Covid, un “particolare” rapporto della Cina con l’Africa

lunedì 19 ottobre 2020


In Africa il Covid-19, come già scritto, non sta causando il disastro umanitario da molte parti previsto, ma è una grande occasione per la Cina per penetrare ancora più a fondo nell’intimità della società africana. Gli allarmi che da marzo avevano allertato gli Stati africani su una imminente devastante epidemia hanno dato la possibilità alle strategie cinesi nel continente, di avvicinarsi ancora di più a molti capi di Governo ed a varie associazioni africane con lo scopo di sostenere, con donazioni, gli sforzi per affrontare e combattere il Covid-19.

Infatti la Cina, che ha immensi interessi in Africa e che gestisce direttamente vaste regioni, ha donato, sin da subito, attrezzature mediche all’Unione africana e a tutti i Paesi africani che hanno rapporti diplomatici ed economici con essa. Anche gruppi di specialisti cinesi, che stanno cooperando in simbiosi con specialisti africani, svolgono un ruolo attivo nella lotta al Covid-19. Questo è solo un piccolo aspetto delle relazioni Cina-Africa, che si basano, come ritenuto dai partener africani, sull’uguaglianza, la fiducia e sostegno reciproco. I legami sono stati rafforzati proprio dal Coronavirus, poiché le due parti hanno affrontato insieme lo scenario che la minaccia di questo virus prometteva. Già a giugno il presidente cinese Xi Jinping aveva presieduto un vertice tra Cina ed Africa, a cui parteciparono molti leader del continente e organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sulla stessa traccia di trasparenza e cooperazione, giovedì 15 ottobre ambasciatori e diplomatici provenienti da 50 Paesi africani hanno visitato a Pechino (Běijīng) i laboratori della Sinopharm dove è operativo lo sviluppatore cinese del vaccino Covid-19, Cnbg. Ricordo che la Sinopharm è una società statale ed è classificata tra le maggiori aziende mondiali con uno dei fatturati più elevati in ambito farmaceutico. La visita è stata un evento importante per la diplomazia africana, ma anche per gli interessi cinesi, ed ha prodotto un rafforzamento della fiducia, sottolineata anche da James Kimonyo, ambasciatore ruandese in Cina, che è rimasto favorevolmente impressionato dall’ampiezza degli studi scientifici sulle malattie, soprattutto endemiche dell’Africa, dichiarando: “È rassicurante vedere la portata delle strutture e l’esperienza che questo laboratorio di Sinopharm ha accumulato nel tempo, sviluppando vaccini contro la poliomielite, la febbre gialla, il vaiolo e molte altre malattie che sono state curate o prevenute grazie a loro. Per noi è quindi una rivelazione. È rassicurante e speriamo di avere presto i vaccini”.

Così come l’ambasciatore della Sierra Leone, Ernest Mbaimba Ndomahina, che ha auspicato un aumento della cooperazione con la Cina ed un percorso agevolato per i rapporti commerciali, affermando: “Abbiamo imparato così tanto sulla grandezza della Cina, su come sta andando avanti e facendo progredire questa grande nazione e su come sta garantendo la sicurezza sanitaria dell’Africa. Penso che questa cooperazione possa aiutare l’Africa”. È stata unanime la considerazione dell’impegno cinese in Africa, ribadito da tutti i rappresentati diplomatici africani come ha confermato anche Inoussa Moustapha ambasciatore del Niger in Cina.

Indubbiamente lo Stato cinese ha ricoperto il ruolo di garante di amicizia per le numerose aziende private cinesi che hanno contribuito alla lotta al virus con donazioni soprattutto al Senegal, che ricordo ha il più sofisticato laboratorio scientifico africano, il Pasteur di Dakar. Tale operazione umanitaria ed economico-diplomatica è stata sottolineata anche in una recente intervista rilasciata a Xinhua, la più importante delle agenzie di stampa nazionali cinesi, da Aly Diouf, responsabile del servizio politico e internazionale del quotidiano The Sun.

Dall’inizio della pandemia il Governo cinese ha donato più di 400 tonnellate di forniture mediche in Africa; migliaia di copriscarpe, tute e occhiali protettivi N95, maschere chirurgiche, termometri a infrarossi, guanti e quanto altro necessario; inoltre circa 200 esperti cinesi hanno formato più di 20mila unità di personale sanitario africano. Quello che maggiormente emerge dall’ascolto degli interventi dei rappresentanti africani espressi nella sede Sinopharm Cnbg di Pechino, avvenuti giovedì scorso, è quel senso di trasparenza, uguaglianza, cooperazione e fiducia. Tale convinto credito manifestato dai delegati africani, impressioni e testimonianze che raramente si avvertono nei meeting afro-occidentali, mostra decisamente un approccio diverso tenuto dalla Cina verso l’Africa. Tutto ciò si traduce, nonostante critiche e tentativi di sabotaggio, in risultati più importanti e collaborazioni meno conflittuali e più durature (dovute anche ad una storia diversa). In ogni modo non bisogna mai dimenticare la funzione di quel bellissimo manufatto greco che era il Cavallo di Troia.


di Fabio Marco Fabbri