Cina-Ue: un vertice tra diplomazia e giochi di forza

Mentre l’Europa rischia una frattura interna a causa della gestione dei migranti, la Cina e i vertici del governo Ue provano a costruire un equilibrio almeno per quanto riguarda la politica degli investimenti rispetto all’attuale ordine commerciale globale.

Così, al ventesimo summit Usa e Cina di Pechino, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker hanno incontrato il primo ministro cinese Li Keqiang. L’impegno è quello di proteggere e migliorare il libero commercio. Ma il messaggio è rivolto soprattutto al presidente americano Donald Trump e al leader del Cremlino Vladimir Putin.

“È dovere comune di Europa e Cina, America e Russia di non distruggere questo ordine, ma migliorarlo” ha sottolineato Donald Tusk, mentre in molti già si chiedono cosa comporterà una inevitabile riforma del Wto (Organizzazione mondiale per il Commercio).

E se il premier cinese Li definisce Ue e Cina “due forze di stabilità”, sembra ormai chiaro a tutti che iniziare una guerra commerciale non gioverebbe né alla stessa Cina, né tantomeno all’Unione europea, già fin troppo economicamente provata a causa delle nuove politiche americane. Come se non bastasse, il presidente Usa, reduce proprio da una visita nell’Ue che lo ha visto prima al vertice Nato di Bruxelles e poi a Londra dalla premier britannica Theresa May, è tornato a sottolineare il rapporto “molto difficile” con l’Ue, lamentando che i Paesi europei si sono approfittati per troppo tempo degli Stati Uniti.

Insomma, un caos dagli equilibri fragili, una prova di forza che allo stato attuale porterebbe solo a un’impasse politico-commerciale dalle conseguenze imprevedibili. All’Europa, quindi, non rimane altra via se non quella diplomatica. E la firma della dichiarazione di Pechino sembra essere un buon inizio, doppiamente positivo se si considera che è dal 2015 che Cina e Ue non firmavano un documento congiunto. Le due parti, infatti, hanno deciso di espandere il reciproco accesso ai loro mercati così da accelerare i negoziati per un accordo bilaterale sugli investimenti, ormai in discussione già da quattro anni.

Trovare, perciò, un punto di sintesi tra i diversi attori internazionali, vuol dire non solo scongiurare la temuta ostilità commerciale, ma provare a capire fino a che punto la diplomazia - europea, in particolar modo - potrà spingersi per rispondere alle pressioni sia americane che russe. Ne sono un esempio le sfide riguardanti la cooperazione estera e di sicurezza, la risoluzione pacifica della questione nucleare nordcoreana ma anche gli accordi climatici.

Durante la conferenza stampa a margine degli incontri bilaterali, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha ricordato come “l’Unione europea promuove il multilateralismo rafforzando le sfide globali e difendendo i suoi interessi nel mondo: continueremo a difendere un commercio aperto, leale e basato su regole. Andiamo avanti insieme per promuovere la pace, la crescita e la sicurezza”, glissando (volutamente) sul fatto che Trump ha imposto altri dazi per un valore di 34 miliardi di dollari su prodotti cinesi e ha minacciato altre azioni per 200 miliardi.

“C’è ancora tempo per prevenire i conflitti e il caos” ha commentato Donald Tusk. Chissà. Certo è che il tempo stringe e il caos è già realtà.

Aggiornato il 17 luglio 2018 alle ore 12:51