Brexit, sì alla cancellazione del “backstop”

mercoledì 30 gennaio 2019


Brexit, punto e a capo. È stato approvato con 317 voti favorevoli contro 301 l’emendamento del deputato conservatore Graham Brady per trovare “alternative al backstop”. Vale a dire la misura controversa per mantenere il Regno Unito a tempo indeterminato nell’unione doganale se non si trova un’altra soluzione per tenere aperto il confine fra Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Ma Bruxelles dice no a Londra. Per l’Unione europea “l’accordo non è rinegoziabile”. Eppure Theresa May tornerà nella capitale belga per inaugurare un nuovo dialogo. Secondo la premier britannica, “è interesse comune arrivare a un’uscita concordata”. Ma la premier viene letteralmente gelata dalla dichiarazione del capo negoziatore della Ue Michel Barnier: “Siamo uniti nel rispondere a Londra che l’accordo non si tocca”. Di più. Per Jean Claude Juncker, l’accordo raggiunto con la May resta “il solo e il migliore possibile” e non sarà rinegoziato. Secondo il presidente della Commissione europea, il voto di ieri “ha acuito il rischio di un’uscita non ordinata e quindi dobbiamo continuare a prepararci per tutti gli scenari, anche i peggiori”.

Tutto sommato, una piccola vittoria la May è riuscita ad ottenerla. Infatti, l’emendamento presentato dalla deputata laburista Yvette Cooper per rinviare la Brexit di almeno tre mesi è stato respinto dai Comuni con un margine di 23 voti: 321a 298. Persino Jeremy Corbyn ha ritenuto ambigua la posizione della Cooper. Per queste ragioni, non ha voluto appoggiare ufficialmente la mozione della sua deputata. Ma il rischio del leader laburista è quello di tagliare i ponti con l’ala più europeista della sinistra giovanile britannica. Un terzo emendamento approvato, ma non vincolante, è contro il “no deal”. In realtà, il quadro che emerge dal caos Brexit è un generale rifiuto di responsabilità.


di Ugo Elfer