Venezuela, l’apertura di Maduro alle opposizioni è un bluff

Nicolás Maduro si è detto pronto al dialogo con l’opposizione. Il presidente venezuelano ha fatto sapere che vuole inaugurare una nuova fase politica. Anche a costo di indire elezioni legislative anticipate. Ma non è disponibile a nuove elezioni presidenziali. Di fatto, l’apertura si è rivelata, ancora una volta, un bluff. Anche se dopo l’intervento della Procura generale che ha vietato a Juan Guaidó di lasciare il Venezuela, il leader chavista è stato costretto a cambiare atteggiamento. Pur non contemplando affatto un’uscita di scena. Dunque, nonostante Guaidó, il suo competitor, si sia autoproclamatosi presidente ad interim e nonostante le proteste della piazza, Maduro non molla.

“Sarebbe molto positivo – ha detto Maduro in un’intervista all’agenzia di stampa russa Ria Novosti – organizzare elezioni parlamentari anticipate, sarebbe una buona forma di discussione politica, una buona soluzione con il voto popolare”. Ma il presidente vuole evitare categoricamente le elezioni presidenziali. “Si sono tenute meno di un anno fa – ha sottolineato – dieci mesi fa”.

Dopodiché, Maduro ha attaccato frontalmente il presidente americano. “Trump ha dato l’ordine di uccidermi”. E ha aggiunto: “Non accettiamo gli ultimatum di nessuno al mondo. Non accettiamo ricatti. Le elezioni presidenziali si sono tenute in Venezuela e se gli imperialisti vogliono nuove elezioni aspettino il 2025”. Il presidente venezuelano ha aggiunto che “per fortuna abbiamo buoni sistemi di protezione, con ottimi consiglieri internazionali”.

Frattanto, si registra la dura presa di posizione di Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento europeo ha giudicato “inaccettabile che il Movimento 5 stelle appoggi il governo Maduro”. Sul Venezuela, “tutto il mondo fa delle scelte e il Parlamento europeo sono convinto che le farà nelle prossime ore, anche magari esprimendosi con un voto. Mentre il governo italiano non ha una posizione. Anzi, la principale forza di governo si schiera dalla parte di Maduro, della repressione contro il popolo”. Secondo Tajani, “quando ci sono tanti italiani che vivono lì, ci sono tanti venezuelani che sono di origine italiana, la principale forza di governo non può non preoccuparsi della democrazia. È una posizione ambigua, inaccettabile, balbettante. Quando si tratta di difendere i valori bisogna avere coraggio e dire da che parte si sta: o dalla parte della democrazia o dalla parte della dittatura e di questo governo non si è capito da che parte stia”.

Giuseppe Conte ha replicato, indirettamente, al leader forzista. “La nostra posizione – ha detto il premier – è molto prudente. Non riteniamo opportuno precipitarsi a dare investiture che non sono passate da un processo elettorale. Ci siamo battuti in tutta Europa perché venisse fuori una posizione comune: abbiamo dato un contributo determinante che ci è stato riconosciuto anche dall’alto commissario Federica Mogherini. Non significa che noi appoggiamo Maduro come qualcuno ha frainteso”. Conte ha poi precisato: “Riteniamo che in questa fase la comunità internazionale deve premere per libere e democratiche elezioni e non limitarsi a dare appoggio a uno dei due contendenti: sarebbe assolutamente sbagliato”.

Aggiornato il 30 gennaio 2019 alle ore 18:23