Il Pentagono vuole ampliare la flotta in chiave anticinese  di Redazione

“Costruiremo una nuova flotta in modo tale da bilanciare le sfide di domani con le esigenze di prontezza di oggi e non creare una Marina vuota nel processo”. Lo ha detto il nuovo segretario della Difesa degli Stati Uniti Mark Esper. Il Pentagono ha un nuovo dichiarato obiettivo: ampliare e rafforzare la flotta della Us Navy per schierare entro i prossimi venti anni un’invincibile armata di quasi cinquecento vascelli. Tra questi saranno anche le nuove navi da battaglia senza equipaggio. I piani dell’ampliamento sono sulla scrivania di Esper e sotto l’esame del Congresso. Il motivo dell’accelerazione riguarda la Cina. Pechino da ormai un decennio vara navi da guerra ad una velocità impressionante, minacciando di rendere la Plan – Marina dell’Esercito Popolare di liberazione cinese – la forza navale più grande del mondo entro il 2030. L’obiettivo cinese, infatti, è quello di competere con gli Stati Uniti in numero di portaerei – simbolo della proiezione di potenza nel mondo – e non solo.

Secondo gli strateghi del Pentagono il futuro della Marina militare americana deve considerare un “aumento significativo” della sue unità da battaglia. La raccomandazione sarebbe quella di raggiungere una flotta di oltre 500 mezzi. Lo riportano alcuni documenti diffusi dal sito specializzato Defense News. L’espansione contemplerebbe anche dei cambiamenti alla base delle strategie navali: meno portaerei e unità di considerevole tonnellaggio a favore di imbarcazioni più piccole, governate anche dall’intelligenza artificiale. I team incaricati dal segretario alla Difesa americano starebbero elaborando una flotta che dovrebbero contare tra le 480 a 534 navi – considerato un aumento del 35 per cento delle dimensioni della flotta rispetto a quella attuale, che tra unità di superficie e sottomarine convenzionali conta di raggiungere una flotta di 355 navi entro il 2030. Un numero che, secondo i programmi di ampliamento promessi a Pechino dai suoi vertici militari, porrebbe Washington nell’imbarazzo di perdere il primato di forza navale più grande del mondo nel breve periodo.

Aggiornato il 29 settembre 2020 alle ore 14:24