Cresce lo scontro tra Ucraina e Russia

lunedì 26 novembre 2018


Il Consiglio nazionale ucraino di sicurezza e difesa si è riunito d’urgenza a Kiev, con la presenza del presidente Petro Poroshenko, per chiedere al Parlamento di dichiarare la legge marziale in seguito alle notizie provenienti dallo stretto di Kerch, fra Mar Nero e Mar d’Azov, dove unità navali delle forze armate russe hanno aperto il fuoco su una piccola flotta di navi da guerra ucraine, ferendo alcuni marinai e poi sottoponendo a sequestro i natanti, cioè due unità militari cannoniere e un rimorchiatore. Un episodio che ha fatto esplodere una grande protesta a Kiev, dove auto di funzionari diplomatici sono state incendiate davanti all’ambasciata russa.

Il presidente Poroshenko ha dichiarato che la legge marziale, per ora, non vuole essere una dichiarazione di guerra. “L’Ucraina non ha in programma di fare la guerra a nessuno”, ha espresso il leader ucraino, definendo l’incidente “non provocato e folle”. Il ministero della Difesa ha reso noto di aver diramato l’ordine di mettere le forze armate in stato di allerta operativa.

Lo Stretto di Kerch, ove si è verificato lo scontro, è sottoposto a una strettissima vigilanza dal 2014, nonostante un trattato del 2003 sancisse la libertà di circolazione in quel tratto di mare, fondamentale per i traffici ucraini. Ieri sera Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera Ue, ha pubblicamente chiesto alla Russia di rispettare la giurisprudenza internazionale e ripristinare la libertà di circolazione. La situazione ad Azov, ha dichiarato Mogherini, dimostra come le tensioni e l’instabilità possano alimentarsi “quando non si rispettano le norme basilari di cooperazione internazionale, senza dimenticare che l’Unione europea non riconosce l’annessione illegale della penisola di Crimea alla Russia”.

Riguardo l’episodio specifico avvenuto lungo lo stretto è comparso un video, pubblicato domenica sera, girato da un marinaio russo, in cui si sente un ufficiale russo dare l’ordine di fermare la nave ucraina. Dopo qualche ora c’è stato uno scontro a fuoco: il rimorchiatore e altre due navi militari ucraine sono state colpite e poi catturate dalla marina russa. Secondo l’Ucraina almeno sei dei suoi marinai sono stati feriti. A presidiare l’area, in questo momento, ci sono elicotteri e jet militari russi e la tensione è elevata. Un aereo da ricognizione dell’Aviazione Usa, Boeing RC-135V, è decollato dall’isola di Creta, diretto verso il Mar Nero.

In Crimea, nonostante la mancanza di informazione, la situazione continua ad essere estremamente delicata. Sulla Crimea è calata una cappa di autoritarismo e rassegnazione, pilastro del potere sovietico del secolo scorso e che la Russia di Putin sta nuovamente imponendo ai suoi cittadini. Una strategia basata su propaganda, menzogne e negazione della realtà. Allo stesso modo, il nuovo potere russo della Crimea spera di piegare la penisola al proprio dominio attraverso l’uso di mezzi repressivi evidenti e una campagna di annientamento dei media indipendenti. Come già denunciato da numerose organizzazioni non governative, continua la repressione nei confronti della comunità Tatara in Crimea.

L’Alto Commissariato delle Nazione Unite ha più volte richiamato l’attenzione mondiale su tutti gli abusi perpetrati in Crimea, muovendo pesanti accuse contro la Russia. L’area, sotto occupazione russa, è diventata una zona di “gravi e molteplici” violazioni dei diritti umani. Sono decine di migliaia le persone cui è stata imposta la cittadinanza russa dal marzo 2014. Azioni criminali sono commesse dagli usurpatori contro i tatari di Crimea, i cittadini ucraini o coloro che, in generale, agiscono con coraggio contro l’occupazione russa che vengono incarcerati, rapiti, assassinati. In tutti i casi sono violati la libertà e i diritti umani.


di Domenico Letizia