L’ombra di Putin sulle relazioni sovraniste italo-polacche

Circoscrivere la visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini al semplice contatto politico con l’omologo polacco Joachim Brudzinski, può non dare un quadro completo della complessità e della profondità dei rapporti italo-polacchi. Nell’ambito di una prospettiva di futuri accordi politici proiettati verso le elezioni europee, il ministro degli Interni Italiano ha pianificato una serie di incontri con leader politici dell’Europa dell’Est (Europa di Centro) al fine di creare una comunione di intenti da presentare come programma europeo per le elezioni di maggio; gli incontri con gli interlocutori politici polacchi hanno suscitato molto interesse come altresì quelli con gli omologhi ungheresi e austriaci, ma la diversità dell’approccio relazionale è sicuramente da valutare considerando le differenza storiche e sociologiche di questi Stati.

La Polonia è stata nella storia definita l’antemurale cristianitatis, in quanto donatasi nel 966 alla chiesa di Roma e diventando l’unica nazione cristiana “Cattolica” presente nell’area. L’appartenenza al Cristianesimo di Roma fu cosi sentito come peculiarità confessionale che venivano considerate infedeli anche tutte le altre confessioni cristiane non “romane”, i gruppi atei e deisti presenti in area mongola e ovviamente i musulmani. Inoltre la Polonia con l’unione dinastica polacco lituana del 1386, suggellata dal matrimonio tra il “Re” Edvige di Angiò con il Granduca lituano Jogailaičiai, poi cattolicizzato in Jagellone e con la successiva Unione di Lublino del 1569, diventa il più potente stato dell’Europa “Centrale”.

La Rzeczpospolita Szlachecka o Repubblica Nobiliare (Confederazione) polacco-lituana domina e caratterizza la storia europea per tutto il XV, XVI e XVII secolo, arrivando ad esprimere, prima dell’avvento dei Romanov, per due volte uno Zar polacco (Ladislao). Da quel momento la Rzeczpospolita inizia un crollo politico che si conclama con il Potop (Diluvio romanzo di Henryk Sienkiewicz) nel XVII secolo e con l’annichilimento nazionale, politico e territoriale nel secolo successivo ad opera di Russia, Prussia ed Impero Austro-Ungarico. La tenacia ed il grande spirito di “conservazione” della Polonia, rinata parzialmente con Napoleone, poi ricreata dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, spartita nuovamente per la quarta volta nel 1939 tra la Russia e Germania, è il maggiore elemento distintivo caratteriale di questo popolo.

La Polonia contemporanea , che come abbiamo visto, non fortuitamente ha espresso un Papa, vive nella ricerca e nella necessità di mantenere una autonomia massima nell’ambito Ue, curandosi di conservare sistemi sociali, economici e politici propri della nazionalità, infatti non casualmente non ha adottato l’Euro.

L’atteggiamento politico oggi conosciuto come sovranista e suggellato anche dal Gruppo di Visegrad “due” (il riferimento storico è al Gruppo di Visegrad 1991), non può essere decifrato con lo stesso sistema di lettura tra le nazioni aderenti al Gruppo medesimo. Joachim Brudzinski, ministro dell’Interno polacco, parla di un’Europa troppo legata alla burocrazia e alla finanza che imbrigliano l’economia dei singoli stati membri; così anche il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, condivide le posizioni del ministro Matteo Salvini; ma da una più attenta analisi dei commenti e delle osservazioni dei governati e politici polacchi, emerge anche un altro aspetto, magari meno palesato, ma dai contenuti più sensibili quale quello della percezione della discriminazione di trattamento e differenza di giudizio tra gli Stati dell’Ue.

Le osservazioni di Morawiecki hanno proprio questa tendenza, infatti critica l’Ue proprio sull’atteggiamento da tenere in funzione del deficit: Stati con un deficit del 2,4 per cento diventano “osservati speciali” (procedura d’infrazione), mentre la Francia con un deficit che supera il 3 per cento è indenne da “osservazioni speciali”.

I rapporti internazionali, che vanno oltre il Gruppo di Visegrad, che l’Italia di espressione sovranista intrattiene in una ottica più ampia dei programmi politici verso l’Unione Europea, potrebbero non essere semplici; infatti se gli accordi italo–ungheresi non subiscono particolari attriti dai legami sovranisti italo-russi, ciò non si mantiene nei rapporti italo-polacchi nell’ambito dei paralleli legami tra Italia e Russia. La Storia ha insegnato e marcato nell’anima la società polacca, tutt’oggi i legami di Salvini con Vladimir Putin non sono visti da tutti i polacchi benevolmente nell’ottica di un possibile triangolo di relazioni italo-russo-polacco, i quali riportano verosimilmente alla mente le quattro storiche spartizioni della Polonia nelle quali la Russia è stata attore principale.

Resta sempre quanto detto dai polacchi alla fine del 1700 dopo la terza e drammatica spartizione: … la Polonia non esisterà più ma continueranno ad esistere i polacchi. Lo spirito a volte patriottardo dei polacchi ritengo sia la traccia politica e l’orientamento di base al quale fanno riferimento le strategie geopolitiche della Polonia attuale e conseguentemente i punti fondamentali da tenere in considerazione in possibili programmi di relazioni bilaterali e internazionali.

Ricordo l’inquietante omicidio del sindaco di Danzica, Pawel Adamowicz, espressione di tolleranza, difensore delle minoranze, che lottava contro le ideologie antisemite e xenofobe, che accoglieva i migranti e definiva la sua città “rifugio”; frange politiche estremiste hanno definito tali ideologie ed atteggiamenti di chiara espressione antipatriottica e concettualmente corrotte, definizioni che aprono a più approfondite riflessioni socio-politiche vista anche la plateale ed oscura dinamica dell’efferato assassinio.

Aggiornato il 18 gennaio 2019 alle ore 11:58