I diritti umani in Africa, una partita mal giocata

Bruno Josvah Randrianantenaina è un politico e diplomatico malgascio; deputato d’opposizione nel Parlamento del suo Paese, ha cercato di trovare, nel corso della sua carriera, una via di pacificazione dei conflitti politico–istituzionali che hanno travagliato il Madagascar, dal momento della Seconda Repubblica a oggi. Come diplomatico ed economista ha operanto e opera, oltre che nella terra natale, soprattutto, in Europa e in particolar modo in Francia e in Italia. È stato il promotore di diverse campagne di sensibilizzazione sui problemi dell’Africa e, in particolare, del proprio Stato, tra i quali: la lotta alla corruzione, all’indebitamento, il vassallaggio dei paesi africani a potenze straniere, il mancato sviluppo economico e sociale.

Alla luce della sua lunga esperienza professionale, potrebbe sintetizzare i mali che attualmente colpiscono lAfrica e lAfrica Orientale in particolare?

Il male principale si può ravvisare nella mancanza di uno “Stato di diritto”, in una parte del mondo ove i dirigenti non sono uomini di Stato, ma sovente solo emanazione del potere.

Nello scenario da lei delineato ravvisa lesistenza di un vulnus imputabile allingerenza del mondo occidentale, post colonialista?

Certamente, senza dubbio alcuno. La forma attuale di Repubblica potrebbe garantire un livello di democrazia basico, essenziale, ma anch’essa per potersi realizzare necessiterebbe di un quadro avulso anche da archetipi neo-colonialisti.

Quali sono le criticità maggiori ravvisabili a suo giudizio nella sua terra: il Madagascar?

Il Madagascar è una nazione che ha grande potenzialità e risorse. Purtroppo, regna la mediocrità, sia nella politica che negli affari che gestisce il Paese. L’alternanza democratica, al potere, in seguito alle elezioni nel tempo espletate, è sempre stata caratterizzata dalla conflittualità. Tutto questo per mancanza del concetto di Nazione, nell'ambito di un sistema democratico, di fatto difficile da attuarsi.

I diritti umani, sanciti, dalla Dichiarazione universale dellOnu vengono rispettati? Ove non fosse, in quali campi si riscontrano le maggiori violazioni?

Tenendo conto delle mie precedenti risposte è ovvio che diversi diritti non sono assolutamente rispettati o, addirittura, vengono ignorati, tanto in campo pubblico, che nel normale vivere “civile”.

Importantissime istituzioni quali Amnesty International, Unicef, Fao, l’ambasciata del Madagascar e le altre strutture presenti coadiuvano, il processo di emancipazione del Paese?

Le presenze di istituzioni internazionali sono numerose, ma i risultati sono relativi, per fattori endogeni; chi amministra il potere pubblico in Madagascar, non mostra una condotta esemplare nel promuovere o rispettare la crescita del Paese e del popolo.

Tra le note dolenti spesso denunciate emerge un vetusto e poco garantista sistema carcerario. Può fornirci qualche dettaglio in merito?

Preferisco rispondere evidenziando semplicemente la gravità della situazione. Da noi i carcerati sono ridotti in condizione subumana: uomini prossimi alla condizione di schiavitù. Il sistema penitenziario diviene un apparato malvagio, non risarcitorio delle colpe commesse, né educativo, – tramite l’applicazione, con tempi e metodiche idonee, della giusta pena, né comporta il reinserimento di soggetti che hanno, a volte commesso solo blandi reati.

Sul punto (funzione del processo e della pena – umanizzazione delle prigioni) quale progetto e quali Enti potrebbero fornire delle linee guida per un reale miglioramento della situazione di fatto e di diritto?

Vorrei approfittare della presente intervista per attirare l’attenzione dei lettori sulla necessità della strutturazione e dotazione di procedure e strumenti idonei, di una istituzione “para pubblica” per ogni Stato che ne avesse necessità, come il Madagascar. Non ritengo che, in un quadro vetusto, privo del senso dello Stato e della sensibilità civica, come nel territorio de quo, una riforma carceraria possa essere attuata. Le linee guida dovrebbero mirare a modificare, in primis, un codice d’impianto napoleonico e quindi obsoleto, inoltre, dovrebbero tendere all’applicazione e al rispetto di una giustizia diversa, in ossequio ai diritti umani.

Dove in Italia fosse predisposto un progetto sul punto riforma giudiziaria e carceraria, in nome del valore della libertà e della dignità propria ad ogni vivente, la medesima potrebbe avere una qualche possibilità di riuscita? Quale potrebbe essere il suo ruolo in ciò?

Ben venga sia come iniziativa bilaterale, con l’Italia come paese pilota, oppure come un’azione multi-direzionale di stampo europeo, ove vi sia il concorso di molteplici contributi. Sia in un caso che nell’altro il fine dovrebbe essere lo stesso. Da parte mia, se si concretizzasse un’iniziativa di tal genere, me ne farei promotore, attivandomi con diverse iniziative per stimolare il nostro governo e incentivarlo al varo di idonee riforme.

Aggiornato il 04 dicembre 2020 alle ore 11:25