Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del “No-deal”. Una Brexit senza accordo. È il rischio a cui va incontro il Regno Unito. Già. Perché alla fine il Parlamento britannico ha detto “no” all’accordo con l’Unione europea. La Camera dei comuni ha respinto, a larga maggioranza, la proposta di Theresa May. Sono stati 432 i contrari e 202 favorevoli. Si tratta della più grande sconfitta per un governo a Westminster. Ora, la premier è obbligata a presentare, entro il prossimo 21 gennaio, un “piano B” modificabile dal Parlamento. Frattanto, com’era prevedibile, il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del governo che verrà discussa stasera alle 20.

Se dovesse passare, la May dovrà dimettersi. A quel punto, un nuovo esecutivo dovrebbe chiedere la fiducia al Parlamento entro due settimane. Altrimenti, le elezioni anticipate sarebbero inevitabili. Ma, come anticipato ieri, il voto potrebbe rappresentare un boomerang per i laburisti. Perché, al momento, non esiste una maggioranza alternativa a quella che sostiene il governo di Theresa May. Non a caso, i ribelli conservatori e il Dup (Democratic Unionist Party) hanno già annunciato che non appoggeranno una mozione di sfiducia nei confronti della premier. Di più. Se la May superasse positivamente la sfiducia sarebbe inevitabilmente rilanciata sul piano interno. Ma, soprattutto, a livello internazionale.

La maggior parte dei deputati britannici chiede alla May un nuovo negoziato con Bruxelles. I commentatori guardano, con attenzione, verso il capo della fronda interna ai Tories, Boris Johnson. L’ex ministro degli Esteri ha l’occasione per disarcionare la premier conservatrice. Ma in molti scommettono che non ne approfitterà. Non ritiene che sia ancora arrivato il suo momento. La May ha detto più volte che questo è “l’unico accordo possibile” e anche i rappresentanti delle istituzioni europee sembrano fermamente decisi a non sedersi nuovamente al tavolo delle trattative.

Per queste ragioni, la premier medita l’ultima carta in suo possesso: un nuovo referendum. La May è contraria a questa ipotesi. Ma in realtà è l’unica strada che possa consentirle un rilancio definitivo. Nuove elezioni, in questo quadro politico, rappresentano una pericolosa incognita.  Tanto più che a chiederle è proprio Corbyn, il competitor storico. Un fatto è certo. In base agli accordi con l’Ue, il 29 marzo 2019 è la data in cui l’articolo 50 del Trattato entrerà in vigore e la Brexit sarà effettiva.

Aggiornato il 18 gennaio 2019 alle ore 14:18