La dura risposta cinese ai dazi imposti da Trump

La Cina reagisce ai dazi di Donald Trump. Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha dichiarato che “non accetta l’azione unilaterale sul commercio e il protezionismo degli Stati Uniti”. L’ultima partita sulle tariffe applicate dagli Stati Uniti alle merci cinesi mette a repentaglio anche il dialogo tra Pechino e Cina e Washington sul commercio. Naturalmente, il presidente americano ha scritto il suo commento su Twitter: “Ci sarà una grande e rapida rappresaglia economica contro la Cina se i nostri, agricoltori, allevatori e operai delle industrie saranno presi di mira”. La Cina imporrà tariffe del 5 per cento e del 10 per cento su sessanta miliardi di dollari di merci importate dagli Stati Uniti a partire dal 24 settembre prossimo, la stessa data in cui gli Stati Uniti faranno scattare tariffe, inizialmente al 10 per cento e al 25 per cento a partire dall’inizio del 2019, su duecento miliardi di dollari di prodotti provenienti da Pechino.

La misura di ritorsione, preannunciata ad agosto è stata annunciata ufficialmente dal ministero delle Finanze di Pechino, che sostiene di “non avere altra scelta” che rispondere alle tariffe americane con tariffe di rappresaglia, dopo che dal ministero del Commercio era arrivata la promessa di ritorsioni alle nuove misure “unilaterali e protezionistiche” degli Stati Uniti “per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi e l’ordine globale del commercio”. Il vice presidente della China Securities Regulatory Commission, Fang Xinghai ha dichiarato che, con la nuova offensiva, Trump sta “avvelenando il clima dei colloqui. Il presidente è uno schietto uomo d’affari e cerca di esercitare pressione su Pechino per ottenere concessioni dai negoziati. Penso che questo tipo di tattica non funzionerà con la Cina”.

Aggiornato il 19 settembre 2018 alle ore 20:25