Macron e la “fascinazione” egiziana

venerdì 1 febbraio 2019


Senza dubbio la Francia subisce la “fascinazione” del l’Egitto (forse perché ex protettorato inglese) come i Gran Principi russi la subivano da Bisanzio; Macron (la Francia), indebolito il suo ascendente sul Congo, sempre meno tollerato dagli Stati Centroafricani obbligati nel Cfa (Comunità Finanziaria Africana), costretto a condividere decisioni circa la Libia, dalla parte perdente in Siria, rafforza le sue “attenzioni” verso Abdel Fatah al-Sisi. Solo per ricordare il profilo del Presidente egiziano e l’ambito giuridico in cui opera, va detto che è stato il potente capo delle Forze Armate, che dopo avere annichilito le ambizioni politiche e governative dei Fratelli Musulmani rappresentati da Mohamed Morsi, i quali nel 2014 avevano vinto le elezioni con più del 96 per cento dei consensi, con un Colpo di Stato (anch’esso appoggiato dalla quasi totalità dalla opinione pubblica, sic), ha assunto la guida dell’Egitto. Va ricordato che costituzionalmente l’Egitto, dal giugno del 1953, è una Repubblica araba con un sistema democratico socialista e un apparato presidenziale multipartitico rappresentato da un bicameralismo sbilanciato.

La Costituzione è stata più volte modificata (nel 2014 ultima adozione dopo il referendum) in funzione anche delle necessità sociologiche e politiche; dopo il 1971 assume una configurazione più rafforzata anche grazie al sistema giudiziario applicato e in parte già vigente: infatti amalgama elementi della Common Law inglese, del Code Napoléon e della Sharia. La modifica costituzionale, dopo la deposizione di Morsi, penalizza le aspirazioni islamiste a favore del potere assegnato alle Forze Armate (fondamentali nella fase del Colpo di Stato), vieta di organizzare e strutturare partiti con evidenti connotazioni religiose e confessionali.

La legge islamica è comunque la base del sistema legislativo egiziano, come impostato dai Fratelli Musulmani, tuttavia, presenta delle deroghe su alcuni aspetti del Diritto tra i quali la tutela delle comunità cristiane ed ebraiche e una particolare attenzione al Diritto di famiglia come avviene anche in altri Stati del Nord Africa: in Marocco con la Mudawwana ed in Tunisia con la Mağalla al-ahwāl al-šahsiya. Nell’ambito dei colloqui tra Macron e al-Sisi, si è parlato, ufficialmente, di economia, di infrastrutture, di “sistemi” di sviluppo agroalimentari, di importazioni, non disdegnando di proseguire ed incrementare la fornitura di armi all’Egitto, aspetto decisamente apprezzato e curato dai transalpini. Alcune perplessità sorgono circa quale tipo di convergenza e accordo hanno avuto la capacità di raggiungere per la Libia: notoriamente la Francia è filo “Tripolitania”, quindi protagonista principale nella sponsorizzazione dell’attuale presidente Tripolino Fayez al-Sarraj, mentre il presidente egiziano è il maggiore sostenitore dell’uomo ex Cia Generale Khalifa Haftar nominato dal Parlamento di Tobruk al vertice dell’Esercito nazionale libico e indiscusso “capo” della Cirenaica.

Alcune considerazioni possono essere fatte anche su temi di estrema attualità: nell’incontro bilaterale si è disquisito anche di Diritti Umani, di migranti, di terrorismo; circa le dinamiche migratorie va ricordato che articolo 91 della Costituzione egiziana vieta di rimpatriare forzatamente i rifugiati politici, già sul profilo del “rifugiato politico” vi sono delle notevoli discrepanze tra quanto scritto nella Carta e quello che detta la Convenzione Onu sullo status di rifugiato, quindi sicuramente un punto di disaccordo incolmabile tra i due presidenti; inoltre Macron giudica Maduro non osservante dei diritti civili, quando al-Sisi poco si pone il problema dei diritti civili. In conclusione visto l’importante sostegno militare e strategico che al-Sisi fornisce alla Cirenaica, è verosimile che parte delle forniture di armi francesi all’Egitto, dopo quelle che saranno utilizzate per il controllo del Sinai e vari sistemi radar, vadano al nemico libico di Macron, Khalifa Haftar piuttosto che all’amico Fayez al-Sarraj.

Ritengo che al di là delle elementari profonde contraddizioni ed apparenti illogicità che emergono da questo tipo di relazioni diplomatiche e strategiche, si possa dare una lettura dei fatti attingendo alla “vespasiana” locuzione latina che cita: pecunia non olet, da qualsiasi parte affluisca.


di Fabio Marco Fabbri