Anche quest’anno, dal 23 al 26 dicembre, si è svolta la Missione di Natale organizzata dalla Onlus “We Are” di Bologna, presso la città di Kilis, lungo il confine turco-siriano. La missione è stata occasione per inaugurare un laboratorio di aiuto psicologico per i bambini siriani vittime del conflitto, che da anni attanaglia la Siria. I volontari hanno donato alla comunità locale numerosi giocattoli, capi di abbigliamento e hanno osservato il lavoro che la Fondazione Fatih Sultan Demegi, diretta dal siriano Abdulgani Alchawakh, sta svolgendo attraverso la creazione di alcuni laboratori di cucito, avviando verso l’occupazione numerose donne e ragazze ospitate presso i locali della Fondazione.

I lavori sono stati utili anche per poter monitorare e approfondire come i rifugiati siriani e i mutilati di guerra vivono in Turchia. Numerose le storie dei mutilati siriani che chiedono la fine del conflitto e condizioni più dignitose per le loro vite e per quelle delle loro famiglie. Per gli invalidi di guerra siriani, presenti in Turchia, è importante ottenere il “libretto rosso” che permette alcune agevolazioni sociali e contributi economici, ma tale aiuto si ottiene solo dopo il riconoscimento da parte delle istituzioni turche del 50 per cento di invalidità e molti dei mutilati lamentano regole troppe restrittive e anche nel caso dell’ottenimento, contributi economici non sufficienti per il benessere delle famiglie. Hanno partecipato alla missione, il presidente di “We Are” Enrico Vandini, la vicepresidente Lorella Morandi, il fisioterapista Firas Mourad, le volontarie Carolina Lucchese e Alice Bandini.

Grazie al lavoro di “We Are” sono previsti due progetti nel corso del prossimo 2020. Il presidente della Onlus, Vandini ha dichiarato: “Stiamo creando un ambulatorio psicologico presidiato da due medici specializzati che avranno il compito di trattare circa 360 pazienti all’anno. Il progetto avrà una durata di 24 mesi. La durata di ogni seduta sarà di 30 minuti e l’età dei bambini coinvolti andrà dai 5 ai 18 anni, mentre per le donne andrà dai 18 ai 60. Inoltre, durante la nostra missione di Natale abbiamo inaugurato una palestra e una ludoteca, presso i locali della Fondazione, grazie ad un finanziamento del Rotary di Bologna”. I volontari di “We Are” hanno potuto comprendere l’attualità del conflitto e le novità provenienti dal rapporto tra Turchia e Siria. Il direttore della Fondazione di Kilis, Abdulgani Alchawakh, già “ospite” delle carceri di Assad, ha descritto tutte le problematiche che la comunità siriana vive. Kilis nel corso degli ultimi anni è stata oggetto di bombardamenti sia da parte dei terroristi dello Stato Islamico, che da alcune fazioni del Pkk. La comunità locale siriana, pur lamentando tutte le difficoltà per la situazione da rifugiati in terra straniera, ringrazia le autorità turche e le politiche di Recep Tayyip Erdoğan che sostiene tali famiglie e denuncia l’azione repressiva di Bashar al-Assad.

Il direttore Alchawakh chiede all’Europa un vero sostegno per il ripristino dei diritti fondamentali e una campagna di informazione seria per i cittadini europei: “L’Europa deve capire che la tragedia siriana è una tragedia di tutto il mondo civile e dell’intero occidente. Chiediamo alle autorità europee di non sostenere il dispotismo di Assad. È inaccettabile che in molti paesi democratici vi siano ambasciate del governo siriano riconosciute e tollerate. Noi vogliamo semplicemente tornare nei nostri territori, ritornare alle nostre vite e riuscire a ricostruire una Siria democratica, laica, vicina al mondo arabo e alla Comunità europea”, ha dichiarato il direttore della Fondazione Fatih Sultan Demegi.

Nella città di Kilis, come in tutta la Siria, in questa guerra che sembra non avere fine, sono sempre i civili, soprattutto donne e bambini, a pagare il prezzo più alto. Per molti di loro la Turchia è il futuro ma sono tantissimi coloro che vorrebbero semplicemente ritornare nella propria amata patria. Ricordiamo che nel 2016 l’Unione europea e la Turchia stipularono un accordo che vincolava la Turchia a fermare le partenze dei migranti in cambio di aiuti economici per 6 miliardi di euro. L’integrazione dei siriani in Turchia, soprattutto lungo il confine e nella città di Kilis, non è stata affatto scontata e semplice. Nel corso degli ultimi anni, numerose inchieste giornalistiche hanno raccontato le pessime condizioni in cui vivono i siriani nei campi profughi turchi, la discriminazione e lo sfruttamento sistematico, soprattutto nei confronti di molti bambini lavoratori, che ricevono nelle città e aziende turche. In occasione delle festività natalizie, “We Are” ha tentato di comprendere la situazione avviando nuove progettualità per i bambini e le donne siriane presenti lungo il confine.

Aggiornato il 27 dicembre 2019 alle ore 15:15