Brexit, May: “La mia linea è quella giusta”

Theresa May tira dritto. Non si dimette. Anzi, rilancia sulla Brexit. Il primo risultato è il “rientro” del ministro dell’Ambiente Michael Gove, che aveva minacciato l’addio. Lo annunciano fonti a lui vicine, smentendo indiscrezioni circolate al riguardo dopo il suo presunto rifiuto di sostituire Dominic Raab al dicastero per la Brexit. È il primo argine dopo due giorni di fuoco, in cui quattro esponenti del governo hanno rassegnato le dimissioni: proprio Raab, la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman, la ministra per l’Irlanda del Nord Shailesh Vara e la titolare del dicastero del Lavoro Ester McVey.

Nelle ultime ore è circolata, in maniera insistente, l’ipotesi di sfiducia alla premier. Ma la May, dopo il dietrofront di Gove, ora si sente più forte. Intanto, secondo quanto riferisce “Sky News”, a tutti i componenti del governo britannico è stato chiesto di annullare qualsiasi impegno per oggi e rientrare a Londra.

Ma la premier è convinta del suo operato: “Credo con ogni fibra del mio essere che l’intesa sulla Brexit raggiunta con Bruxelles sia quella giusta”. La May rivendica di aver negoziato “nell’interesse nazionale, non in un interesse di parte e sicuramente non nell’interesse delle mie ambizioni politiche”, sostiene di comprendere le ragioni di chi si è dimesso, ma afferma di volere andare avanti.

Secondo un sondaggio di “Sky News” sale al 55 per cento la quota di britannici che oggi sarebbe favorevole a un secondo referendum sulla Brexit: per la quasi totalità si tratterebbe di sostenitori di Remain, il cui numero viene ora indicato dalla stessa rilevazione al 54 per cento contro il 48 circa del voto reale di 2 anni fa, in un ipotetico ribaltamento del risultato. Un 32 per cento del campione risulta invece favorevole a uno scenario di “no deal”, mentre solo il 14 per cento sposa l’intesa di compromesso appena raggiunta da Theresa May.

Frattanto, il leader laburista Jeremy Corbyn, in una email inviata ai suoi colleghi di partito, avrebbe scritto: “Se non possiamo arrivare a elezioni generali, in linea con i risultati del nostro congresso sosterremo ogni opzione rimasta sul tavolo, inclusa una campagna per un voto pubblico”.

Aggiornato il 16 novembre 2018 alle ore 13:12