Il futuro di Svezia e Finlandia

Finlandia e Svezia in questi giorni decidono il loro ingresso nella Nato entro il 15 maggio. Finora le due nazioni scandinave sono state molto attente a non provocare la Russia, il loro vicino di casa che storicamente non ha mai smesso di avanzare nel loro territorio. E che negli ultimi decenni ha ancor più acuito il suo interesse per l’Artico e i suoi giacimenti di idrocarburi. La Svezia era una nazione neutrale e non combattente da 200 anni.

Mosca ha dato alcuni “warning” ai due Paesi, facendo cenno a una “risposta militare” che includerebbe il dispiegamento di testate nucleari nel Baltico, se non il loro uso. Le tensioni sul fronte nord impongono ulteriori e profonde mutazioni genetiche alla geopolitica condotta dalle altre nazioni europee fino al Buco nero ucraino. Sanna Marin, premier finlandese, dice che “saranno valutate attentamente le possibili conseguenze per la adesione alla Nato, ma che è il momento di avere il coraggio di non subire ciò che ha subito l’Ucraina e la stessa Finlandia nel 1939”.

In Finlandia, prima dell’invasione dell’Ucraina, solo il 30 per cento dei cittadini era favorevole all’ingresso nella Alleanza transatlantica, mentre oggi il 76 per cento della popolazione è d’accordo con la decisione del Governo. In Svezia – sede del Premio Nobel e mai invasa da russi e tedeschi come i suoi confinanti – è favorevole il 57 per cento della popolazione. Dopo il 1945, comunque, tutte le nazioni scandinave hanno fatto parte – de facto – dell’Occidente, sia nelle linee geopolitiche sia nella fornitura di armamenti. Infatti, entrambe le nazioni hanno armi occidentali come i caccia F-35 e i missili Patriot.

La Svezia arma già l’Ucraina

Il sito Crux ricostruisce il caso delle ripetute distruzioni da parte ucraina del carro armato russo T-90M, ciascuno dei quali costa 4,5 milioni (ecco a cosa serve il gas che compriamo da Mosca, lo si dica a Matteo Salvini e Giuseppe Conte, a proposito di “armi difensive”). Il lanciatore svedese Carl Gustav sarebbe il mezzo che ha permesso nella zona di Kharkiv di distruggere un tank che finora era presentato dalla Russia come il top del suo esercito (ne ha solo 100 in dotazione).

L’Unione europea si è formata nel solco della “diversità” dall’atlantismo angloamericano. E ciò sarebbe stato un bene, se fosse avvenuto con un progetto di difesa e autonomia diverso da quello perseguito da Francia e Germania (e anche dalla stessa Italia). L’Italia vendeva in Russia mobili, alimenti e trattori, nonché prodotti Gucci e Armani agli oligarchi minori. La Germania soffocava la Polonia coi gasdotti Nord Stream, realizzava con Cina e Russia la nuova ferrovia transiberiana (Alta velocità) per container tra Pechino, Mosca e Amburgo, bypassando Suez e i porti del Mediterraneo come Genova, così come lo scalo di Rotterdam. La Francia dai tempi di Charles de Gaulle mostra la sua diversità dalla Nato, mentre da François Mitterand prima e con Jacques Chirac fino a Nicolas Sarkozy ha flirtato a più non posso con le dittature africane, sino-russe e centroasiatiche.

La Germania, anello debole europeo

La Spd tedesca fu pesantemente infiltrata dai Servizi russi e dell’Est europeo, in particolare nel periodo del cancellierato di Willy Brandt, inventore della Ostpolitik e “diversamente favorevole” al dispiegamento di missili Pershing in Europa dopo che l’Urss aveva dispiegato i suoi SS-20 (Crisi degli euromissili). Il ministero per la Sicurezza dello Stato della Repubblica Democratica tedesca (Ddr), ovvero la Stasi, era un gigante di dimensioni mostruose, dove passò anche Vladimir Putin. Il dispositivo della Ddr per lo spionaggio all’estero era l’Hauptverwaltung Aufklärung (Hva), dal nome perfettamente kantiano e bulgakoviano (“Ufficio della dirigenza Illuminista”: il “fare luce” in questo caso significa anche “spiare”). L’Hva era talmente illuminista che fu guidato dal 1956 al 1986 da Markus Wolf, “l’uomo senza volto”. Purtroppo, tutti gli archivi della Stasi e dello Hva sono andati distrutti con la fine dell’alleanza che si contrapponeva alla Nato, il Comintern.

Qualcosa però è emerso. Per esempio, nell’incontro tra i Servizi del Comintern tenuto a Budapest nel 1970, i delegati della Ddr dichiararono di voler sostenere “le forze, sia in Rft che al di fuori dei suoi confini, che valutino la situazione in modo realistico e che si preoccupino realmente per la pace in Europa, contro le forze revansciste e militari”. Il demone per la Ddr erano la Cdu e la Csu bavarese. Allo scopo, i servizi del Comintern utilizzarono la stampa tedesca occidentale e alcuni politici della Rft  contro gli esponenti della Cdu/Csu con “un antifascismo propagandistico, che mirava a screditare pubblicamente esponenti del partito, accusandoli di connivenze o collaborazioni con il regime hitleriano”. Sembra proprio di sentire il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il presidente a vita Vladimir Putin, insieme con i loro tifosi italiani sui social e sui giornali “affini”.

Il presidente occidentale Heinrich Lübke, per esempio, fu accusato di corresponsabilità nella costruzione e nel funzionamento dei campi di concentramento, tanto che si dimise nel 1968 (Anni dopo successe lo stesso anche in Italia, dove il presidente della Repubblica Giovanni Leone fu costretto alle dimissioni, “grazie” a una grande campagna della stampa? Ah, saperlo!). Ricordiamo che il cancelliere Willy Brandt fu costretto a sua volta alle dimissioni quando si scoprì che il suo consigliere Günter Guillaume era membro di una rete di spionaggio a favore della Stasi. Puta caso.

Scenari simili sono avvenuti nel 2014, quando l’Europa, rimasta priva dell’aiuto statunitense nel capire i fatti geopolitici, lasciò che Putin si annettesse la Crimea e parte del Donbass, a parte qualche parola di critica della cancelliera Angela Merkel (ma le parole, si sa, lasciano il vento che trovano, e non costano nulla). Nel 2014 Putin aveva anche infranto il patto di non-aggressione con le nazioni dell’Est Europa stalinizzate nel 1945, ottenendo in cambio la consegna di tutte le 1700 testate nucleari che si trovavano soprattutto tra Polonia e Ucraina. Le aggressioni del 2014 e del 2022 sono l’architrave sulla quale due nazioni, tradizionalmente non allineate come Svezia e Finlandia, si sono affrettate a correre sotto l’ombrello della Nato. Perché la Nato è finora la sola organizzazione internazionale in grado di contrastare le dittature, nonostante il fallimento avuto in Afghanistan (ma non in Irak). Voi, che volete mandare solo armi “difensive” a Kiev, dov’eravate. E da che parte state?

Aggiornato il 12 maggio 2022 alle ore 16:57