Ucraina, venti di guerra (falsi?): ma il vero obiettivo è l’Europa

Le migliori truppe russe oggi stanno in Italia più che sul confine con l’Ucraina. Sono bene armate e non sono ballerine del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha conferito troppe onorificenze ad alcuni oligarchi di Vladimir Putin. Si dividono in persone che legittimamente ritengono utile avere buone relazioni col Cremlino, mentre un gruppo di persone ha forse trovato fede, pane e una militanza web a Mosca piuttosto che a Milano. Il rischio di una guerra armi in pugno è stato ieri declassato da Alexey Danilov, segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina, con queste parole: “Non vediamo segnali di un massiccio attacco da parte della Russia”. Quindi tutti a casa, visto che parliamo di un teatro di guerra più shakespeariano che reale?

Niente affatto. La Guerra Calda in Ucraina nasconde un conflitto più ampio. Infatti, se l’obiettivo immediato di Putin riguarderebbe Odessa e la costa ucraina del mar Nero, lo scontro vero interessa l’Europa. Non è quindi solo l’Ucraina a rischiare un’invasione militare russa, ma tutta l’Europa che da soggetto geopolitico attivo rischia di scadere a terra di conquista economica e strategica, i cui confini esatti rischiano di essere ridefiniti. Siamo quindi a una nuova spartizione, una nuova Yalta soffusa e invisibile?

Premesse

1 - L’operazione (eventuale) russa in Ucraina “Sciame di fuoco” va pesata con le parole di Lee Kuan Yew, il primo ministro della Repubblica di Singapore, geopolitico di genio: “Gli interessi nazionali dei diversi paesi vanno divisi in due categorie: le questioni marginali e le questioni fondamentali. La differenza è che, per le questioni marginali, sarebbe una follia per un paese entrare in guerra, mentre per le questioni fondamentali, sarebbe per il medesimo paese una follia non entrare in guerra”. Questa citazione tratta da Difesaonline.it ci deve far capire che se per l’Europa apparentemente non ha senso morire per Kiev, la nuova Danzica, per la Russia Kiev non è marginale.

2 - I giochi per assoggettare aree fisiche o economiche sono comuni a tutti gli attori internazionali. Non è quindi accettabile dire che tutto ciò che fa la Russia sia illegittimo a priori.

3 - C’è chi ritiene (con motivazione serie o con lo spirito di chi tratta la tastiera come un caccia Sukhoi Su-57) che la Russia sia una vittima degli Stati Uniti, che vogliono ricolonizzare l’Europa e prendere il potere mondiale (i social sono pieni di commenti simili in queste ore). Per loro c’è un’obiezione poco discutibile: le truppe di Putin hanno già invaso l’Ucraina con le armi in pugno nel 2014. Da allora la Crimea e il Donbass, regione dell’Ucraina, sono parte della Madre Russia.

Se Mosca vuole soltanto impadronirsi di un’altra fetta dell’Ucraina, ritenendo realistico che l’obiettivo di Sciame di fuoco sia conquistare la zona sud fino a Odessa e ai confini con la Transnistria, possiamo pensare ad accordi diplomatici e dare a Putin ciò che vuole. Arrivare a una pacificazione tra Occidente e Russia sarebbe molto utile alla Nato, dato che si potrebbe così sfasciare l’alleanza implicita/esplicita tra Mosca, Pechino e Teheran. In quel caso però come minimo Putin dovrebbe dare garanzie su alcuni punti. Lo scenario ideale di un’alleanza euro-russa deve necessariamente prevedere:

- che Putin si rassegni a una democrazia autoritaria, piuttosto che continuare con un’autocrazia peggio che autoritaria;

- che la Russia flirti con l’Europa solo in senso commerciale, rinunciando a un assoggettamento politico soft o hard power. Ovvero che l’Europa abbia un’unità politica fino allo stretto di Bering (geograficamente è così almeno fino agli Urali), tarpando le ali a Cina e Iran, che al momento fanno parte di un fronte poco commendevole (vedi il recente supporto cyberwar russo all’Iran, e vedi soprattutto il silenzioso supporto della Cina a una futura bomba atomica dell’Arabia Saudita).

Ai punti di cui sopra dobbiamo aggiungerne un altro: la politica aggressiva della Nato ha senso? Ovvero, ha ragione chi pensa al si vis pacem, para bellum come viatico per la pace, oppure è preferibile la ricerca di mediazioni e accordi? Coi sorrisi rischiamo però di finire come gli Alleati a Monaco nel 1938, quando Neville Chamberlain concesse ad Adolf Hitler altri anni buoni per rinforzare il proprio esercito.

Dati certi e incerti

- Oggi circa 130mila soldati russi sono dispiegati ai confini con l’Ucraina;

- Il 43 per cento degli ucraini parla russo in casa propria, e il 29% è di origini russe (in buona parte in seguito alla pulizia etnica e agli spostamenti imposti da Stalin);

- Il Governo ucraino e la popolazione sono preda del nazionalismo endemico in quella nazione. Si vedano le responsabilità nell’eccidio di Babji Jar;

- Il Regno Unito ha inviato a Kiev 2mila lanciamissili anticarro e 30 soldati dei gruppi speciali. Supporto ulteriore arriverà dall’Australia e dai Paesi Baltici. Recep Tayyip Erdogan si piazza con l’Occidente consegnando all’Ucraina i suoi droni da combattimento Bayraktar TB2;

- Le sanzioni, che sono la sola arma concreta in mano di Joe Biden e della Unione europea nello scacchiere ucraino, non sembrano – allo stato – particolarmente efficaci. Bloccare Nord Stream 2 è un bagno di sangue per la Germania ma non per la Russia. Idem l’espulsione della Russia dal sistema bancario Swift. Mentre l’Europa resta come un merluzzo surgelato in attesa di sciogliere i suoi dubbi amletici, la questione va avanti, il che giustifica le preoccupazioni dei mercati e delle cancellerie mondiali.

Se a Bruxelles continua la sagra degli ibernati, Vladimir Putin invece nuota in Europa come un merluzzo sui banchi di Terranova: il presidente russo ha invitato i Ceo della maggiori imprese italiane (Eni, Barilla, Pirelli, Unicredit, Enel, Snam) a una sua videoconferenza organizzata dalla Camera di Commercio italo-russa. Altro che incontri al vertice e bla bla: Putin indubbiamente sa fare business come Jeff Bezos o Elon Musk, anche se usa i mezzi che sappiamo, e comunque sia l’import commerciale dalla Russia in Italia tra gennaio e ottobre 2021 è stato di +49,3 per cento. Intanto, navi russe e americane si fronteggiano sul mar Nero: saranno pure prove di forza, ma certo non è bene far finta di nulla.

Aggiornato il 26 gennaio 2022 alle ore 12:00