Brexit, il Parlamento salva Theresa May

Theresa May ha superato il voto di sfiducia. Con 325 voti favorevoli a 306. Come avevano previsto numerosi commentatori, la Camera dei comuni non voleva l’accordo. Ma non aveva alternative alla premier conservatrice. Così, dopo l’umiliante sconfitta sull’accordo con l’Unione europea per la Brexit, la May ha respinto la mozione di sfiducia voluta dal leader laburista Jeremy Corbyn. Per la tenuta del governo Tory, è stato decisivo, ancora una volta, il sostegno del Democratic Unionist Party, i lealisti nordirlandesi. E adesso? Non è cambiato niente. La premier tornerà a cercare un nuovo, improbabile, accordo con l’Ue. Il timore è sempre lo stesso: il “No-deal”. Una Brexit senza accordo il 29 marzo. Le conseguenze economiche e commerciali potrebbero essere disastrose. In realtà, la May non ha un “Piano B”. La premier britannica vive una lenta agonia, causata, in gran parte, dalla fronda interna capitanata dall’ex ministro degli Esteri Boris Johnson.

Peraltro, bisogna tenere presente la questione relativa al backstop. Vale a dire una “rete di protezione” che consentirà di avere un confine non rigido tra l’Irlanda del Nord (che fa parte del Regno Unito) e la Repubblica dell’Irlanda, una volta formalizzata la separazione del Regno Unito dal resto dell’Unione Europea. L’unica strada possibile sembra essere quella di ritardare la scadenza del 29 marzo. Ma la richiesta in vista delle elezioni Europee di maggio, deve essere approvata dai 27 Paesi membri dell’Ue. Qual è il rischio? Che il caos in cui versa il Regno Unito potrebbe estendersi all’intera Unione europea. Il capo negoziatore europeo Barnier, ha ricordato che il “no deal è sempre più vicino”. E Angela Merkel esclude la possibilità di un nuovo accordo, anche se si professa possibilista sui tempi da concedere alla Gran Bretagna per trovare una soluzione interna. Emmanuel Macron, invece, appare inflessibile. “Per risolvere un problema di politica interna britannica – sostiene – non possiamo non difendere gli interessi degli europei”.

Aggiornato il 17 gennaio 2019 alle ore 12:50