L’attentato contro abu mazen passato in sordina

Giorni fa si diceva che ormai della causa palestinese e di tutto quello che ruota intorno a essa non importa più niente a nessuno. Mondo arabo compreso.

Adesso c’è la controprova: lo scorso 13 marzo a Gaza c’è stato un attentato stile Capaci contro il convoglio che trasportava Abu Mazen nella zona di Beit Hanun, proprio al confine con la Striscia. La bomba lanciata al passaggio del convoglio ha ferito gravemente sette persone tra cui alcuni uomini della scorta ma Abu Mazen per fortuna è rimasto illeso. Subito sono partite accuse contro gli uomini al vertice di Hamas visto che la cosiddetta “intrafada”, cioè l’intifada tra di loro, non è mai veramente finita da quando Hamas nel 2005 si insediò stabilmente a Gaza in seguito alla decisione dell’allora premier Ariel Sharon di far ritirare i settlers israeliani e i militari dalla zona in segno di buona volontà.

Un errore tragico – tra parentesi – visto che da allora il fronte antiisraeliano si insediò stabilmente in loco e ci furono almeno due guerre di deterrenza visti i continui lanci di missili Qassam contro le città di confine israeliane. Ma, per tornare al punto, del fallito attentato che poteva costare la vita ad Abu Mazen alzi la mano chi ne ha sentito parlare diffusamente sui giornali o chi ha notato un pezzo in prima pagina o in risalto sulla homepage di tanti siti di informazione? Nulla di nulla, qua e là qualche breve on-line come si fosse trattato di una scaramuccia tra Fedayyìn e soldati israeliani. I media arabi poi non hanno neanche rilanciato le accuse di Abu Mazen ai vertici di Hamas di essere dietro la tentata strage.

Ecco a chi non credeva alla constatazione che oggi come oggi della causa (persa) palestinese non interessi più quasi a nessuno è arrivata la prova del nove. E, come nel costume della casa, è stata una di quelle “a prova di bomba”.

Aggiornato il 21 marzo 2018 alle ore 13:43