L’Iran e l’isolamento dal mondo occidentale

La Repubblica Islamica dell’Iran torna ad attaccare Europa e Stati Uniti. Il leader supremo dell’Iran ha lanciato la sua sfida all’Occidente utilizzando un tono di sfida durante un raro sermone pubblico avutosi il 17 gennaio, definendo gli Stati Uniti un “potere arrogantee dichiarando innanzi a decine di migliaia di seguaci che il sostegno di Dio aveva permesso alla Repubblica Islamica di “dare uno schiaffo” agli Stati Uniti.

Nel suo primo discorso-dichiarazione di guerra, dopo otto anni, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha cercato di motivare i sostenitori e attaccare i dissidenti interni, dopo le ultime settimane turbolente, che hanno portato l’Iran e gli Stati Uniti sull’orlo della guerra e provocato proteste in tutto il Paese, nate e sviluppatesi successivamente all’abbattimento di un aereo di linea civile da parte delle forze iraniane.

Secondo quanto riportato dal Global Committee for the Rule of Law, l’Ayatollah Khamenei ha inviato le sentite condoglianze alle famiglie che hanno perso i parenti nell’incidente. Ha etichettato i manifestanti come “tirapiedi degli Stati Uniti”, ha lodato il Generale Qassim Suleimani, capo delle operazioni estere dell’Iran, ucciso in un attacco mirato con droni americani, e ha elogiato un attacco missilistico iraniano contro l’esercito degli Stati Uniti in Iraq.

Nello stesso sermone del venerdì, l’Ayatollah ha ribadito che i tre Stati europei, parte dell’accordo sul nucleare (Jcpoa), dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati, non sono affidabili e che ogni loro forma di pressione sull’Iran andrà a vuoto. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno attivato un meccanismo formale di disputa, che potrebbe portare a reintrodurre le sanzioni delle Nazioni Unite.

Khamenei ha anche accusato i “nemici” europei dell’Iran, un termine solitamente riservato a Washington e ai suoi alleati, di aver usato l’abbattimento accidentale di un aereo di linea ucraino per oscurare un momento di lutto pubblico a seguito dell’uccisione del generale Qasem Soleimani. Allontanandosi sempre più la collaborazione e la cooperazione economica dell’Iran con il mondo occidentale, il regime si affida sempre più ai paesi limitrofi per vendere il surplus di petrolio lavorato in Iran e non venduto a causa delle sanzioni statunitensi. I prodotti petroliferi iraniani, come il greggio, sono colpiti dalle sanzioni statunitensi, ma Teheran ha aumentato significativamente le esportazioni, la produzione e la vendita di gasolio, in particolare in Iraq e in Siria, offrendo degli sconti enormi.

I dati mostrano che le esportazioni di gasolio, prodotto raffinato utilizzato per il riscaldamento, e la produzione di energia e i trasporti, sono aumentati a circa 95mila barili al giorno nel quarto trimestre del 2019, oltre l’80 per cento in più rispetto al trimestre precedente e quasi quattro volte in più rispetto al primo trimestre. Attualmente, il regime continua ad apparire forte, utilizzando le armi della repressione, della minaccia e della violazione continua dei diritti umani fondamentali. Come ha osservato Hugh Dugan, vice inviato speciale presidenziale per gli ostaggi, al vertice iraniano di Uani svoltosi a settembre, l’utilizzo di ostaggi per imporre direttive è divenuto “uno dei settori principali nell’arsenale iraniano degli affari internazionali”.

L’United Against Nuclear Iran (Uani), a cui in Italia si unisce l’appello dell’Ambasciatore e già Ministro degli Esteri Giulio Terzi, chiede all’Iran di rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi, compresi almeno quattro americani attualmente imprigionati nelle carceri iraniane in violazione della Convenzione internazionale contro la cattura degli ostaggi e sollecita la comunità internazionale a chiedere a Teheran di porre fine alle sue tattiche violente e restituire tutti gli ostaggi alle loro famiglie. Il documento di Uani, intitolato “Ostaggi americani e occidentali”, delinea le storie e gli aggiornamenti degli americani e degli altri cittadini occidentali attualmente in prigionia in Iran.

L’Uani stigmatizza l’inattività e la mancanza di responsabilità da parte del regime di Teheran e chiede l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi attualmente detenuti. Nel corso delle prossime settimane assisteremo a continue evoluzioni diplomatiche e politiche tra l’Occidente e la Repubblica Islamica. L’Iran appare sempre più isolato nello scenario internazionale e nei rapporti diplomatici con l’Europa e gli Stati Uniti.

Aggiornato il 21 gennaio 2020 alle ore 12:24