“Charlie Hebdo”, aperto a Parigi il processo per la strage

Sono 14 gli imputati per complicità o sostegno logistico alla strage. A Parigi si apre il processo sulla mattanza jihadista dei redattori di Charlie Hebdo, compiuta il 7 gennaio 2015. La Francia ora prova a fare i conti con una ferita che ha sconvolto l’Europa intera. Il processo per gli attentati contro i giornalisti del settimanale satirico francese e il supermercato Hyper Cacher si è aperto davanti alla corte d’assise speciale di Parigi. Nei tre giorni di terrore seminati nella capitale e dintorni dai fratelli Kouachi e da Amédy Coulibaly, autori degli attentati, morirono 17 persone.

Tutti e tre gli autori della strage rimasero uccisi dalle forze speciali di polizia e gendarmeria. Sul banco degli imputati, 14 accusati, sospettati a diversi livelli di complicità e sostegno logistico agli autori materiali della strage, che segnarono l’inizio di un’ondata di attentati senza precedenti nel Paese. Il processo, che si svolge fra rigidissime misure di sicurezza, durerà fino al 10 novembre. In aula presenti numerosi sopravvissuti agli attentati e i giornalisti di Charlie Hebdo, che per l’inizio del processo ha ripubblicato le vignette blasfeme con le caricature di Maometto, che suscitarono le ire dei fondamentalisti islamici. Gli imputati sono in due gabbie di vetro attorniate da poliziotti con il volto coperto dai passamontagna.

“Non dobbiamo aver paura – ha dichiarato l’avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka – né del terrorismo, né della libertà. In fondo, lo spirito di Charlie è quello di rifiutare la rinuncia alle nostre libertà, la rinuncia a ridere o a essere blasfemi”. Oltre ai 14 imputati, sono accusati in contumacia Hayat Boumedienne, compagna di Coulibaly convertita al jihadismo e segnalata ancora alla macchia in Siria, e i fratelli Belhoucine, anch’essi scomparsi nei giorni che hanno preceduto le stragi e segnalati al confine iracheno-siriano.

 

Aggiornato il 02 settembre 2020 alle ore 15:43