Brexit, il lento declino di Theresa May

Mentre Theresa May vive le ultime ore a Downing Street il Regno Unito, ancora in stallo sulla Brexit, affronta il voto europeo. Tra i favoriti figurano gli euroscettici di Farage. Intanto, la premier ha provato a ricomporre le divisioni sulla Brexit con una proposta di compromesso che ha scontentato tutti e l’ha resa ancora più debole. Tanto che si rincorrono voci di “congiure” contro di lei all’interno del suo partito e dello stesso governo. Prima fra tutti la ministra per i Rapporti con il Parlamento Andrea Leadsom, che si è dimessa ed è pronta a sfidarla.

Secondo la Bbc, altri ministri considerano a questo punto segnato il destino della May e si aspettano che domani, conclusa la giornata elettorale, fissi una data per l’uscita di scena. “Ho dato il mio consiglio a Downing Street”, si è limitata a dire stamattina in pubblico Penny Mordaunt, titolare della Difesa. Nel frattempo, emergono dei particolari sulle riunioni di ieri. Pare che anche l’entourage abbia cercato di convincere May a mollare, decretando l’impossibilità di far passare la Brexit ai Comuni con lei in sella, con il rischio di “distruzione” del partito. Alla fine, l’immagine di giornata è diventata quella di una premier sorpresa dai fotografi spossata e apparentemente in lacrime.

Ieri, il ministro degli Esteri Jeremy Hunt è stato ricevuto dalla premier a Downing Street. Ma all’uscita si è rifiutato di rivelare i contenuti della conversazione. “Tutte le discussioni fra il ministro degli Esteri e il primo ministro devono rimanere confidenziali e non sarò io a cambiare questo stamattina”, aveva tagliato corto di fronte ai reporter. Hunt, tiepido pro Remain al referendum sulla Brexit del 2016, quand’era ancora ministro della Sanità, è da tempo passato dalla parte dei brexiteer. Il suo nome è ora fra i più gettonati, assieme a quello della Leadsom, per la successione alla May come leader Tory e come premier, laddove la prossima sfida interna al partito dovesse chiudersi nelle prime votazioni in seno al solo gruppo parlamentare. Mentre se si arrivasse a un ballottaggio di fronte alla base degli iscritti, che il regolamento del Partito conservatore prevede solo come estrema istanza, il favorito diverrebbe il più popolare Boris Johnson, suo predecessore alla guida del Foreign Office.

Frattanto, il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas ha detto la sua rispetto all’ipotesi che l’Ue sia pronta a riaprire il negoziato con un nuovo premier britannico, nel caso delle dimissioni di Theresa May. “La nostra posizione – ha sottolineato – è chiara: l’accordo sulla Brexit non può essere riaperto o rinegoziato. Come detto in passato, possiamo rivedere la dichiarazione politica a patto che non vada contro lo spirito dell’intesa”.

Da parte sua, la premier continua per ora tira dritto e dà vita a un mini-rimpasto dopo la ribellione scatenata ieri contro di lei sulla Brexit in casa Tory e le dimissioni di Andrea Leadsom. La brexiteer Leadsom, potenziale candidata a succedere alla premier alla guida del governo e del partito, è stata sostituta dal moderato Mel Stride, figura di minor visibilità e finora viceministro del Tesoro.

Aggiornato il 23 maggio 2019 alle ore 16:26