Il caos libico: truppe ribelli all’assalto di Tripoli

A Tripoli il caos regna sovrano. Le truppe del generale Khalifa Belqasim Ḥaftar si sono lanciate all’assalto del Consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj, che gode del sostegno dell’Onu. Dopo sette giorni di piombo, la Settima Brigata guidata dal leader Abdel Rahim Al Kani punta al centro della capitale. Secondo il ministero della Salute libico le vittime degli scontri sarebbero 47 in otto giorni. I feriti, 129 feriti. La missione dell’Onu in Libia (Unsmil) ha invitato le parti del conflitto “a un incontro allargato per martedì a mezzogiorno in un luogo che verrà annunciato in seguito”. Per il governo si tratta, in ogni caso, di “attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio”. Per il Consiglio presidenziale, “l’obiettivo dei miliziani è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica cancellando gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese”.

Frattanto, approfittando della confusione quasi 400 detenuti sarebbero fuggiti da un carcere ad Ain Zara. Hanno “solo” forzato le porte. Molti di loro sarebbero sostenitori dell’ex tiranno defunto Muammar Gheddafi. Sarraj vuole organizzare una nuova tregua. Ha dato mandato alla milizia Forza antiterrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale per un nuovo cessate il fuoco. Nel frattempo, il personale diplomatico dell’ambasciata d’Italia a Tripoli è stato evacuato. Ma l’ambasciata “resta operativa”. Il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini a Radio 24 comunica di essere “in contatto diretto con i nostri uomini: militari, diplomatici, addetti dell’Eni che in Libia vivono rischi portati da un intervento militare senza senso”.

I miliziani hanno fatto sapere che intendono promuovere l’assalto al quartiere di Abu Salim a Tripoli, nota tristemente perché si trova il carcere dove il defunto rais Muammar Gheddafi nel 1996 ordina la strage dei quasi 1.300 oppositori prigionieri uccisi a colpi di granate. Il leader Abdel Rahim Al Kani ha detto che “la Brigata continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata. Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico”.

Aggiornato il 03 settembre 2018 alle ore 12:10