La Comunità europea in emergenza in Venezuela

Il Presidente del Consiglio Ue Tusk, ha invitato i 28 paesi UE a riconoscere Juan Guaidò quale “Presidente ad interim” Venezuelano, in contrapposizione all’auto confermatasi, con elezioni farsa, autarchia di Maduro. Mi chiedo, però, se questo timido tentativo di unità di intenti sia la corretta espressione di un’Europa che, per contro, ha forti responsabilità nei confronti del dramma che ha colpito 32 Milioni di venezuelani, di cui quasi il 10% sono cittadini Europei. Cioè popolazione residente in Venezuela con doppio passaporto o in molti casi di solo passaporto Europeo.   

Il Venezuela mostra una crisi interna generata in primis dalla diminuzione del 60% della produzione petrolifera, principale risorsa del paese, che di conseguenza, grazie soprattutto alla politica assistenzialista voluta da Chavez prima e Maduro poi, ha portato il PIL venezuelano a valori valutati intorno al 50% rispetto a tre anni fa. L’inflazione è a tre zeri e continua irrefrenabile la sua crescita, la povertà è cresciuta a dismisura e centinaia di migliaia di venezuelani hanno lasciato il Paese per fame e per le scarse condizioni di sicurezza sociale e sanitaria del paese. La causa principale dello sfacelo politico realizzato in Venezuela è da attribuire ai più di 3 milioni di salario sociale (“di cittadinanza”) dato arbitrariamente in cambio della sola fedeltà al leader del momento, generando in questa maniera generazioni di venezuelani che non hanno la più pallida idea di che cosa sia contribuire con il proprio lavoro al benessere collettivo.  Da quando è iniziata la crisi, oltre 1 milione di venezuelani è emigrato in Colombia (820.000 regolarizzati dal 2015) e l’Ecuador ha dichiarato lo stato di emergenza di fronte al numero crescente di immigrati venezuelani che entrano nel paese (dall’inizio del 2018 ben 560 mila). Di questi, l’80% attraversa il paese in direzione di Perù e Cile, destinazioni finali per tanti. In Perù sono presenti 430 mila venezuelani. In Repubblica dominicana, sono emigrati almeno 250.000 cittadini venezuelani, tutti giovani, disperati e ridotti alla fame che accettano ogni lavoro per 150-200 dollari al mese. Nel Brasile di Jair Bolsonaro, sono entrati 140 mila venezuelani, di cui quasi 70 mila sono ospitati alla frontiera amazzonica in completa emergenza e dove si sono manifestati casi di violenza contro i venezuelani da parte di brasiliani.

E se questa è la situazione per gli sfollati, ancor più preoccupante è quanto si sta verificando all’interno stesso del Venezuela e in particolare per le numerose comunità di cittadini Europei (tedeschi, italiani, spagnoli, francesi etc.). Per ora, grazie al puntuale intervento del Sottosegretario agli Esteri, Sen. Ricardo Merlo, solo l’Italia è stata autorizzata dal governo Maduro per far affluire farmaci di prima necessità alla locale comunità italiana. Il Venezuela, infatti, ospita la comunità italiana più numerosa al mondo con più di 300.000 italiani li residenti e oltre un milione e mezzo di discendenti. La comunità italiana che vive in Venezuela continua ad evidenziarsi per il senso di appartenenza alla madrePatria e alla cultura italiana. Come accade ovunque nel mondo, gli italiani per i valori stessi che loro riescono a esprimere, primi fra tutti la famiglia e il lavoro, anche in Venezuela hanno costruito un tessuto produttivo eccezionale che è divenuto il punto di riferimento tecnologico per il futuro del paese.  A similitudine di quanto dimostrato la comunità italiana, anche le altre numerose presenze europee stanno facendo. E grida di aiuto e di sofferenza giungono in continuazione alle altre ambasciate dei paesi UE in Venezuela. Non basta certo l’ultimatum congiunto di Macron, Gonzales e Merkel al Governo Maduro per “elezioni entro una settimana o riconoscimento Juan Guaidò a Presidente del Venezuela”. Né consola il timido comunicato stampa dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e di Sicurezza della UE, Federica Mogherini: “in mancanza di nuove elezioni libere, credibili e trasparenti, l’Unione riconoscerà la legittimità di Guaidó”! Tutte dichiarazioni giustamente a significato principalmente “politico”. Mi chiedo però, come mai l’UE in particolare non ha fatto nessun accenno alla comunità Europea lì residente?  Gli emigrati all’estero non vengono forse considerati come la punta di Diamante del Sistema Europa, così come lo sono per lo stato Italiano gli Italiani nel Mondo?   In Venezuela appare in tutta la sua urgenza la necessità di una immediata iniziativa internazionale che scongiuri l’esplodere di una drammatica Guerra Civile. Perché l’Unione Europea non si fa avanti in sede Onu, anche in piena rappresentanza delle comunità “europee” là residenti, per assumere un ruolo maggiormente incisivo per la risoluzione immediata della tormentata crisi Venezuelana?

Aggiornato il 28 gennaio 2019 alle ore 11:38