Chi sono i mercenari filorussi della Wagner?

martedì 14 gennaio 2020


La crisi libica, dopo un lungo stallo, sta assumendo una fisionomia che potrebbe riportare il “tappo dell’Africa” verso una stabilizzazione sociale e politica. L’incontro di ieri a Mosca ha già definito i punti di forza ed i punti di debolezza dei due contendenti: il generale Haftar e al-Sarraj. Il dossier e protocollo d’intesa elaborato e proposto da Vladimir Putin e a conoscenza dell’omologo turco Erdogan, è già stato firmato dal rappresentante di Tripoli che ha agito svincolandosi totalmente dall’Onu suo sponsor; risulta che Haftar non abbia ancora sottoscritto il “protocollo” a causa delle conquiste territoriali avvenute nella capitale della Tripolitania e alle quali non vuole rinunciare, tuttavia il generale cirenaico non potrà deludere Putin. Alcune informazioni di fonte russa ipotizzano che la svolta politica in Libia si potrebbe realizzare se al-Sarraj lasciasse il campo libero pacificamente ad Haftar. È da tempo che sostengo che il profilo ideale di un leader libico potrebbe essere quello del generale Haftar: un militare che conosce gli Stati Uniti (ex agente della Cia), vicino e sostenuto dai “gheddafiani”, influente sulle varie tribù del Fezzan, nelle “grazie” di Putin, “antidemocratico naturale” al punto giusto e comunque dotato di una leadership “naturale” congrua alla “percezione” richiesta dal popolo libico.

Tuttavia se ci sarà una svolta in tale senso, il merito va dato alla “svolta militare” degli ultimi mesi, in particolare dall’intervento dei Wagner sul palcoscenico tripolino. La denuncia di funzionari del Governo Nazionale Libico (Gna) sostenuto dalle Nazioni Unite, avvenuta all’inizio di dicembre, nella quale si rivelava la presenza di mercenari russi che combattevano a fianco dei loro avversari nella guerra civile del paese, ha segnato quella “svolta militare” a favore di Haftar ed una “realtà militare” inaspettata e determinante. Gli appartenenti a questa organizzazione paramilitare chiamata Wagner Group, risultano associati ad un’oligarca vicino al presidente russo Vladimir Putin.

Tripoli ha subito cercato di identificare questi combattenti per poter poi comunicare al Cremlino la loro identità e chiedere spiegazioni, ma secondo Khaled al-Meshri, capo del Consiglio Supremo di Tripoli, gli interlocutori moscoviti non hanno minimamente fatto riscontro a tale iniziativa. Questi mercenari hanno “operato” non supportando le forze militari Cirenaiche, ma supportati e coordinando le milizie di Khalifa Haftar, quelle degli Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto. In una prima fase Mosca ha ripetutamente negato qualsiasi coinvolgimento diretto nel conflitto, ma come dichiarato da Pavel Felgenhauer, analista e caporedattore di Novaya Gazeta, questi uomini “operano sotto il controllo dei servizi di sicurezza e militari russi e non si muovono senza l’approvazione del Cremlino”.  

Come nasce il Wagner Group?

Il Gruppo Wagner si manifesta per la prima volta, al pari di altre organizzazioni paramilitari, durante il conflitto di Dombass nell’Ucraina orientale (iniziato il 6 aprile 2014 ed ancora in corso), quando le forze filo-russe insorsero contro il governo ucraino. L’articolata complessità del “Sistema” a cui fanno riferimento i Wagner si evidenzia nella figura di colui che è ritenuto il capo del Gruppo mercenario, Yevgeny Prigozhin, un’oligarca molto vicino a Vladimir Putin, ma che ufficialmente ha sempre sostenuto di non avere ruoli influenti nel Gruppo dei paramilitari; tale personaggio è stato anche oggetto di “osservazione speciale” da parte degli Stati Uniti, in quanto accusato di aver tentato di interferire nelle campagne per le elezioni presidenziali e di medio termine del 2016 e del 2018. Tuttavia Prigozhin, confermando la sua estraneità al Gruppo, ha rifiutato di commentare le accuse statunitensi, relegando il “fatto” ad “affari privati” e di competenza del Ministero del Tesoro Usa.

In un’intervista ad Euronews, l’analista Pavel Felgenhauer ha affermato che i mercenari russi della Wagner differiscono dai loro omologhi americani in quanto essi “Prendono parte ai combattimenti” e sono “utilizzati nelle unità d’élite d’assalto”, mentre i contractor americani hanno ruoli di sorveglianza. L’affievolirsi dei combattimenti a Dombass ha creato una “disoccupazione bellica” che ha indotto i veterani russi ad arruolarsi in massa nelle aree di guerra; è così che attualmente i Wagner sono presenti oltre che sul territorio libico ed in Ucraina anche in Siria e recentemente sembra anche nell’area più critica dell’Africa, come Niger, Ciad, Burkina Faso e nel Sahel in generale.

Gli stipendi dei mercenari della Wagner sono di qualche migliaio di dollari al mese a seconda del ruolo rivestito ed in caso di morte andranno cinquantamila dollari ai “familiari” del deceduto. Sempre per quanto afferma Pavel Felgenhauer, in Russia essere un mercenario è reato e l’esistenza di questi organismi militari privati non è ufficiale; ribadendo, comunque, il ruolo determinante dei Servizi Segreti russi che controllano e gestiscono l’organizzazione. anche se il Cremlino nega ogni coinvolgimento.

È evidente che l’uso dei combattenti del Gruppo Wagner consente al governo russo di raggiungere obiettivi strategici con “modalità alternative”, svincolate dagli “obblighi  diplomatici” ed agendo, non essendo ufficialmente artefice, con azioni efficaci e risolutive anche estremamente “ardite” ed oltre il “borderline”. Inoltre i veterani di Dombass, hanno “profili pericolosi”, sono pronti a combattere fino alla morte per un ritorno economico ed il loro impiego extrafrontiere diluisce una minaccia sociale in Patria. I mercenari legati al Gruppo Wagner hanno recentemente dichiarato all’agenzia di stampa Reuters di aver effettuato missioni di combattimento clandestine per conto del Cremlino, ma Mosca nega queste affermazioni. Tuttavia se la “questione libica” avrà una soluzione l’operazione Wagner sarà una delle principali cause del successo.


di Fabio Marco Fabbri