Venezuela, Guaidò o Maduro: a regnare è il caos

Il Venezuela vive una delle fasi più drammatiche della sua storia. Secondo alcune organizzazioni non governative sarebbero almeno 26 le persone morte e quasi 300 quelle ferite durante gli scontri per le vie di Caracas. Il Paese è diviso in due: da una parte il contestato presidente Nicolás Maduro, dall’altra l’autoproclamato presidente Juan Guaidò. In mezzo alla contesa si trova il popolo venezuelano, stremato da sei anni di crisi economica, istituzionale e sociale. Addirittura, adesso si profila lo spettro della guerra civile. Guaidò è stato subito riconosciuto da Washington. Ma in difesa di Maduro si sono subito schierate Cina, Russia, Turchia, Siria, Iran, Hamas ed Hezbollah. Non solo. Il presidente chavista gode dell’appoggio dei militari e dei giudici. Nel frattempo, Guaidò ha offerto un’amnistia a chiunque voglia tornare all’ordine, persino Maduro. Secondo “El Pais”, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha mantenuto una serie di contatti con il presidente francese, Emmanuel Macron, e la cancelliera tedesca Angela Merkel e altri leader europei per tentare di definire una posizione comune dell’Unione Europea sulla crisi istituzionale a Caracas. Ieri, Sanchez ha incontrato a Davos i presidenti di Ecuador, Lenin Moreno; Colombia, Ivan Duque e Costa Rica, Carlos Alvarado, che gli hanno chiesto che la Spagna riconosca la legittimità di Guaidò, con il quale il premier spagnolo ha anche parlato al telefono.

“Riconosciamo ed esprimiamo il nostro pieno appoggio al presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, che ha assunto il ruolo di presidente incaricato, conforme alle norme costituzionali e di fronte alla illegittimità del regime di Nicolás Maduro”. È quanto si legge nel documento firmato dai delegati di Argentina, Bahamas, Canada, Brasile, Cile, Costa Rica, Ecuador, Colombia, Stati Uniti, Honduras, Guatemala, Haití, Panamá, Paraguay, Perú e República Dominicana.

Frattanto, gli Stati Uniti hanno ritirato alcuni diplomatici per motivi di sicurezza ma l’ambasciata americana resta aperta. “Seguiamo molto da vicino la situazione del Venezuela, vediamo cosa succederà”, ha detto il presidente Donald Trump, parlando della situazione a Caracas con i giornalisti alla Casa Bianca. Maduro ha dato ai diplomatici americani tempo fino a domenica per lasciare il Paese.

L’alto commissario dell’Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha chiesto “un’inchiesta indipendente sul presunto uso eccessivo di forza da parte della polizia durante le proteste. Sono estremamente preoccupata per il fatto che la situazione in Venezuela possa rapidamente sfuggire al controllo con conseguenze catastrofiche. Più di tre milioni di venezuelani hanno lasciato il paese, e molti altri milioni vivono in condizioni miserabili. Cos’altro ci vuole perché la leadership politica si decida a porre il benessere del popolo prima del loro interesse particolare?”.

“Le prossime ore – ha detto Guaidò – sono cruciali, non abbandonatemi perché io darò la mia vita se possibile per la libertà del mio amato Venezuela. Non temo il carcere perché di fatto già sono stato catturato, già siamo tutti ostaggi di un governo assassino e indolente che non è disposto a mettere la vita del popolo prima dei propri interessi”. Guaidò ha anche ritwittato le parole di Matteo Salvini, ha inviato un nuovo messaggio ai venezuelani.

L’Unione europea prepara una “dichiarazione comune” in cui chiede a Maduro la rapida convocazione delle elezioni in Venezuela. In caso contrario, diversi Paesi europei sarebbero pronti a riconoscere l’oppositore Guaidò come “presidente ad interim”. È quanto hanno reso noto fonti diplomatiche dell’Ue. “Vogliamo – aggiungono – che le elezioni siano convocate immediatamente: parliamo di giorni e non di settimane”. Una portavoce della Commissione Ue per gli Esteri ha dichiarato che “continuano i contatti fra l’Alto rappresentante Federica Mogherini e i Paesi membri e altri partner sulla crisi in Venezuela. La nostra delegazione a Caracas è impegnata ed attiva e seguiamo anche il dibattito in corso a livello degli ambasciatori oggi a Bruxelles”. La portavoce ha ricordato la posizione della Ue sulle presidenziali venezuelane che “non sono state né libere né eque e non hanno rispettato gli standard internazionale”. Bruxelles auspica “elezioni democratiche”.

Il governo tedesco invece “sta valutando” di riconoscere Guaidò come capo di Stato del Venezuela. È quanto ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, a Berlino, nel corso di una conferenza stampa. “Il Venezuela – ha detto – ha bisogno di nuove elezioni libere. Maduro non può pretendere di essere il presidente dal momento che le ultime elezioni non hanno soddisfatto gli standard democratici. L’auspicio è che l’Europa parli ad una voce su questa crisi democratica ed economica catastrofica”.

Sulla crisi venezuelana interviene su Facebook anche il grillino Alessandro Di Battista. “Comunque la pensiate su Putin – ha scritto – dovreste riconoscere che per la pace a livello mondiale una Russia forte politicamente è fondamentale.  Senza Putin già ci sarebbe stato un intervento armato Usa, che non escludo purtroppo ancora del tutto e l’Italia ha il dovere di scongiurare qualsiasi ipotesi di intervento armato in Venezuela”.

Di diverso avviso il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Il forzista ha parlato di Caracas nel corso della presentazione della mobilitazione di Forza Italia domani contro la manovra. “Forza Italia – ha detto – insieme a gran parte dell’Europa è a favore della democrazia, contro la dittatura di Maduro: leggo che il governo è diviso anche su questo. Questo vuol dire che oltre a non avere politica economica, non ha nemmeno politica estera”.

In un tweet il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ha scritto: “La transizione verso la democrazia in Venezuela è cominciata ed è irreversibile. L’Ue agisca con determinazione e responsabilità per contribuire ad un processo che abbia il minore costo possibile”.

Aggiornato il 25 gennaio 2019 alle ore 17:30