Venezuela, Guaidò invita “a scendere in piazza”

Juan Guaidò alimenta la protesta. E invita i venezuelani “a scendere in piazza”. Il leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente ad interim, ha chiamato la popolazione a due nuove mobilitazioni. La prima è stata convocata per mercoledì a mezzogiorno. Guaidò ha chiesto ai suoi sostenitori di manifestare pacificamente per due ore. Per il sabato successivo ha annunciato invece dimostrazioni di massa “in ogni angolo del Venezuela e del mondo”.

In difesa del presidente Nicolás Maduro si sono subito schierate Cina, Russia, Turchia, Siria e Iran. Ma Guaidò è stato subito riconosciuto da Washington. E non solo. “Riconosciamo ed esprimiamo il nostro pieno appoggio al presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, che ha assunto il ruolo di presidente incaricato, conforme alle norme costituzionali e di fronte alla illegittimità del regime di Nicolás Maduro”. È il testo di un documento firmato dai delegati delle Americhe: Argentina, Bahamas, Canada, Brasile, Cile, Costa Rica, Ecuador, Colombia, Stati Uniti, Honduras, Guatemala, Haiti, Panamá, Paraguay, Perú e Repubblica Dominicana.

Guaidò ha annunciato che la protesta di sabato coinciderebbe con lo scadere dell’ultimatum imposto dall’Unione europea. L’obiettivo è obbligare Maduro a indire nuove elezioni. Anche Gran Bretagna, Germania e Francia ritengono “illegittima” l’elezione di Maduro, avvenuta lo scorso maggio 2018. Poiché, gli oppositori più autorevoli sono stati esclusi dalla competizione elettorale.

Frattanto, allo schieramento che sostiene Guaidò come legittimo leader del Venezuela si aggiunge anche l’Australia “fino allo svolgimento delle elezioni”. “Chiediamo ora a tutte le parti in causa – ha detto il ministro degli Esteri australiano Marise Payne – di lavorare a una soluzione pacifica della situazione che preveda un ritorno alla democrazia, il rispetto dello Stato di diritto e la difesa dei diritti umani del popolo venezuelano”. Ma al momento, un fatto è certo: l’esercito è saldamente nelle mani di Maduro. E l’ipotesi di una guerra civile diventa sempre più rischiosa. Anche perché il presidente chavista, nelle ultime ore, ha dato il via alle esercitazioni militari.

Aggiornato il 28 gennaio 2019 alle ore 14:16