Il rischio della “turchizzazione” della Libia

Stephanie Turco Williams vice capo della missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia, mercoledì 2 settembre ha notificato al Consiglio di Sicurezza che l’embargo sulle armi in Libia, imposto dal 2011, è stato un completo fallimento. Inoltre un recente rapporto delle Nazioni Unite, a mio parere non del tutto “neutro”, ha lamentato continui arrivi in Libia dei mercenari filorussi Wagner.

La Turco Williams nel suo ultimo resoconto afferma che: "circa 70 aerei sono atterrati negli aeroporti dell'est in appoggio all'esercito del maresciallo Khalifa Haftar; mentre sono stati inviati una trentina di aerei negli aeroporti nella Libia occidentale” a sostegno del governo di unità del Gna di Sarraj, ricordo inventato dalle Nazioni Unite; inoltre, la Williams, attesta che: "Nove navi mercantili sono ormeggiate nei porti occidentali a sostegno del Gna, mentre tre navi sono arrivate a beneficio delle forze pro-Haftar”; non è stato detto quale è il contenuto dei vari cargo, ma visto che imperversa una guerra ed una dimostrazione di forza, probabilmente non sono né quaderni, né penne, né giocattoli.  

Entro settembre dovrà essere rinnovato il mandato Onu sulla Libia, ma il suo totale fallimento potrebbe creare perplessità sulle modalità operative, in quanto se la missione percorrerà la stessa traccia della precedente è evidente l’inutilità della missione stessa. Il fallimento Onu è sicuramente suggellato dalla relazione della Williams che afferma di continuare a ricevere informazioni “su una presenza massiccia di mercenari e agenti stranieri, il che complica le possibilità di una futura soluzione del conflitto”. Lo schieramento internazionale in Libia, che la missione Onu non del tutto involontariamente è riuscita a causare, ha determinato la suddivisione della Libia più marcatamente di quella originata dai protagonisti interni, Sarraj ed Haftar; infatti continua la Williams: "I sostenitori stranieri stanno rafforzando le loro potenzialità nelle principali basi aeree libiche a est e ad ovest" , rimarcando la realtà ormai scontata di "una flagrante violazione dell'embargo sulle armi”. 

Va detto che ormai il governo del Gna di Sarraj, riconosciuto come sappiamo dalle Nazioni Unite, sta per essere pericolosamente fagocitato dalla Turchia di Erdogan, che sta soppiantando buona parte di quelle relazioni politico-economiche che erano esclusive delle Nazioni Unite, mentre l’Anl del generale cirenaico Haftar rafforza i suoi legami con l’Egitto, la Russia e gli Emirati Arabi Uniti, che ricordo da pochi giorni hanno aperto fruttuosi rapporti, soprattutto nell’ambito dell’acquisto di armi, con Israele. Il documento elaborato da esperti delle Nazioni Unite incaricati di controllare l'embargo riferiscono, come già accennato, di un incremento delle milizie mercenarie filorusse Wagner, ovviamente corredate dal relativo arsenale militare: “Le attività dei mercenari continuano e nel caso del gruppo Wagner, aumentano"; tuttavia non emerge da tale documento, probabilmente non parziale, che oltre i Wagner arrivano in Libia anche i mercenari siriani al soldo della Turchia, cosa forse data per scontata. Alcuni aspetti riservati di tale rapporto sono stati resi noti da un diplomatico che ha voluto mantenere l’anonimato, e che confermano molte violazioni dell'embargo sulle armi commesse da "Emirati, Giordania, Egitto, Turchia, Russia e Siria" .

Comunque Vasilij Nebenzia, ambasciatore russo all'ONU, durante una sessione pubblica del Consiglio di Sicurezza, ha respinto ogni accusa di ingerenza russa, dichiarando: "Non c'è un solo russo in uniforme in Libia". Per contro Kelly Knight Craft, ambasciatrice statunitense all’Onu, ha invece parlato della presenza di mercenari russi legati al governo russo, affermando che: "Non è opportuna la presenza di mercenari stranieri in Libia, incluso il gruppo Wagner affiliato al ministero della Difesa russo che combatte a fianco delle forze pro-Haftar ".

Il rappresentante della Francia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Nicolas de Rivière, ha chiesto, utopisticamente, in previsione della proroga della missione Onu, un rafforzamento della missione medesima, in modo che possa facilitare un possibile cessate il fuoco e rispettare meglio l'embargo delle Armi. 

Ad un anno dal decennale dell’infelice deposizione di Muammar Gheddafi, alla strategia Onu manca la pedina più importante, quella della nomina dell’inviato delle Nazioni Unite in Libia, ricoperta fino al marzo 2020 dal libanese Ghassan Salamé, che nonostante le sue comprovate capacità e conoscenze della questione libica e del mondo arabo, si è dimesso a causa di una palese dimostrazione di impotenza nell’operare tra le intricate maglie della politica libica, ma soprattutto di quelle internazionali con esse connesse.

Oltre agli interessi internazionali sulla Libia, ritengo che l’aspetto più critico sia la forte e dilagante presenza turca nell’ambito della Tripolitania di Sarraj, in quanto la capillare opera di turchizzazione avviata da Erdogan in Libia e nel Vicino oriente, sta interessando sia l’aspetto economico, come vediamo in Tripolitania e nelle acque del Mediterraneo orientale (risorse energetiche), sia quello politico, dove risulta che molti ministri del governo di Sarraj sono filo Turchi, e che il 28 agosto diversi pesi massimi della sfera politica del Governo di Tripoli, non filo-turchi, come il ministro dell'Interno Fathi Bachagha, sono stati emarginati dal potere; una sorta di epurazione, un brutto segnale per la Libia, ma un buon segno per la Turchia.

Aggiornato il 07 settembre 2020 alle ore 14:08