Ucraina e Moldavia: sì alla candidatura Ue

“È una delle decisioni più importanti per l’Ucraina in tutti i trent’anni di indipendenza del nostro Stato. Tuttavia, questa decisione non riguarda solo l’Ucraina”.

Queste le parole del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky nel giorno in cui il Consiglio europeo di ieri ha dato l’ok alla concessione dello status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione europea all’Ucraina e alla Moldavia (oltre ad aprire una finestra alla Georgia).

Charles Michel, presidente del Consiglio europeo e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, hanno parlato di “un bel giorno, un momento storico”. A cui si è aggiunta un’altra nota dello stesso Zelensky: “Questo è il più grande passo verso il rafforzamento dell’Europa che si potrebbe compiere in questo momento, nel nostro tempo, e proprio nel contesto della guerra voluta dalla Russia, che sta mettendo alla prova la nostra capacità di preservare la libertà e l’unità”. Sempre von der Leyen ha precisato: “Ora questi Stati devono fare i compiti per fare progressi e raggiungere le prossime fasi”.

Il vertice sui Balcani

Diverso invece il discorso in merito al vertice sui Balcani occidentali. Quasi quattro ore di dialogo ma con un finale in bianco. Nel senso che non è stata trovata una quadra. Dimitar Kovacevski, premier della Macedonia del Nord, ha spiegato: “Quello che sta accadendo ora è un problema serio e un duro colpo per la credibilità dell’Ue. Stiamo perdendo tempo prezioso che non abbiamo”. Inoltre, ha affermato che la Bulgaria “ha deciso di tornare al passato e imporre un blocco che non giova a nessuno tranne che a terzi che colmeranno il vuoto”. Con l’aggiunta: “La Macedonia del Nord è un Paese candidato da quasi 18 anni. Abbiamo firmato l’accordo di associazione 21 anni fa. Nel marzo 2020 il Consiglio europeo ha deciso per l’avvio incondizionato dei negoziati tra la Macedonia del Nord e l’Unione europea. Ma siamo qui e i negoziati non sono ancora partiti. Ciò che succede ora è un problema serio per la credibilità dell’Ue. Stiamo perdendo tempo prezioso che non abbiamo a disposizione”.

Il collega albanese, Edi Rama, è poi entrato a gamba tesa: “Oggi sono in lutto per l’Unione europea, mi dispiace molto per loro. Abbiamo offerto l’aiuto di cui potrebbero aver bisogno”. L’Albania e la Macedonia del Nord, in sostanza, non riescono a ottenere l’apertura dei negoziati per l’adesione visto il blocco della Bulgaria, che stoppa la strada a Skopje per questioni identitarie. In ultimo, oltre al veto bulgaro, è presente anche il nodo sulla Bosnia-Erzegovina che, di fatto, ha prolungato il dibattito sulla concessione dello status di candidato all’Ucraina. Vari Stati, tra cui Austria, Croazia e Slovenia, hanno indicato la necessità di concedere lo status di candidato alla Bosnia. Per farlo, dovrà attuare a stretto giro la riforma elettorale e della Costituzione.

Aggiornato il 24 giugno 2022 alle ore 09:52