Venezuela, si sveglia anche Papa Francesco?

Sul Venezuela si è svegliato perfino Papa Francesco? Il punto interrogativo è d'obbligo, visti i precedenti, ma in una lettera indirizzata al “signor” (e non Presidente) Nicolas Maduro, il cui contenuto è stato svelato oggi dal Corriere della Sera, Bergoglio ha finalmente risposto alla richiesta di mediazione che gli era arrivata nei giorni scorsi dallo stesso dittatore venezuelano. Dalla lettera emerge la delusione di Bergoglio dal momento che i tentativi “per tentare di trovare un'uscita dalla crisi venezuelana”. “Purtroppo - scrive il Papa - tutti si sono interrotti perché quanto era stato concordato nelle riunioni non è stato seguito da gesti concreti per realizzare gli accordi. E le parole sembravano delegittimare i buoni propositi che erano stati messi per iscritto”.

Il Papa ricorda che è sempre stato a favore del dialogo. “Non di qualunque dialogo, però - precisa - ma di quello che si intavola quando le differenti parti in conflitto mettono il bene comune al di sopra di qualunque altro interesse e lavorano per l'unità e la pace”. Francesco ripercorre il ruolo svolto dalla Santa Sede e dai vescovi del Venezuela “come garante e su richiesta delle parti”, in una fase iniziata alla fine del 2016. Era uno sforzo per riemergere dalla crisi “in modo pacifico e istituzionale” indicando concretamente “i presupposti perché il dialogo fosse possibile”.

La Santa Sede allora avanzò delle richieste a Nicolas Maduro e il Papa considera quelle richieste tuttora necessarie, come “quella espressa nella lettera che le indirizzai sull'Assemblea nazionale costituente”. Bergoglio torna a chiedere di evitare “qualunque forma di spargimento di sangue”. I toni restano prudenti, con la volontà di mantenere una posizione mediana tra Stati Uniti e Europa, favorevoli al riconoscimento del capo dell'Assemblea legislativa, Juan Guaidó, come presidente ad interim; e Cina, Russia, Turchia e Iran che invece sostengono ancora la Maduro. Ma la lettera è piaciuta all’opposizione venezuelana.

Antonio Ledezma, l’ex sindaco di Caracas in esilio dal 2017, ha detto che i venezuelani “sono compiaciuti” ed approvano la posizione assunta da Papa Francesco nella lettera che ha inviato “al narcotiranno Maduro”. “Niente dialoghi né mediazione, solo il fine dell'usurpazione", ha scritto Ledezma su Twitter. E anche il direttore d'orchestra venezuelano Gustavo Dudamel ha pubblicato un appello alle Forze Armate del suo paese perché lascino entrare l’assistenza umanitaria inviata dall'estero, per permettere che “gli aiuti arrivino al più presto a chi più ne ha bisogno”. Dudamel - che è direttore musicale dell'Orchestra Sinfonica Simon Bolivar in Venezuela e della Filarmonica di Los Angeles - ha detto che “bisogna aprire le porte perché l'assistenza umanitaria arrivi imperiosamente ai venezuelani”. “Salvare vite e alleviare la sofferenza della popolazione deve essere la priorità, non può esservene un’altra”, ha scritto il direttore d'orchestra, avvertendo che se l'aiuto umanitario fosse bloccato alla frontiera “si starebbe condannando gli innocenti e si starebbe dicendo al mondo che la politica è più importante della vita dei cittadini”.

All’appello manca solo una vera presa di posizione del governo italiano, insomma. Tanto che l’ambasciatore del regime a Roma, Julian Isaias Rodriguez Diaz, ascoltato ieri dalla comissione Esteri del Senato, ha espresso la sua soddisfazione per la “dichiarazione espressa ieri dal Parlamento italiano”. “Il Parlamento non ha preso partito – ha detto Rodriguez Diaz - ha mantenuto una posizione di equilibrio”. L’equilibrio della dittatura.

Aggiornato il 13 febbraio 2019 alle ore 18:35