Ucraina: furono i russi ad abbattere il volo MH17 nel 2014

Fu lanciato da forze russe il missile antiaereo Buk che il 17 luglio del 2014, nei cieli dell'Ucraina orientale, abbattè il volo di linea MH17 della Malaysia Airlines diretto dall'Olanda a Kuala Lumpur con 298 persone a bordo (283 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio: nessun superstite). È questa la conclusione a cui è arrivato il team di investigatori internazionali che – da ormai quasi quattro anni - indaga sul disastro. Conclusioni a cui gli investigatori sono arrivati sulla base di un dettagliato esame delle immagini video disponibili.

L'abbattimento dell'aereo di linea avvenne a una quarantina di chilometri dal confine con la Russia, nella regione di Donetsk, nel Donbass, dove era in corso un violento conflitto fra le forze separatiste filorusse e quelle fedeli al governo ucraino. In una conferenza stampa in Olanda, il dirigente di polizia Wilbert Paulissen, presentando i risultati parziali dell'inchiesta, ha dichiarato che il missile che colpì il Boeing 777 apparteneva alla 53a Brigata missilistica antiaerea russa, basata nella città russa di Kursk.

Dal 2017 ad oggi, Russia e Ucraina si sono sempre “rimpallate” la responsabilità del disastro, anche perché missili Buk sono in dotazione anche alle forze armate ucraine. “Si tratta di una vecchia storia, immessa nella sfera informativa nel 2014”, ha detto Vladimir Chizhov, rappresentante permanente della Russia presso l'Unione europea, commentando i risultati dell'indagine internazionale.

Intanto, le autorità ucraine hanno aggiunto alla lista degli enti sottoposti a sanzioni i media russi “Rossiya Segodnya” e “Ria Novosti Ukraine” e hanno conseguentemente bloccato l'accesso ai loro siti internet. “Rossiya Segodnya” è in realtà una holding che riunisce una serie di media “pro-Cremlino”: dunque nella “black list” sono finiti anche Sputnik, il sito principale di “Ria Novosti” - oltre alla sua sussidiaria ucraina - e altri media che rientrano nella stessa holding. Escluso dalle sanzioni, almeno al momento, il network “RT”, che invece è sotto indagine in Gran Bretagna.

 

 

Aggiornato il 24 maggio 2018 alle ore 17:07