“Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit”. Sono state queste le parole di Boris Johnson dopo il trionfo nelle elezioni politiche del Regno Unito. I conservatori conquistano la maggioranza assoluta ai Comuni. Débâcle storica per i laburisti. Jeremy Corbyn, il grande sconfitto, ha annunciato nella notte che non guiderà il partito alle prossime elezioni. All’interno del Labour la guerra a Corbyn è inevitabile. Eppure, il vecchio leader rimanda le dimissioni.

Il partito Tory ha incassato oltre 360 seggi su 650, mentre al Labour ne sono stati attribuiti circa 200. Il premier uscente, parlando ai suoi sostenitori a Londra, ha invitato a ripetere in coro lo slogan della sua campagna elettorale “Get Brexit done”. “Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma”, ha ribadito il primo ministro. “È la più grande vittoria dagli anni Ottanta, quando molti di voi non erano neanche nati”. Secondo la Bbc, questo è il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher. “Adesso uniamo il Paese”, ha detto ancora Johnson ringraziando anche coloro che hanno votato i conservatori “per la prima volta!”.

Dopo la diffusione dei primi exit poll Johnson aveva twittato “Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo”.

Dopo il successo elettorale, il leader conservatore è arrivato a Buckingham Palace per incontrare la regina Elisabetta che gli affiderà l’incarico di formare il nuovo governo. Le elezioni britanniche hanno consegnato a Johnson e ai Tory un’ampia maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi cinque anni e il lasciapassare per una Brexit che, a tre anni e mezzo dal referendum del 2016, diventa irreversibile. La sterlina vola sui mercati valutari nel cambio con il dollaro e l’euro.

“Mi congratulo con Boris Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l’accordo” negoziato sulla Brexit, ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. La Ue “è pronta a discutere gli aspetti operativi” delle relazioni future,

Shock anche per i liberaldemocratici: la 39enne neo-leader del partito più radicalmente anti-Brexit del lotto, Jo Swinson, che aveva cercato di proporsi addirittura come una rivale diretta di Johnson e di Corbyn, non solo non è riuscita a far avanzare la sua formazione, ma è stata bocciata anche a livello personale nel collegio di Dumbartonshire East: scalzata per 149 voti da Amy Callaghan, indipendentista scozzese dell’Snp. Swinson non però annunciato le dimissioni da leader.

Nigel Farage non considera una sconfitta il risultato negativo – peraltro previsto dai sondaggi – del suo Brexit Party alle elezioni politiche britanniche. Il partito è rimasto al palo, con zero seggi secondo l’exit poll, di fatto riassorbito dal partito conservatore di Johnson dopo il trionfo nel voto (proporzionale) delle Europee di maggio. Ma secondo Farage, intervistato a caldo dalla Bbc, ha comunque contribuito a favorire il successo Tory e a evitare lo spettro di un Parlamento senza maggioranza (hung Parliament): sia non presentando candidati in oltre 300 collegi già controllati dai conservatori, sia togliendo voti ai laburisti di Corbyn in diverse circoscrizioni del cosiddetto “muro rosso” dell’Inghilterra centro-settentrionale e del Galles, tradizionalmente di sinistra, ma in maggioranza pro-Brexit e contrarie a un secondo referendum.

Il partito laburista britannico tiene a Londra dove ha conquistato 49 su 73 seggi. Sia Johnson che Corbyn hanno vinto nelle loro circoscrizioni. I Tory hanno perso Putney ma hanno guadagnato Kensington ottenendo in totale 21 seggi. Fuori invece Chuka Umunna, ex astro nascente del Labour passato in queste elezioni ai LibDem.

Aggiornato il 13 dicembre 2019 alle ore 13:46