Macron apre ai gilet gialli, trattare su svolta ecologica

Emmanuel Macron tende la mano ai gilet gialli e disegna il piano energetico della Francia nei prossimi anni: un’energia “pulita e poco costosa”, scelte “accessibili a tutti” perché l’Eliseo “non confonde i cittadini che lanciano un messaggio con i casseur”.

Al primo posto del piano Macron, il pensionamento di 14 reattori nucleari più obsoleti entro il 2035. Due di essi fanno parte di centrali vicine all’Italia. Dopo 10 giorni di aspro confronto la trattativa si è aperta. Non con gli autori di “violenze inaccettabili”, ha tuonato il presidente nel suo attesissimo intervento per presentare i “grandi orientamenti della Programmazione pluriennale dell’energia”. Ma con “i cittadini che vogliono far passare un messaggio”: “noi dobbiamo ascoltare le proteste”, c’è un “allarme sociale” ma non si deve “rinunciare alle nostre responsabilità: c’è anche un allarme ambientale”. “Ho visto le difficoltà dei francesi - ha ammesso per la prima volta Macron da quando sono scesi in piazza i gilet gialli (una definizione che non ha mai pronunciato nel suo discorso) - quando dicono che sono sempre gli stessi che fanno gli sforzi, hanno ragione”. Questa sera, per la prima volta, due degli 8 portavoce scelti ieri, e per la prima volta, dai gilet gialli, hanno messo piede nel Palazzo. Sui social arrivano già contestazioni e dissidi nel movimento sull’omologazione agli altri movimenti e sulla conseguente nomina di leader.

Ma, come indicato in mattinata da Macron, in serata Priscillia Ludosky e Eric Drouet hanno portato i primi due gilet gialli a spasso nei corridoi del potere, precisamente in quelli del ministero della Transizione ecologica e solidale, dove hanno incontrato il ministro Francois de Rugy. Al numero 1 della lista dei progetti di Macron per dotare la Francia di un’energia meno cara e più pulita, c’è la chiusura di 14 reattori nucleari entro il 2035: sono i più obsoleti, secondo tutte le previsioni dei tecnici, quindi primi fra tutti i più invisi agli ambientalisti, quelli della centrale più vecchia, Fessenheim, al confine est, che chiuderanno nel 2020 per il sollievo soprattutto della Germania confinante. Due centrali certamente interessate alla chiusura di reattori sono particolarmente vicine al confine con l’Italia, quella di Bugey e quella di Tricastin. La lista precisa sarà compilata dall’operatore responsabile dei 58 reattori francesi nelle 19 centrali nucleari, Edf. Le chiusure devono intendersi, ha precisato Macron, come richiesta “a Edf di prendere impegni per un’energia nucleare più economica” e non come inizio di un abbandono del nucleare. Sempre in direzione di una programmazione energetica futura, Macron ha anche illustrato un ambizioso ma già controverso ampliamento del parco eolico (impianti triplicati) e una moltiplicazione per cinque del fotovoltaico. Addio, entro il 2022, alle ultime centrali a carbone.

“Fine del mondo” o “fine del mese”: questi i due orizzonti tracciati da Macron nel suo discorso con l’obiettivo di far convivere e conciliare i temi climatici e quelli sociali. Il sostegno alle energie rinnovabili passa da 5 miliardi a 7-8 miliardi all’anno, sempre con il vincolo - per i fornitori - di essere compatibili con le loro bollette per le tasche dei francesi.

Aggiornato il 28 novembre 2018 alle ore 14:16