Venezuela, Juan Guaidò non è un golpista

martedì 30 giugno 2020


Il Coronavirus ha fatto terra bruciata attorno a sé negli ultimi mesi, cancellando o relegando in un angolo tutte le notizie di diverso tipo e le principali questioni internazionali preesistenti all’esplosione della pandemia. Fra queste ultime vi è la crisi venezuelana di cui ormai si parla poco, ma che è ben lungi da una soluzione. Il Venezuela è sì tornato recentemente fra le cronache italiane, ma soltanto a causa di quei sospetti finanziamenti, (senz’altro da dimostrare, emblema però di una politica indecente e stracciona in caso di conferma), che sarebbero stati elargiti dal regime di Nicolás Maduro al Movimento 5 stelle. Per quanto l’Europa e gli Stati Uniti si trovino ancora impelagati nella pandemia e nelle sue pesanti conseguenze economiche, oltre ad indagare doverosamente sulle responsabilità della Cina, e lo comprendiamo bene, sarebbe opportuno non spegnere i riflettori sulle vicende venezuelane.

A dire il vero, il Wall Street Journal è tornato sullo scontro in atto fra il successore di Hugo Chavez, ossia quel Nicolás Maduro rimasto aggrappato al potere in maniera, per così dire, poco ortodossa, e l’autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidò, e lo ha fatto con una notizia discutibile, ma degna di attenzione. Secondo il principale quotidiano finanziario americano, Leopoldo Lopez, cioè il fondatore del partito Voluntad Popular dal quale proviene Guaidò, e considerato una sorta di “guru” del presidente della repubblica ad interim, sarebbe stato in contatto con organizzazioni di mercenari e compagnie private di “contractor” al fine di provocare un rovesciamento armato e violento di Nicolás Maduro. Insieme alla segnalazione delle presunte manovre di Leopoldo Lopez, che si trova attualmente rifugiato, con altri membri dell’opposizione, presso l’ambasciata spagnola a Caracas, il Wsj cita il commento di un diplomatico europeo di rango elevato, senza riferire il nome del funzionario, secondo il quale Juan Guaidò, attraverso le oscure mosse, tutte da provare, di Leopoldo Lopez, avrebbe danneggiato le proprie credenziali democratiche.

Il principale oppositore di Maduro, sempre in base al parere del misterioso diplomatico del Vecchio Continente, confidatosi con il quotidiano Usa, darebbe l’impressione di voler montare due cavalli: uno tramite il negoziato e l’altro per perseguire un colpo di stato. Intanto, se qualcuno ritiene, anche ad alti livelli, che l’opposizione venezuelana sia una masnada di golpisti, farebbe bene a presentarsi con nome e cognome invece di far circolare confidenze o pettegolezzi anonimi. Poi, sarebbe scorretto descrivere Guaidò come un aspirante dittatore, soltanto ansioso di sostituire il regime madurista con un altro regime altrettanto liberticida. Colui il quale viene invitato ad andarsene, non solo da Juan Guaidò, bensì da mezzo mondo a cominciare dagli Usa, dal Canada e da gran parte dell’America Latina, è un leader che, dalla morte di Chavez ad oggi, ha continuamente scavalcato la Costituzione venezuelana e tutte le regole democratiche, fino ad usare il Tribunale supremo di giustizia, attribuendogli poteri legislativi, contro il parlamento quando questo ha iniziato ad avere una maggioranza avversa al regime bolivariano.

I brogli elettorali, la corruzione e la repressione violenta, con uccisioni e torture, hanno sempre caratterizzato la presidenza Maduro dal 2013 ai giorni nostri, e di fatto vige una dittatura in Venezuela. Nicolás Maduro riesce tuttora a rimanere in sella solo grazie al supporto delle forze armate, anche perché ha ormai perso del tutto l’appoggio della popolazione, e ciò si è reso visibile attraverso le tante ed assai partecipate manifestazioni di protesta susseguitesi negli ultimi anni. A costo di incendiare il proprio Paese, lui non si muove e pertanto, se c’è un golpe in Venezuela è quello che viene perpetrato ogni giorno dal socialismo bolivariano lasciato in eredità da Hugo Chavez. Si spera ovviamente in un negoziato pacifico che sblocchi lo stallo venezuelano, ma, a dirla tutta, visto che i criminali alla Maduro non sanno che farsene di un compromesso incruento, non sarebbe affatto scandalosa un’eventuale azione di forza, che non rappresenterebbe un colpo di stato, bensì semplicemente un atto di liberazione. Con i dittatori non è sempre possibile dialogare e se occorre senza dubbio pensare alle conseguenze in termini di vite umane, bisogna anche ricordare come i morti in Venezuela già ci siano stati e ci siano a causa della sanguinaria repressione madurista.


di Roberto Penna