Joe Biden e Andrew Cuomo, i veri incendiari della campagna elettorale Usa

martedì 8 settembre 2020


Donald Trump ha sempre contraddistinto la propria azione politica anche attraverso un modo piuttosto schietto di rivolgersi alla nazione. Uno stile diretto e ben lontano da ciò che in Italia identifichiamo come politichese, accompagnato inoltre da qualche tweet impulsivo ed irruento, sul quale i democratici d’oltreoceano e tutti coloro i quali non hanno mai digerito fino in fondo la vittoria trumpiana del 2016, hanno marciato spesso, al fine di disegnare un presidente non tanto e non solo politicamente scorretto, bensì la figura di un leader arrogante ed inaffidabile. Anche i liberal americani, un po’ come la sinistra italiana ed europea, tendono a vedere la pagliuzza altrui senza accorgersi della trave presente nei loro occhi. Negli ultimi giorni sia Joe Biden che il governatore democratico dello Stato di New York Andrew Cuomo si sono resi protagonisti di dichiarazioni abbastanza inquietanti e di certo più insidiose delle eventuali uscite un po’ sopra le righe del presidente in carica, sebbene in pochi si siano scandalizzati. Si sa, ogni colpo di tosse di Donald Trump deve essere sezionato ed analizzato, mentre con i democratici si può essere anche di manica larga.

Lo sfidante dem Joe Biden ha affermato che Trump non potrà fermare l’ondata di violenza fomentata dagli elementi più estremi del movimento Black Lives Matter in diverse città americane, ultima delle quali Kenosha, nel Wisconsin. In sostanza, il sedicente moderato Biden lascia intendere quanto i disordini siano manovrati politicamente da settori non molto lontani dal partito democratico e vengano usati ed addirittura stimolati per compromettere in questi mesi la fine del primo mandato di Donald Trump. Si è trattato di un’intimidazione vera e propria ed è mancato solo che Joe Biden dicesse apertamente: “Caro Trump, il Black Lives Matter è nelle nostre mani e lo utilizzeremo fino a quando ci farà comodo, pertanto preparati pure a nuove violenze qua e là per l’America”. Chi è stato vicepresidente degli Stati Uniti e si candida a governare la più grande democrazia del mondo non può permettersi di parlare quasi come un capo-gang di Harlem. Egli dovrebbe augurarsi che la violenza cessi al più presto, indipendentemente dall’inquilino della Casa Bianca, ed iniziare a parlare di politica, presentando un’alternativa, legittima, a ciò che incarna il presidente uscente.

Andrew Cuomo, dal canto suo, ha suggerito a Trump, ai fini della sua incolumità fisica, di farsi scortare dall’esercito nel caso di una sua visita a New York. La boutade di Cuomo può persino risultare ridicola visto che il tycoon è newyorchese fin nel midollo e nella Grande Mela si troverebbe semplicemente a casa sua, ma anche quello del governatore è stato un grave tentativo volto a minacciare ed intimorire l’America che sostiene il presidente. Pare che il vantaggio di Biden su Trump si stia sgretolando giorno dopo giorno e a tal proposito forse gli americani si stanno rendendo conto di come le maggiori insidie per le fondamenta della democrazia a stelle e strisce alberghino più dalle parti del “moderato” Biden che nei pressi dello scorretto ed imprevedibile Donald Trump.


di Roberto Penna