Gli Stati Uniti al voto di metà mandato

Gli Stati Uniti si avvicinano al voto di metà mandato del 6 novembre. Secondo gli analisti sarà un referendum sulle politiche di Donald Trump. Un fatto è evidente. Se i repubblicani dovessero vincere o, almeno, attenuare la sconfitta, per il presidente americano si aprirebbero “praterie” politiche su cui scorrazzare. Così, il tycoon otterrebbe il “lascia passare” per le presidenziali del 2020. In caso di sconfitta pesante del suo partito, Trump vivrebbe il cosiddetto biennio da “anatra zoppa”.

Gli analisti e i commentatori si interrogano sulla dottrina Trump. Il suo “America First” viene emulato dalle destre di tutto il mondo. Ma può sedurre ancora gli americani? Il progetto anti-globalista ottiene ancora la fiducia dell’America “profonda”. Ma la svolta protezionista sta creando delle pericolose guerre commerciali. La politica dei dazi anti-Pechino, docet.

Il dato politico segnala una base democratica molto agguerrita ma completamente staccata dai vertici. D’altro canto, i repubblicani rappresentano un blocco compatto sotto l’egida di Trump. A meno di due settimane dalle elezioni, i sondaggi segnalano i dem in vantaggio di pochi punti per la conquista della Camera dei rappresentanti. I giochi sono quanto mai aperti. Anche perché al Senato, i repubblicani sono saldamente in testa. Naturalmente, influirà l’affluenza alle urne. Che si prevede essere la più alta negli ultimi quarant’anni.

Un fatto è certo: la popolarità del presidente è altissima. L’economia ha ripreso a correre. Eppure Trump, che in queste settimane sta battendo il Paese, palmo a palmo, punta sulla questione immigrazione. Secondo i suoi advisor è l’arma vincente. Anche se è chiaro che la carovana dei settemila migranti che si sta avvicinando al confine a stelle e strisce sia una materia incandescente. Ma il vero asso nella manica di Trump potrebbe rivelarsi la promessa di un ulteriore taglio delle tasse per la classe media.

Aggiornato il 25 ottobre 2018 alle ore 13:38