L’emergenza lungo i confini dell’Ucraina

venerdì 17 dicembre 2021


Nuovi venti di guerra fredda spirino sul Donbass, tra la Russia e l’Ucraina, la visione occidentale del mondo e l’autoritarismo russo contemporaneo. Le ultime settimane vedono la frontiera europea minacciata dal colosso post-sovietico e riuscire a raggiungere un accordo diplomatico sembra sempre più difficile. Il segretario di Stato americano ha chiaramente accusato Mosca di preparare azioni militari e iniziative di propaganda contro l’Ucraina e il Cremlino non ha smentito. Un conflitto reale e “ricco di fake news” che continua a preoccupare l’opinione pubblica internazionale, le organizzazioni non governative, la comunità ucraina e che nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, ha già causato 13mila morti. Le frontiere dell’Europa sono minacciate costantemente e l’attenzione europea inizia ad essere davvero capillare poiché l’emergere di nuove instabilità e la costante violazione del diritto internazionale in casa europea è divenuto inaccettabile. Anche l’Italia prova a capire come intervenire, provando ad implementare il dialogo, la conoscenza dei fenomeni in gioco, la diplomazia e l’affermazione dei diritti.

Il 16 dicembre si è svolta presso la Sala Stampa della Camera dei deputati un’importante conferenza, intitolata “Il rischio di un’estensione dell’aggressione russa contro l’Ucraina, la questione della Crimea e il ruolo dell’Ue”, organizzata da alcune personalità politiche e organizzazioni non governative, per richiamare l’attenzione nazionale e istituzionale sulle nuove dinamiche che giungono dai confini dell’Europa. La presenza ai lavori di Eskender Bariiev, presidente del Crimean Tatar Resource Center e di Olga Tokariuk, giornalista, corrispondente freelance dell’agenzia Efe a Kyiv, ha consentito di comprendere come la società civile ucraina e i cittadini lungo il confine stanno vivendo tale drammatica situazione, evidenziando la continua violazione della dignità umana che le autorità militari e le milizie finanziate dai russi continuano a provocare nel territorio ucraino.

Una situazione che suscita clamore internazionale anche se l’azione dell’Europa continua ad apparire debole e non organizzata, una problematica che dal marzo del 2014 continua ad emergere, un colpo di stato che ha avuto luogo nei territori dell’Ucraina, innescando un’occupazione dei territori e la diffusione di un referendum senza regole e senza il rispetto delle convenzioni internazionali. Mosca ha ribadito più volte che gli abitanti della penisola hanno votato nel pieno rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite e hanno compiuto “una scelta consapevole a favore della Russia”.

L’Ucraina e molte istituzioni europee continuano a battersi, anche in termini di comunicazione e di contrasto alla propaganda del Cremlino, per rivendicare la Crimea quale territorio ucraino che risulta temporaneamente occupato. Della stessa posizione sono gli Stati Uniti. Ricordiamo che in seguito all’annessione illegale delle regioni ucraine, Kyiv portò Mosca davanti alla Corte europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) e nella successiva sentenza europea si attribuiva alla Federazione Russa la responsabilità per le violazioni dei diritti umani in Crimea. Le autorità ucraine continuano a diffondere notizie sull’attualità dei luoghi occupati, chiedendo all’Occidente democratico e rispettoso delle regole internazionali di intervenire, inasprire le sanzioni, chiedere il rispetto dei confini, pace e tutela della dignità umana. Recentemente, Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dell’Ucraina, ha ribadito con forza e determinazione che “quaranta gruppi tattici di battaglioni sono pronti per essere schierati come parte offensiva. Il numero delle forze militari russe lungo il confine della regione occupata di Donbass e in Crimea è registrato attorno alle 115mila unità, 93mila truppe terrestri e 22mila unità per forze navali e aeree”.

Dinamiche geopolitiche e militari che vedono un attivismo anche della comunità dei giornalisti e degli esperti di comunicazione che tentano di richiamare l’attenzione dell’Europa sulla costante violazione umanitaria che le truppe russe continuano a perpetuare nei confronti dei cittadini ucraini. Un discreto successo ha attenuto il portale digitale di informazione multimediale Izolyatsia: must speak che pubblica prove sui crimini giuridici commessi e sulla prigionia illegale che le truppe russe stanno facendo vivere ai cittadini ucraini, sensibilizzando l’opinione pubblica e avviando campagne di finanziamento per iniziative di solidarietà e beneficenza. La situazione è altamente instabile e a fine novembre, il ministro degli Esteri dell’Ucraina aveva lanciato un briefing online con i media europei per approfondire la politica estera dell’Ucraina, chiedere aiuto al mondo europeo, dimostrare al mondo l’intensificazione degli armamenti russi lungo la frontiera e chiedere azioni concrete. Il ministro ucraino aveva chiaramente ribadito che “l’aggressività della Russia sia in ambito diplomatico che militare è aumentata significativamente nelle ultime settimane”.

L’Europa tenta di reagire e attualmente sono in corso lavori e riunioni tra diverse capitali e istituzioni europee per sviluppare un pacchetto completo di deterrenza per la Russia, includendo pressioni politiche e diplomatiche, ulteriori blocchi e risposte economiche in caso di espansione dell’aggressione russa e un elenco di esigenze specifiche per modernizzare le forze armate ucraine. Gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina nel garantire la sicurezza nella regione del Mar Nero, come sostenuto dal segretario statunitense della Difesa Lloyd Austin, recentemente in visita ufficiale a Kyiv, per un colloquio con il ministro della Difesa ucraino, Andrey Taran.


di Domenico Letizia