Rapito in Niger un sacerdote italiano

Padre Pierluigi Maccalli “è stato rapito la notte scorsa da presunti jihadisti” a Niamey, in Niger. La notizia del rapimento del missionario italiano della Società delle missioni africane è stata diffusa dall’agenzia Fides. Originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per anni, Padre Maccalli si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. Viene citata come fonte la dichiarazione del missionario Mauro Armanino, a Niamey, secondo il quale, la zona in cui è stato rapito Maccalli “si trova in stato di urgenza a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso”. Frattanto, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per terrorismo. Le autorità nigerine hanno dichiarato di non essere a conoscenza della presenza di Maccalli nel Paese. In ogni caso, hanno assicurato l’avvio delle indagini. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi segue con apprensione la vicenda. In una nota la Farnesina sostiene che il ministro sia “in stretto contatto con i familiari del sacerdote”.

Peraltro, “l’Ambasciata d’Italia a Niamey ha formalmente chiesto alle autorità locali di dare assoluta priorità alla rapida soluzione della vicenda e in ogni caso di evitare iniziative che possano mettere a rischio l’incolumità di padre Maccalli”. Padre Luigino Frattin, responsabile provinciale della Società missione africane di cui Maccalli fa parte, ha detto che il missionario è “stato rapito a Gourmancè durante la notte da un gruppo di persone che hanno fatto irruzione nella sua abitazione e lo hanno portato via su una moto, hanno preso anche il suo computer, il cellulare e il computer delle suore. Con lui c’era solo un confratello indiano che ha fatto in tempo a nascondersi”.

Aggiornato il 18 settembre 2018 alle ore 17:22