesso Al Zanoussi, direttamente interessato alla rinuncia della Francia a perseguirlo penalmente e a fargli scontare la pena dell’ergastolo già inflitta.

Vicende molto indicative di quello strame che il cinismo del potere fa dello Stato di diritto (fosse vivo Marco Pannella questa storia lo avrebbe colpito, ndr) approfittando della non conoscenza da parte dell’opinione pubblica degli “arcana imperii”. C’è da dire che, anche quando ne viene a conoscenza, la stampa internazionale spesso fa finta di non averli letti.

Aggiornato il 20 marzo 2018 alle ore 11:34