Il contenimento della Cina

Dopo le numerose trasgressioni della Cina negli ultimi cinquant’anni – tra cui il furto di 600 miliardi di dollari di proprietà intellettuale degli Stati Uniti ogni anno; il pernicioso insabbiamento del coronavirus (Covid-19); i tentativi del regime comunista di accecare i piloti degli aerei militari statunitensi con i laser; la costruzione di isole militari nel Mar Cinese Meridionale, e l’invio nel mese scorso di una massiccia flotta di 250 pescherecci cinesi vicino alle Isole Galapagos, al largo delle coste dell’Ecuador, tanto per citarne alcuni – il contenimento militare dell’espansionismo cinese e l’obiettivo dichiarato del presidente del Partito comunista Xi Jinping di dominare il mondo devono essere la massima priorità della politica estera del Mondo Libero.

Il fine ultimo di questa iniziativa sarebbe quello di impedire aggressioni da parte della Cina comunista ai danni degli Stati indipendenti della regione indo-pacifica e oltre. La facile acquisizione di un maggior controllo su Hong Kong da parte della Cina – un’appropriazione illegale – è senza dubbio servita a stuzzicare l’appetito espansionista di Pechino.

Il primo contenimento militare della Cina potrebbe comprendere un perimetro difensivo ampio e di multilivello, in un arco che si estende dalle acque costiere del Giappone, a sud-est del continente australiano, e a nord-ovest fino ai confini dell’Himalaya tra Cina e India, dove la Cina ha già tentato un’invasione via terra. Sebbene il recente passato comportamentale abbia suscitato l’ira di molti, la Cina è per fortuna vulnerabile. Quattordici Stati condividono parti dei confini terrestri della Cina, e Pechino ha già dispute territoriali con 18 Paesi.

I leader del Partito comunista cinese sono stati chiari in merito alle rivendicazioni territoriali della Cina, in particolare nel Mar Cinese Meridionale. Le pretese di Pechino su quello specchio d’acqua, se attuate, riguarderebbero circa l’85 per cento delle acque al largo della Cina e la maggior parte degli arcipelaghi insulari del Mar Cinese Meridionale. Gli Stati Uniti devono essere inequivocabilmente chiari sul fatto che bloccheranno fisicamente ogni tentativo cinese di concretizzare qualsiasi affermazione infondata della sovranità cinese. La determinazione dell’America deve anche essere trasparente, in modo che i leader cinesi non dubitino della fermezza degli Stati Uniti, nel caso la Cina possa essere tentata di frenarla organizzando un episodio di violenza.

Il tono deciso della dichiarazione espressa dal segretario di Stato americano Mike Pompeo il 13 luglio scorso, secondo cui gli Stati Uniti respingono le fittizie rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale perché illegali, probabilmente verrà percepito come se fossero “soltanto parole”. Gli Stati Uniti potrebbero avere bisogno di convincere Pechino che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno la volontà politica di attuare questo contenimento. Pompeo ha inoltre posto dei limiti affermando che gli Stati Uniti difenderanno la sovranità degli Stati più piccoli del Mar Cinese Meridionale – contrastando le rivendicazioni cinesi spesso dichiarate. Ma perché gli Stati Uniti ottengano l’approvazione degli Stati dell’arcipelago dell’Asia sudorientale, questi ultimi devono innanzitutto essere certi che l’impegno statunitense a difendere la loro sovranità sarà inequivocabile e permanente.

Molti Paesi della regione sono stati minacciati dai mezzi militari cinesi e spinti ad abbandonare la legittima e sovrana attività di pesca e di esplorazione energetica nelle acque rivendicate dalla Cina. A metà giugno, ad esempio, una nave cinese ha speronato un peschereccio vietnamita in acque contese, vicino alle Isole Paracelso, un arcipelago rivendicato sia dalla Cina sia dal Vietnam. Nel 2019-2020, Pechino ha continuato a fare infuriare Giacarta reclamando la sovranità sulle acque all’interno della zona economica esclusiva dell’Indonesia, un’area che conferirebbe a Pechino la sovranità sulle Isole Natuna che sono parte della sovranità indonesiana. A metà aprile di quest’anno, la Malesia è rimasta sconcertata nel vedere prendere forma le rivendicazioni aggressive della Cina, quando una nave cinese, insieme a diverse imbarcazioni della Guardia Costiera cinese, sono entrate nelle acque territoriali malesi, chiaramente all’interno della zona economica esclusiva della Malesia riconosciuta a livello internazionale.

È stato però lo speronamento del 9 giugno 2019 e il successivo affondamento di un peschereccio filippino al largo della Reed Bank, nel Mare delle Filippine, ad aver avuto delle ramificazioni geopolitiche. L’incidente è avvenuto poco dopo che il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha cambiato idea e ha deciso di mantenere un patto di difesa militare con gli Stati Uniti. La sua inversione di marcia ha permesso il continuo accesso degli Stati Uniti alle basi aeree e navali filippine, preservando così il trattato di difesa decennale tra Stati Uniti e Filippine, da considerare come un importante legame in qualsiasi barriera per contenere la Cina.

Visti i numerosi esempi di comportamento aggressivo tenuto dalla Cina nei confronti dei Paesi vicini, e con Taiwan che è stata ora apertamente minacciata, un’altra opzione degli Stati Uniti, già messa in atto, per dare corpo alla barriera militare contro la Cina, è quella di inviare più navi militari americane nella regione per rafforzare notevolmente la protezione del Mar Cinese Meridionale, dell’isola di Guam, dell’Ecuador e di qualsiasi altro possa essere messo in discussione.

Un piano diplomatico potrebbe contemplare la possibilità di chiedere all’Australia – che non solo è stata intransigente nonostante le pressioni cinesi, ma ha altresì rapporti amichevoli con tutti i governi dell’area – di ospitare un summit dei leader militari e politici della regione. Potrebbero partecipare rappresentanti di Stati Uniti, Giappone, India e Taiwan, consentendo alla nazione ospitante, l’Australia, di suscitare opinioni, e generare – si spera – l’impegno a contenere la minaccia.

Successivamente, gli Stati Uniti potrebbero inviare team politici e militari in diversi Stati della regione per discutere di accordi bilaterali di difesa. Tali intese bilaterali potrebbero col tempo essere collegate a organizzazioni multinazionali di difesa già esistenti, come il cosiddetto “Quad“, il Quadrilateral Security Dialogue tra Giappone, Australia India e Stati Uniti. A settembre, per la prima volta, tutti e quattro i membri del Quad probabilmente parteciperanno insieme in India alle esercitazioni militari Malabar. Questa barriera multinazionale per il contenimento potrebbe essere ulteriormente concretizzata da continue esercitazioni militari regionali, dalle vendite di armi, da programmi di scambio di addestramento militare e da una pianificazione operativa, come visite a porti, ad aeroporti e a basi militari. Ai Paesi potrebbe altresì essere ingiunto di annullare tutte le relazioni commerciali con la Cina. Perché finanziare il proprio nemico e renderlo più forte? Questo programma ha funzionato bene durante la “Guerra Fredda” del Mondo Libero con l’Unione Sovietica.

Ma perché questa iniziativa multinazionale sopravviva e si evolva in una formidabile struttura finalizzata a vanificare qualsiasi aspirazione territoriale cinese, gli Stati Uniti devono “assumere la leadership” guidando frequenti operazioni di “Libertà di Navigazione” negli stretti contesi e in altri corsi d’acqua sensibili per rafforzare la legittimità del diritto internazionale in alto mare. Alcune di queste operazioni di libertà di navigazione potrebbero essere condotte nello Stretto di Formosa (Taiwan) fra Taiwan e la Cina. Un’altra operazione potrebbe essere condotta nelle acque contese dello Stretto di Tokara e in quello di Miyako vicino al Giappone e alla Cina.

Un’altra mossa degli Stati Uniti, in coordinamento con gli Stati membri, sarebbe quella di estendere il programma esistente dell’accordo sulla condivisione dell’intelligence “Five Eyes“ (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda), quando riguarda la Cina, ad altri alleati, magari inizialmente l’India e il Giappone. Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero probabilmente essere preparati per un tentativo da parte della Cina di avviare un’azione provocatoria contro uno o più Stati della regione. In risposta, potrebbero inviare navi da combattimento per affrontare gli aggressori o salvare coloro che potrebbero avere bisogno di essere salvati.

Se Pechino dovesse rispondere alle attività di contenimento ricorrendo ad azioni militari più forti, la massiccia forza aerea e navale della Settima Flotta statunitense, che ha base a Yokouska, in Giappone, dovrebbe essere sufficiente per bloccare eventuali mosse aggressive cinesi. La Settima Flotta potrebbe anche essere notevolmente rafforzata dal Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, che ha sede alle Hawaii. Qualsiasi decisione che gli Stati Uniti intendono prendere per adottare la linea del contenimento militare della Cina come politica deve ipotizzare che la Cina potrebbe reagire. I leader cinesi sperano sicuramente che l’attuale avversione da parte dell’attuale amministrazione americana per il rischio di una guerra consentirà ai comunisti di conquistare il nuovo territorio con relativa facilità; gli Stati Uniti non dovrebbero nemmeno lasciar loro pensare a una possibilità del genere.

I portavoce degli Stati membri non dovrebbero esitare a dichiarare che è dovere imperativo dei Paesi liberi opporsi alle ambizioni universali del Partito-Stato totalitario della Repubblica popolare cinese e al suo obiettivo di eclissare gli Stati Uniti. Quest’obiettivo è stato reso abbondantemente chiaro nel 2019 nei media cinesi, come il People’s Daily, organo ufficiale del Partito comunista cinese, e Xinhua News Agency, che hanno invocato una “guerra di popolo“ all’America. La narrazione del Partito comunista cinese è che l’amministrazione americana minaccia tutto il popolo cinese. Un conduttore di CCTV, l’emittente tv di Stato cinese, ha aggiunto che “gli Stati Uniti combattono per avidità e arroganza”, ma la “Cina combatterà per un nuovo mondo”. Di certo lo farà, se la lasceremo fare.

Traduzione di Angelita La Spada

Tratto dal sito del “Gatestone Institute

Aggiornato il 24 agosto 2020 alle ore 13:15