A Ginevra, torna a riunirsi come ogni anno l’Assemblea mondiale della sanità, organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). A causa delle pressioni cinesi, per il terzo anno consecutivo, a Taiwan non sarà consentito di partecipare ai lavori dell’Assemblea, decisione dovuta dall’esclusione dell’Isola dal sistema delle Nazioni Unite. Taiwan rappresenta una culla di democrazia e libertà con accanto la vicina Cina che sistematicamente viola i diritti umani fondamentali. Nel tentativo di comprendere a fondo tale realtà, L’Opinione intervista e ospita l’Ambasciatore della Repubblica di Taiwan in Italia Andrea Sing-Ying Lee.

Eccellenza, prima di entrare nel vivo delle analisi economiche e politiche, vogliamo ricordare che l’isola di Taiwan è il primo stato asiatico a riconoscere e legalizzare i matrimoni omosessuali. Un’azione politica molto importante per l’affermazione dei diritti universali. Possiamo approfondire?

Il nostro Paese ha dato il via libera, il primo in Asia, alle nozze tra persone dello stesso sesso. Una svolta dopo la decisione della Corte Costituzionale, che nel 2017 aveva stabilito che le coppie gay avevano il diritto a contrarre un matrimonio legale. Al parlamento erano stati dati due anni di tempo, entro il prossimo 24 maggio, per apportare le correzioni normative. La presidente taiwanese Tsai Ing-wen, in carica dal 2016, si è spesa molto favorevolmente in sostegno delle leggi sui matrimoni gay con l’appoggio del Partito Democratico Progressista, di cui è stata storica leader. Tale scelta dimostra al mondo intero la nostra volontà di voler rafforzare la democrazia e la libertà, guardando con estremo interesse alla tutela della dignità umana e dei diritti umani fondamentali.

Taiwan torna a chiedere alla comunità internazionale di consentire la sua partecipazione all’Assemblea mondiale della sanità. A causa delle interferenze internazionali il Paese è escluso da tale processo, nonostante sia tra i Paesi più avanzati in campo medico e scientifico. Ambasciatore, può descriverci cosa accade?

Due anni fa la Cina aveva ottenuto l’esclusione dell’isola come osservatore dell’Oms, ruolo che il nostro governo aveva conquistato nel 2009. Anche nel 2018 Taiwan aveva chiesto di poter partecipare all’assemblea ma senza successo. Il nostro Paese è tra i progrediti in ambito medico e tecnologico e vorremmo portare il nostro contributo alla comunità internazionale intensificando la cooperazione e la ricerca scientifica. Noi, invitiamo l’Oms e le parti correlate a riconoscere i contributi di Taiwan alla promozione della salute umana in tutto il mondo, e a riconoscere l’importanza del coinvolgimento di Taiwan come osservatore nell’Assemblea. Taiwan ha una copertura sanitaria universale per i 23 milioni di cittadini dell’isola sin dal 1995 ed è un peccato che tale esperienza non possa essere mostrata alla comunità internazionale a causa delle interferenze cinesi presso le organizzazioni sovranazionali.

Quale è lo stato dei rapporti economici e commerciali tra Taiwan e la nostra Penisola?

Quest’anno l’interscambio commerciale tra Taiwan e l’Italia ha raggiunto i 5 miliardi di dollari. L’Italia è tra i partner principali di Taiwan in Europa, dopo la Germania, l’Olanda, il Regno Unito e la Francia. Tra i settori che potrebbero offrire interessanti opportunità alle Pmi italiane certamente bisogna segnalare l’IT, il biotech ed il farmaceutico. Taiwan rappresenta un mercato dove l’Italia potrebbe intensificare le proprie relazioni economiche perché, oltre al mercato interno, rappresenta una porta d’accesso privilegiata per i mercati asiatici. Dobbiamo rafforzare le nostre relazioni e noi amiamo il “Made in Italy” e siamo pronti ad accogliere tutti gli imprenditori e i giovani che vogliono avviare start-up, con tutta l’attenzione che possiamo dedicare alle nuove realtà imprenditoriali.

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina mette in allarme anche le nostre economie. Il presidente Usa ha confermato la volontà di estendere i dazi a tutte le importazioni di prodotti cinesi, portando così l’importo totale delle tariffe doganali a quasi 500 miliardi di dollari. Come vede Taiwan questa guerra commerciale?

Taiwan, come l’Italia, deve prestare attenzione a questa guerra commerciale e allo scontro economico in corso tra Usa e Cina. Comprendo la posizione statunitense perché gli Usa chiedono il rispetto degli accordi commerciali mondiali mentre la Cina applica politiche di mercato all’estero e politiche protezioniste all’interno del proprio continente, senza dimenticare la violazione dei diritti in tema di lavoro e produzione. È importante comprendere che la diplomazia e il dialogo sono l’unico strumento per la risoluzione di tali controversie e speriamo che anche in questo caso si affermino libertà economiche e democrazia. È importante che i lettori sappiano che il nostro Paese crede nel binomio democrazia e libertà e siamo pronti a sostenere ogni attività economica e di cooperazione.

L’Italia è immersa politicamente nel dibattito internazionale legato ai vantaggi e svantaggi economici e commerciali provenienti dalla “Via della Seta” e dal dominio geopolitico della Cina. Quale è la posizione di Taiwan in tale progettualità economica, politica e finanziaria?

L’accordo tra Italia e Cina, che vede il vostro Paese come terminale della “Nuova via della Seta” fra l’Estremo Oriente e l’Europa, è destinato indubbiamente ad avviare nuove prospettive economiche e politiche a cui si deve prestare molta attenzione. Il rischio è quello di divenire subordinati alla Cina come sta accadendo in molti Paesi dell’Africa, quali i Paesi del Corno d’Africa e Gibuti. Ovviamente, l’Italia è un Paese sviluppato e si può arginare tale deriva. Non va dimenticato però che un’ “attrazione fatale” può danneggiare sia l’economia italiana che quella europea. Il tentativo di convincere il vostro Paese e le aziende che sono alla ricerca di opportunità di affari e nuovi mercati non deve far dimenticare gli investimenti cinesi in Italia e che tali politiche possono essere importanti ma estremamente pericolose per il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, del libero commercio e senza dimenticare i danni per il nostro ecosistema e per l’ambiente. L’attuale richiesta cinese e il deciso sostegno dell’attuale governo italiano possono costituire una mossa destabilizzante per l’Italia in Europa e per il rapporto italiano con l’alleanza atlantica.

In conclusione, cosa vuole dire ai cittadini italiani?

Siamo pronti ad aprire le nostre porte a tutti i cittadini interessati al nostro Paese. Anche dal punto di vista culturale vogliamo rafforzare i nostri rapporti, con scambi culturali e universitari, valorizzare l’importanza dell’arte e della musica per i nostri Paesi. Penso sia importante far conoscere attraverso i media e la stampa il nostro Paese ai cittadini italiani e vogliamo lavorare concretamente a rafforzare i nostri rapporti. Amiamo la libertà e crediamo nella democrazia.

 

 

Aggiornato il 01 dicembre 2020 alle ore 12:00