Cristiani decapitati a Natale, l’Occidente non presta attenzione

mercoledì 15 gennaio 2020


Martha Bulus, una cattolica nigeriana, si stava recando alla sua festa nuziale quando è stata rapita da un gruppo di estremisti islamici di Boko Haram. Martha e i suoi compagni sono stati decapitati e la loro esecuzione filmata. Il video del brutale massacro di questi 11 cristiani è stato diffuso il 26 dicembre in coincidenza con le celebrazioni natalizie. Queste immagini ricordano l’esecuzione di altri cristiani con la tuta arancione, in ginocchio su una spiaggia, ciascuno con dietro un jihadista vestito di nero e il coltello alla gola. I loro corpi sono stati ritrovati in una fossa comune in Libia.

Nella scala della persecuzione anticristiana in Nigeria, Martha è stata meno fortunata di un’altra ragazza rapita, Leah Sharibu, che è ancora prigioniera da quasi due anni e ha appena trascorso il suo secondo Natale nelle mani di Boko Haram. Il motivo? Leah ha rifiutato di convertirsi all’Islam e di abiurare il Cristianesimo. I leader cristiani nigeriani protestano altresì contro i “continui rapimenti di ragazze cristiane minorenni da parte di giovani musulmani...”. Queste ragazzine “sono forzatamente convertite all’Islam e costrette a sposarsi senza il consenso dei loro genitori”.

La Nigeria è martoriata da una guerra islamista finalizzata allo sterminio dei cristiani. Finora, Boko Haram ha distrutto 900 chiese nel nord della Nigeria, dove dal 2015 sono stati uccisi almeno 16 mila cristiani. In un sola diocesi cattolica nigeriana, quella di Maiduguri, ne sono stati trucidati 5mila. Quale estensione deve assumere questa guerra contro i cristiani, prima che l’Occidente la consideri un “genocidio” e agisca per impedirlo?

All’indomani della decapitazione dei cristiani in Nigeria, Papa Francesco ha ammonito la società occidentale. A proposito dei cristiani decapitati? No. “A tavola spegnete i telefonini”, ha affermato il Pontefice. Non ha detto una sola parola sull’orribile esecuzione delle sue sorelle e dei suoi fratelli cristiani. Pochi giorni prima, Francesco aveva appeso una croce con un giubbotto salvagente in memoria dei migranti che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo. Lo scorso settembre, il Papa ha inaugurato un monumento ai migranti in Piazza San Pietro, ma non ha affatto commemorato i cristiani uccisi dagli estremisti islamici.

Il cardinale Robert Sarah, uno dei pochissimi leader della Chiesa Cattolica ad averr parlato della matrice islamica di questo massacro, ha scritto: “In Nigeria, l’uccisione di 11 cristiani da parte di folli islamisti ricorda quanti dei miei fratelli africani in Cristo vivono la fede a rischio della propria vita”.

Il Vaticano non è il solo a rimanere in silenzio. Nessun governo occidentale ha trovato il tempo di esprimere orrore e indignazione per la decapitazione dei cristiani. “Dov’è l’indignazione morale per questa tragedia?” ha chiesto il vescovo nigeriano Matthew Kukah. “Questi crimini fanno parte di un dramma molto più ampio con cui occorre convivere quotidianamente”.

I leader europei dovrebbero seguire l’esempio del primo ministro britannico Boris Johnson, il quale, nel suo primo messaggio di Natale alla nazione ha dichiarato: “Oggi vorrei ricordare quei cristiani che in tutto il mondo vengono perseguitati. Per loro, il giorno di Natale sarà celebrato in privato, in segreto, forse addirittura nella cella di una prigione”.

La cancelliera tedesca Angela Merkeha asserito che la sua priorità sarà quella di combattere i cambiamenti climatici. Non ha menzionato i cristiani perseguitati. Il presidente francese Emmanuel Macron non è stato nemmeno capace di fare gli auguri di “Buon Natale“ ai suoi connazionali.

Intanto, The Economist ha scritto che il primo ministro ungherese Viktor Orbán, uno strenuo difensore dei cristiani perseguitati, “sfrutta” politicamente la questione.

I leader europei non hanno condannato la barbara esecuzione dei cristiani decapitati il giorno di Natale: la correttezza politica sta corrodendo la società occidentale dall’interno.

All’inizio di dicembre, un altro vescovo africano, Justin Kientega del Burkina Fasoha dichiarato: “Nessuno ci ascolta. Evidentemente, l’Occidente è più interessato a tutelare i propri interessi”.

“Perché il mondo rimane in silenzio mente i cristiani vengono massacrati in Medio Oriente e in Africa?” ha scritto Ronald S. Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale.

“In Europa e negli Stati Uniti, sono state organizzate manifestazioni di protesta contro le tragiche morti dei palestinesi che sono stati usati come scudi umani da Hamas, l’organizzazione terroristica che controlla Gaza. Le Nazioni Unite hanno condotto delle indagini e focalizzano la propria rabbia su Israele che si è difeso da quella stessa organizzazione terroristica. Ma il barbato massacro di migliaia e migliaia di cristiani è stato accolto con relativa indifferenza”.

Dov’erano i governi occidentali quando migliaia di giovani musulmani sono entrati in Siria e in Iraq per dare la caccia e uccidere i cristiani e per distruggere le loro chiese e le loro comunità? L’Occidente non ha mosso un dito e ne ha pagato il prezzo. Gli islamisti hanno cominciato con i cristiani d’Oriente e hanno continuato con i “postcristiani” in Occidente. Come asserito dal medievista francese Rémi Brague, “le forze che vogliono cacciare i cristiani dalle loro terre ancestrali, si chiederebbero perché non continuare in Occidente il loro lavoro così ben avviato in Oriente”.

L’Occidente non ha espresso alcuno sdegno per le decapitazioni dei cristiani, solo silenzio, interrotto da “Allahu Akbar”, colpi d’arma da fuoco e bombe. I libri di storia del futuro non saranno teneri con questo tradimento occidentale – ma tutto dipende da chi li scriverà. La fine dei cristiani d’Oriente sarà un disastro per la Chiesa d’Occidente che non avrà più nessuno che viva nella culla della sua civiltà.

Cosa avremmo letto se, ad esempio, i terroristi cristiani avessero fermato un autobus, separato i passeggeri in base alla loro fede, ordinato ai musulmani di convertirsi al Cristianesimo e poi ne avessero ucciso 11? L’esatto opposto è appena accaduto in Kenya. Cosa abbiamo letto? Nulla. Il 10 dicembre, il gruppo terroristico islamico Al Shabaab ha fermato un autobus nel nord del Kenya e ha ucciso solo quelli che non erano musulmani. Di solito, noi occidentali siamo toccati dalla persecuzione di questa o quella minoranza, perché non lo siamo mai per i nostri cristiani?

La cristianofobia degli estremisti musulmani che massacrano i cristiani in Medio Oriente e in Africa riveste un’importanza fondamentale in un’ideologia totalitaria che è finalizzata a unificare i musulmani dell’ummah (la comunità islamica) in un Califfato, dopo aver distrutto i confini degli Stati nazionali e liquidato i “miscredenti” – ebrei, cristiani e altre minoranze, nonché gli “apostati musulmani”. La Nigeria è ora al centro di questo dramma.

“Oggi, la Nigeria è il posto più letale al mondo per un cristiano”, osserva Emmanuel Ogebe, un avvocato.

“È in atto un genocidio. Stanno cercando di espellere i cristiani, stanno cercando di appropriarsi della loro terra e di imporre la loro religione a quei cristiani che considerano infedeli e pagani”.

L’Occidente non presta attenzione. “L’Occidente ha aperto le proprie frontiere senza esitazione ai profughi dei Paesi musulmani in fuga dalla guerra”, ha scritto l’economista Nathalie Elgrably-Lévy. “Questa solidarietà occidentale in apparenza virtuosa è tuttavia selettiva e discriminatoria”. I cristiani perseguitati sono stati abbandonati dai governi e dalle opinion pubbliche occidentali.

Il primo ministro indiano Narendra Modi è stato di recente assediato dai musulmani che protestavano contro una nuova legge che offrirebbe la cittadinanza ai non musulmani dei Paesi vicini che fuggono dalle persecuzioni. Tarek Fatah ha spiegato nel Toronto Sun che l’indignazione musulmana per la nuova legge indiana deriva dalla paura “che concedere la cittadinanza ai cristiani pakistani, agli indù, ai sikh perseguitati aumenterebbe la popolazione non musulmana del Paese e pertanto indebolirebbe il diritto di veto che [i musulmani] esercitano in India da 70 anni”.

Dove sono le piazze gremite di londinesi o di newyorkesi mobilitati a favore dei profughi cristiani discriminati dall’Occidente? Nelle zone della Siria occupate dagli islamisti, i cristiani hanno trascorso un “Natale speciale“ – senza campane né luci e con molte delle loro chiese trasformate in stalle.

La regione siriana del Khabur, un tempo abitata in maggioranza dai cristiani assiri, è ora chiamata la “valle della morte“. L’ex arcivescovo di Canterbury, George Carey, di recente ha scritto:

La guerra in Siria si è riaccesa. Ancora una volta, i rifugiati inondano le strade e hanno bisogno della nostra compassione. Tuttavia, coloro che professano la ‘fede sbagliata’ non la troveranno da parte del governo britannico. Nella redistribuzione di 16 mila rifugiati fuggiti dal precedente conflitto quasi nessuna delle minoranze più brutalizzate ha trovato rifugio nel nostro Paese. Dei rifugiati che sono giunti qui nel 2015 nell’ambito del programma ‘Vulnerable Persons Relocation Scheme’, soltanto l’1,6 per cento era cristiano. E questo, nonostante tale gruppo costituisse il 10 per cento della popolazione siriana”.

I musulmani si mobilitano nelle piazze occidentali per difendere i loro fratelli, ma per i nostri fratelli cristiani perseguitati queste piazze rimangono vuote.

(*) Gatestone Institute


di Giulio Meotti (*)