Vladimir Putin, un mediocre agente del Kgb

mercoledì 27 aprile 2022


Vladimir Putin è in difficoltà? Analizzando anche superficialmente l’operazione russa in Ucraina e distaccandoci dalla imbarazzante propaganda multilaterale che tende a creare buoni e cattivi, giusti e ingiusti, quello che risulta chiaro è che la “lama di Putin” non è molto affilata. Dal punto di vista militare è ormai evidente che, anche se la Russia è una potenza nucleare con alcune migliaia di ordigni atomici, nella guerra combattuta con gli “scarponi” presenta delle lacune. L’affondamento dell’incrociatore Moskva, l’abbattimento di numerosi aerei, la distruzione di decine di blindati, il ritiro delle truppe russe dalla regione di Kyiv, i cento giorni di guerra combattuta con una supremazia non netta, i ventimila soldati russi morti in due mesi – in Afghanistan in dieci anni erano deceduti diecimila – e gli effetti delle crescenti sanzioni, mostrano che l’offensiva orchestrata da Putin in Ucraina sta subendo battute d’arresto.

È evidente che il presidente russo sta cercando di minimizzare e nascondere questi non successi. Anche questa guerra, come quasi tutte quelle celebrate dal 1945 in poi, iniziando dalla Guerra fredda (1947-1991) che ha visto poi coinvolti la Nato (1949) e il Patto di Varsavia (1955-1991), conducono in un pantano ormai conosciuto e affrontato con consapevolezza dagli attori in scena. La Russia finora e dopo la negativa esperienza afghana (1979-1989) ha avuto un ruolo dove l’ostentazione dell’immagine di superpotenza le bastava a mettere intorno a un tavolo i contendenti: ricordo solo l’ultimo caso, la guerra nel Nagorno-Karabakh. Ma rammento anche che da quando Putin è salito al potere, nel 2000, Cecenia, Georgia, Siria e ora Ucraina hanno riempito il suo “programma politico”. Adesso gli sviluppi della guerra in Ucraina, che sta assumendo una “fisionomia fangosa”, sembrano porre sempre più in difficoltà le truppe russe che attualmente sono concentrate nell’est e nel sud del Paese, ma stanno mettendo anche in difficoltà lo stesso Vladimir Putin.

Tale condizione del presidente russo è stata sottolineata venerdì scorso da Sergei Jirnov, ex spia russa del Kgb, il principale servizio di intelligence dell’Urss, autore di “The Scout”, durante una interessante intervista all’emittente televisiva francese Bfm-Tv. Sergei Jirnov ha avuto una formazione spionistica per infiltrarsi agevolmente nelle Amministrazioni occidentali e nel 1984 frequentava, insieme a Putin, lo stesso istituto di formazione degli agenti del Kgb. Dal 2001 si è rifugiato in Francia, dove ha pubblicato diversi libri, tra cui “L’Éclaireur”, pubblicato il 3 marzo da Éditions Nimrod. Jirnov, ha tracciato il profilo di Putin da ex collega, dichiarando che “oggi Putin è solo e non ascolta nessuno”. Successivamente ha percorso la stessa strada di Putin e ha spiegato come il presidente russo ragioni e agisca. Secondo Jirnov, Vladimir Putin è diventato “paranoico, con tendenze psicopatiche”, “odia gli incontri, perché mettono insieme più persone e quindi più testimoni”. In breve, Jirnov – descrivendo le attività che si svolgevano nell’Istituto del Kgb – ha precisato che uno dei principali esercizi era quello di sapere mentire. Putin fu poi assegnato a Leningrado, oggi San Pietroburgo dove, per nove anni, prestò servizio nella polizia politica e nel controspionaggio, per poi essere inviato per un anno all’Istituto Andropov di Mosca. Jirnov ha continuato, asserendo che Putin era considerato una mente mediocre, aggiungendo che con circa quattrocentoventimila agenti in attività anche un mediocre come Putin poteva fare carriera. L’ex agente del Kgb fu assegnato in Francia per infiltrarsi nell’Ena, Scuola Nazionale di Amministrazione. Delineato il profilo di Putin, visto dall’interno, va comunque considerato che per Putin il periodo nel Kgb è stato senza dubbio determinante per il suo futuro politico; infatti, è lì che ha amalgamato e organizzato un ristretto gruppo di agenti segreti che lo avrebbe accompagnato al potere assoluto e che lo stanno sostenendo ancora. Dopotutto, grazie a una serie di congiunture positive accompagnate da spietate operazioni di eliminazione, ha potuto ottenere il controllo dei sistemi più strategici, come l’intelligence, le grandi aziende pubbliche, la logistica, l’energia ed altro.

È noto che al momento il Kgb eserciti una gestione capillare del sistema politico-economico russo ed è un determinante “dissuasore” dei dissensi interni, adesso decisamente non immobili. Tuttavia nei giorni scorsi Putin, in una trasmissione televisiva propagandistica, ha ordinato, “mediaticamente”, al ministro della Difesa, Sergei Kuzhugetovich Shoigu, di non lanciare l’assalto definitivo alla fabbrica Azovstal, a Mariupol, ma di continuare ad assediarla, comunicando la conquista della città; ha proclamato poi il lancio del nuovo missile intercontinentale, il Sarmat, ma anche questo pare un annuncio propagandistico, in quanto risulta che la Russia ha prodotto solo due esemplari di questo missile, uno già lanciato. In realtà, è noto che questo vettore non esiste, non essendo prodotto in serie. È chiaro che la perdita dell’incrociatore russo Moskva è stata uno smacco enorme per il Cremlino, che Putin ha tentato di controbilanciare proprio con la notizia della “liberazione” di Mariupol.

In conclusione, avventurandoci in una analisi del “soggetto televisivo Putin”, già innumerevoli volte osservata, pare che in questa intervista sia troppo “abbracciato al tavolo”, dando l’impressione di essere stressato e contratto: muove il piede destro, sembra nervoso e che cerchi di nascondere la preoccupazione. Ma sappiamo che il Kgb insegna a mentire; tuttavia, nel filmato girato domenica, il giorno della Pasqua ortodossa, dove affianca il Patriarca Kirill I, tenendo una candela rossa in mano e facendo il segno della croce, non appare né preoccupato né nervoso. Ma, va ripetuto, sappiamo che il Kgb insegna a mentire.


di Fabio Marco Fabbri