In Italia l’Ombudsman dell’Azerbaigian: intervista a Sabina Aliyeva

venerdì 3 dicembre 2021


Un’importante iniziativa sui diritti umani e il mondo dell’analisi dei conflitti lega Italia e Azerbaigian. Il 2 dicembre si è svolta una conferenza stampa, presso la Camera dei deputati della Repubblica Italiana, con l’autorevole partecipazione di Sabina Aliyeva, commissaria ai diritti umani della Repubblica dell’Azerbaigian (Ombudsman), in visita a Roma. Inoltre, il primo dicembre Sabina Aliyeva ha partecipato alla tavola rotonda organizzata dalla Federazione italiana diritti umani con la presenza del presidente, Antonio Stango. La rappresentante dell’Azerbaigian è attiva da decenni sul fronte delle istituzioni democratiche, della cooperazione internazionale e tutela dei diritti.

Laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Baku e poi specializzata anche in relazioni internazionali all’Accademia di Amministrazione Pubblica presso il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Sabina Aliyeva vanta la partecipazione ad una serie di conferenze internazionali in Cina, Austria, Gran Bretagna e Grecia. Ha partecipato ad una serie di iniziative organizzate dall’Assemblea parlamentare della Comunità degli Stati Indipendenti (Cis). Inoltre, vanta l’attiva partecipazione ai corsi di formazione dedicati ai legali difensori delle istituzioni democratiche “Legal Dialogue for Legal Transformation” in Germania e al seminario “Leadership and Strategic Managerial Skills” svoltosi in Francia alla School Business di Sorbonne. Nel tentativo di comprendere l’attività e l’attualità della sua azione, approfondiamo le nuove sinergie democratiche che vanno istaurandosi con l’Italia.

Italia e Azerbaigian. Una lunga amicizia diplomatica. Qual è lo scopo principale della Sua visita?

Lo scopo principale della nostra visita in Italia è fornire informazioni all’Italia sui crimini di guerra e sulla violazione delle norme e dei principi del diritto internazionale umanitario commessi dall’Armenia sia durante la prima che la seconda guerra del Karabakh. Inoltre, ho consegnato, nel corso degli incontri, report e dossier specifici, argomentati e ben descritti, su quanto avvenuto durante il conflitto.

Quali figure istituzionali ha incontrato durante la sua missione in Italia?

Un ricco programma di incontri istituzionali, con un’udienza presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato alla presenza del presidente della stessa, il senatore Sergio Fede, una successiva conferenza stampa alla Camera dei deputati insieme con il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, un incontro con il presidente della Commissione Esteri della camera Fassino e una tavola rotonda con il presidente della Federazione italiana diritti umani, Antonio Stango.

Cosa riportano i documenti che ha menzionato e consegnato alle istituzioni italiane e Ngo?

I report che abbiamo consegnato alle organizzazioni internazionali testimoniano la presa di mira da parte dell’Armenia della popolazione civile e il continuo danneggiamento delle nostre infrastrutture, dei monumenti religiosi e storici e delle strutture educative e sanitarie nelle città azerbaigiane di Naftalan, Tartar, Ganja, Barda, Aghjabadi, Fuzuli, Beylagan, Mingachevir e in altre aree, senza dimenticare gli insediamenti civili, nonché le violazioni dei diritti del fanciullo durante la guerra, la tortura dei prigionieri e degli ostaggi azerbaigiani, il problema delle mine antiuomo nei territori liberati e la politica di odio contro gli azerbaigiani. Questi stessi documenti sono stati già consegnati a numerose organizzazioni internazionali, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, all’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, all’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, all’Unicef, all’Unesco, ai leader dell’Unione europea, del Consiglio d’Europa e dell’Osce, all’Istituto Internazionale dell’Ombudsman, all’Istituto europeo dell’Ombudsman, all’Associazione Asiatica degli Ombudsmen, all’Organizzazione della cooperazione islamica e all’Associazione degli Ombudsman e dei suoi Stati membri, alla Commissione Indipendente e Permanente per i diritti umani dell’Organizzazione della cooperazione islamica, alla Rete dei difensori civici per i diritti dei bambini nell’Europa, all’Ufficio internazionale per la pace e agli istituti nazionali per i diritti umani di vari paesi, alle ambasciate della Repubblica dell’Azerbaigian all’estero e alle ambasciate degli paesi esteri nella nostra repubblica, alle organizzazioni della diaspora azerbaigiana, nonché a varie comunità e confessioni religiose.

Qual è la situazione umanitaria nei territori liberati dell’Azerbaigian?

Durante le nostre ispezioni, nell’ambito delle missioni conoscitive realizzate nei territori liberati dall’occupazione, è stato assodato che la distruzione da parte dell’Armenia degli edifici residenziali, delle strutture civili, dei monumenti religiosi, culturali e storici dell’Azerbaigian, tra cui moschee, cimiteri, edifici teatrali e museali, il rifiuto di fornire mappe accurate delle mine nel territorio azerbaigiano, l’uccisione e il ferimento delle persone a seguito dell’esplosione di queste mine ha un impatto negativo e molto grave sulla situazione umanitaria in quelle zone.

Può indicarci l’esito delle verifiche da parte degli Ombudsman o delle organizzazioni per i diritti umani che operano all’estero?

Dopo l’inizio della seconda guerra del Karabakh, sono state condotte indagini istituzionali nei territori dell’Azerbaigian liberati dall’occupazione e contemporaneamente sono state invitate nel nostro paese numerose organizzazioni internazionali e gli ombudsman dei paesi esteri, al fine di condurre indagini indipendente. Alcune delegazioni internazionali hanno effettuato delle visite accurate e sono state testimoni oculari della realtà effettiva, preparando dei rapporti sui dati raccolti. Ad oggi, abbiamo condotto un totale di dieci visite conoscitive in queste aree, e le varie organizzazioni hanno già preparato ampie relazioni sui risultati della loro missione conoscitiva, presentandole ufficialmente alla comunità internazionale.

Focalizziamo l’attenzione sul problema spinoso delle mine. Qual è la situazione attuale su tale tema?

Sfortunatamente, la parte armena, che si è rifiutata di consegnare all’Azerbaigian mappe accurate delle aree minate, oltre a rappresentare una seria minaccia per la vita e la salute umana, ostacola simultaneamente, l’attuazione di importanti progetti istituzionali che prevedono lavori di restauro e ricostruzione nei territori liberati dalla recente occupazione. In tal modo, la controparte dimostra apertamente una mancanza di rispetto nei confronti della comunità internazionale, violando il principio di divieto di condurre attacchi indiscriminati sancito dal diritto internazionale umanitario e dai requisiti del I Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949. Ciò è ulteriormente dimostrato dal fatto che dal 10 novembre 2020 ad oggi, nei territori liberati dall’occupazione, 7 militari e 27 persone civili sono morti in seguito all’esplosione di mine e 101 militari e 43 persone civili hanno subito lesioni di vari livelli a causa di tali danni. Naturalmente, tali casi, che raffigurando una seria minaccia per la vita e la salute, portano a gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà, rappresentando un serio ostacolo alla pace duratura nella regione.

Inoltre, vorrei anche accennare al grave problema delle persone scomparse durante la prima guerra del Karabakh e nel periodo successivo: 3.890 persone, la maggior parte delle quali civili. Abbiamo persino famiglie che fino ad oggi non possono ottenere alcuna informazione. Questi numeri coincidono con i dati del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Sebbene l’Azerbaigian e le organizzazioni internazionali abbiano chiesto informazioni sulle persone disperse, l’Armenia continua a rifiutarsi di fornire informazioni. Abbiamo indirizzato appelli all’Onu, al Consiglio d’Europa, al Comitato internazionale della Croce rossa e ad altre organizzazioni internazionali e regionali competenti, in merito a gravi violazioni delle norme del diritto internazionale e delle regole del diritto umanitario nei confronti di prigionieri, persone scomparse e ostaggi, nonché ai fatti relativi a torture, comportamenti umilianti e altre violazioni umanitarie. Colgo l’occasione per lanciare un appello alla comunità mondiale perché ci assista nell’ottenimento di informazioni precise, capire il destino dei nostri connazionali prigionieri, i dispersi e gli ostaggi degli ultimi anni, per il ritorno di coloro che sono rimasti vivi e per la consegna dei resti di coloro che sono deceduti.


di Domenico Letizia