L’escalation della crisi tra Grecia e Turchia, un problema mai risolto

La strategica ma non complessa vittoria del Regno d’Italia contro il moribondo Impero Ottomano avvenuta nel 1911-12 ha sancito, oltre che la conquista dell’area della Tripolitania e della Cirenaica, anche la liberazione del Dodecaneso e di Rodi dalla oppressione turca; ma l’assenza della costruzione di un seguito politico-diplomatico di matrice internazionale, non permise la realizzazione di un equilibrato assetto geopolitico, anzi, anticipò le rivendicazioni balcaniche.

La nuova crisi che sta esplodendo tra Grecia e Turchia è il frutto dei non risolti problemi dai vari Trattati, ultimo quello di Losanna (1923), a seguito della definitiva disintegrazione dell’Impero Ottomano; incertezze lasciate sospese durante la prima metà del secolo scorso, oggi diventati problemi cronici e virulenti.

Così, finché i fragili principi di laicità e di dialogo internazionale tracciati dal fondatore della Repubblica di Turchia (1923) Kemal Atatürk hanno retto, le dispute tra la Turchia e la Grecia sono rimaste gestibili, ma riesplose nel 1974 con la questione di Cipro, occupata dai turchi limitatamente alla parte nord, o come per gli isolotti greci di Imia, dove la Grecia issò la bandiera nazionale ma che per due volte, nel 1987 poi nel 1996, portarono i due ex Imperi, quello Bizantino e quello Ottomano ormai semi sovrapposti, ai ferri corti. Fatto sta che il nazionalismo greco è alimentato proprio da questo insanabile rapporto, che nemmeno l’Unione Europea, nella quale è entrata la Grecia nel 1981, è mai stata vicino a risolvere. Come si sa l’area del Mediterraneo orientale è ricca di idrocarburi; in questa regione si mescolano acque territoriali greche, turche, cipriote, libanesi, egiziane, israeliane e persino siriane, ed è da diversi anni oggetto di una vera e propria corsa agli idrocarburi. È proprio a causa di mai chiarite aree di competenza, di lacunose e vaghe regole di diritto internazionale, come di atteggiamenti lassisti nei riguardi della Turchia, che quest’area è diventata un teatro di contese territoriali e centro di forti attriti oggi tra Grecia e Turchia, ma già in precedenza tra Israele e Libano. Così a causa di una politica estera avventurosa ed a lungo termine sicuramente improduttiva di Recep Tayyip Erdoğan, non condivisa da molta parte dei turchi, Atene ed Ankara stanno conducendo esercitazioni militari rivali a breve distanza l’una dall’altra. Francia, Italia, Cipro ed Emirati Arabi Uniti si uniscono ovviamente alla “causa” greca, affiancando con i propri mezzi militari le navi elleniche con lo scopo di indurre Ankara ad adottare atteggiamenti più prudenti nei confronti sia di Atene che verso le pretese di diritti in acque non turche. Quindi gli Emirati che sono molto impegnati nella lotta al terrorismo islamico, hanno pessimi rapporti con il presidente turco, infatti hanno schierato quattro F-16 a Creta; mentre le forze francesi hanno posizionato la fregata Lafayette nell’area contesa, oltre a tre aerei Raf e un elicottero; mentre la portaelicotteri Tonnerre, che aveva preso parte ad una precedente esercitazione con Atene, ha proseguito la sua rotta alla volta di Beirut per portare aiuti umanitari prima del 1 settembre, data di arrivo in Libano di Emmanuel Macron.

Tuttavia, il Mediterraneo orientale appare più come lo scenario di una “commedia geopolitica” in quanto i compulsivi interessi di Erdogan per i giacimenti di gas sottomarini nell’area contesa, non potranno mai scaturire uno scontro bellico tra Turchia e Grecia, ma al massimo alzare il livello di adrenalina nel Mediterraneo orientale. In queste ore che vedono la marina turca mostrare i “muscoli” alla marina ellenica, ma anche ad i suoi alleati, in questa area marina con sovranità contesa, gli appetiti turchi sui giacimenti di gas sottomarino, uniti alle eclatanti conversioni di chiese turche in moschee e a prese di posizioni drastiche sugli accordi degli Emirati con Israele, fanno emergere l’egocentrismo patologico di Erdogan che lo porta a voler stare a tutti i costi al centro delle discussioni internazionali. Il presidente turco mercoledì ha messo in guardia la Grecia minacciando che “qualsiasi errore (della Grecia) porterebbe alla sua rovina” e ha annunciato che il suo Paese “prenderà tutto ciò che gli è dovuto nell’Egeo”; reputando un grave errore della marina greca avere trasmesso un Navtex, che è un sistema globale informativo telex di sicurezza e soccorso marittimo, prima dell’inizio delle manovre. Tutte queste dinamiche politico-militari sembra che abbiano fatto effetto, visto che il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha riferito che il suo Paese è pronto per il dialogo “senza precondizioni” imposte dalla Grecia, aggiungendo che fino ad ora era impossibile proprio a causa di queste “pre-condizioni”.

Tuttavia, Atene chiede alla Turchia di far cessare le minacce, ma soprattutto di ritirare dalla regione il suo sottomarino da esplorazione Oruç Reis con le fregate di supporto; in cambio il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha affermato in una telefonata-intervista con Donald Trump che è “pronto per una significativa riduzione dell’escalation a condizione che la Turchia interrompa immediatamente le sue azioni provocatorie. Il presidente degli Stati Uniti ha poi interloquito con Erdogan.

Oggi le divergenze tra Grecia e Turchia non sono solo nei giacimenti di gas in aree marittime contese, ma le possiamo riscontrare proprio sulla figura di Erdogan e del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis: ambe due hanno avuto consenso elettorale proprio giocando la carta del nazionalismo; inoltre la questione migratoria ha ulteriormente avvelenato le relazioni greco-turche, con la Turchia che spesso utilizza la Grecia, Paese membro dell’Unione europea, come leva di pressione per l’accaparramento di aiuti finanziari europei destinati al mantenimento agli oltre 3,5 milioni di rifugiati, soprattutto siriani, ospitati sul territorio turco. Tutto ciò non gioca a favore della pacificazione, ma probabilmente all’aspirante Sultano Erdogan non interessa.

Aggiornato il 31 agosto 2020 alle ore 11:01