Regno Unito al voto, i sondaggi dicono Johnson

Boris Johnson si conferma in vantaggio. Fino a un paio di giorni fa il sito web Politico indicava i Tories al 43 per cento, il Labour al 34 per cento e i Liberaldemocratici al 12 per cento. Le elezioni hanno preso il via stamattina nel Regno Unito. I seggi sono aperti dalle 7 ora locale (le 8 in Italia) in 650 collegi elettorali. Tra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord i sudditi di Sua Maestà potranno votare fino alle 22 locali (le 23 in Italia).

I risultati arriveranno quindi nella notte. Il favorito è l’attuale premier ed il suo Partito conservatore, ma il suo principale sfidante, il laburista Jeremy Corbyn, è ancora convinto di poterlo battere. Johnson punta a portare il Paese fuori dalla Ue alla nuova scadenza del 31 gennaio 2020. Il suo rivale Corbyn promette di convocare un secondo referendum sull’uscita dall’Unione europea. Per i media britannici non ci sono dubbi. Il Guardian parla questa mattina di una scelta “storica” e l’Independent gli fa eco definendo lo scrutinio “veramente storico”. Si tratta delle terze elezioni (dopo quelle del 2015 e 2017) in meno di cinque anni e le prime tenute nel mese di dicembre in circa cento anni.

I dati ufficiali sull’affluenza sono comunque attesi a urne chiuse, così come gli Exit poll. Nel 2017 aveva votato il 68,8 per cento degli iscritti, in aumento per la quarta tornata di fila alle elezioni politiche britanniche. Quest’anno gli aventi diritto al voto son circa 46 milioni. E al momento non sembra pesare l’impatto meteorologico, malgrado il tempo generalmente piovoso e piuttosto freddo di oggi o il fatto che si voti a dicembre nel Regno per la prima volta dal 1923.

Ogni collegio elettorale parlamentare del Regno Unito elegge un membro alla Camera dei Comuni utilizzando il sistema di votazione “First past the post”. Che letteralmente significa “il primo oltre il palo” ed è stato coniato in analogia al mondo dell’ippica. In pratica, si tratta dell’uninominale secca.

Ciò elegge indirettamente il governo, che è formato da un partito o da una coalizione di partiti che possono controllare la fiducia della maggioranza dei parlamentari nei Comuni. Sia i governi di maggioranza che quelli di minoranza sono possibili esiti elettorali.

La partita si gioca, com’è naturale, sulla Brexit. Il Partito conservatore sostiene l’abbandono ai sensi dell’accordo di recesso, negoziato da Johnson (che modifica il precedente accordo di Theresa May), e questa intesa costituisce la parte più importante della campagna dei Tories.

La posizione del Partito laburista è più complessa. L’idea di Corbyn è quella di rinegoziare l’accordo di recesso. Senza trascurare l’opzione di un nuovo referendum sul “Leave” o “Remain”. Il leader laburista ha dichiarato che rimarrebbe neutrale in un’ipotetica campagna referendaria.

Aggiornato il 12 dicembre 2019 alle ore 17:17