Il regime dei mullà all’ultima fermata

martedì 14 gennaio 2020


Siamo contenti, contenti tutti noi iraniani di prendere lezioni di anti-americanismo. Non penseremo nemmeno al detto che recita: chi non sa insegna… un consiglio però forniamo; date un’occhiata al libro “Una voce in capitolo. La storia del popolo dell’Iran”, edizione Menabò. C’è, nel libro, per filo e per segno, ciò che l’America ha fatto in Iran, sin dagli anni Cinquanta e ci sono perfino cenni sulla presenza degli americani in Iran nel principio del Novecento. Mentre i mass media continuavano a propinare che l’uccisione di Qassem Soleimani compattava l’Iran, e per Iran intendevano insieme il popolo iraniano e la dittatura che lo reprime, a Teheran e in molte altre città iraniane scoppiava una nuova ondata di protesta. I giovani iraniani, le coraggiosissime donne lanciavano slogan contro Khamenei e ripetevano “Il nostro nemico è qui, è una bugia che è l’America!”, stappando i poster di Soleimani.

Poco meno di due mesi dalla protesta di metà novembre, con oltre 1500 manifestanti massacrati, alla cui repressione ha partecipato da protagonista anche Soleimani, la gente dell’Iran è tornata in piazza chiedendo il rovesciamento della dittatura teocratica. Gli analisti occidentali potranno ancora stancamente riciclare lo storytelling della Guerra santa tra sciiti e sunniti e acclamare di fatto e subdolamente la grandezza del regime al potere in Iran. Il regime iraniano forte e stabile non lo è mai stato, sebbene aggressivo verso i deboli. Ora però, grazie alla resistenza del popolo iraniano, è al punto più basso della sua esistenza ed è all’ultima fermata.

In Iraq e in Libano, terreno della scorribanda del regime iraniano e di Soleimani e dove scaricare le sue crisi interne, da metà ottobre è in atto una rivolta arcobaleno, scoppiata soprattutto nelle zone sciite contro i loro governi burattini e soprattutto contro il burattinaio di Teheran. Ciò che accumuna i manifestanti in questi martoriati Paesi mediorientali è la loro voglia di liberarsi dalle grinfie grondanti di sangue dell’integralismo islamico, che ha il cuore battente in Iran; liberarsi per poter vivere. Al contrario di ciò che pensano gli analisti accalorati di quaggiù, i manifestanti in Iran chiedono la democrazia e bene sanno che essa è la soluzione dei loro problemi. La democrazia e lo stato di diritto sono ciò che vogliono, per questo chiedono l’autodeterminazione, da più di un secolo.

Gli iraniani dopo pochissimo tempo dalla caduta della monarchia, febbraio 1979, quando la loro rivoluzione democratica fu usurpata da Khomeini, hanno rifiutato l’innaturale regime teocratico. Una ferocissima e sanguinaria repressione, cominciata solo dopo pochi mesi dall’insediamento della teocrazia, e una politica estera di ricatto e terrorismo, insieme all’accondiscendenza dei Paesi liberi e democratici, hanno permesso al corrotto e incapace regime di perdurare per quattro decenni. La ridicola invenzione dei moderati contro gli oltranzisti è stato un trucco per irretire la gente che giorno dopo giorno rifiutava il regime, e per ingannare l’Occidente democratico. Ha dato alibi all’Occidente di sostenere la più brutale delle dittature, calpestando tutti i suoi valori e rimettendoci del suo onore e perfino degli interessi economici. Forse per giustificare questa ingannevole invenzione che gli analisti e i mass media s’arrampicano sugli specchi per dare un volto accettabile alla dittatura sanguinaria di Teheran, cambiando ogni volta la loro narrazione.

Ora il popolo iraniano è nuovamente in campo. Mentre i mass media dei Paesi liberi e democratici celebrano il loro eroe Soleimani, in Iran donne e uomini, giovani, scendono in piazza per rivendicare i lori diritti, la libertà e la loro dignità. La popolazione iraniana non può più sopportare che il disumano regime abbatta un aereo civile annientando176 vite umane per inconfessati motivi, derubricandolo come “errore umano”. Perché nel regime disumano di Teheran nulla è umano, questo il popolo lo sa, perciò non sopporta più nulla di questo regime. Il popolo iraniano non vorrà più calpestare e incendiare le bandiere di altri Paesi. Perché un popolo grande ed orgoglioso quale quello iraniano, con una forte identità, riconosce pienamente l’identità di altri Paesi ed altri popoli. È proprio questo che distingue il mio popolo dal regime che lo reprime. Ché si sappia!


di Esmail Mohades