Israele: cinque elezioni in quattro anni

venerdì 1 luglio 2022


La quinta elezione in quasi quattro anni. Gli israeliani tornano a votare il primo novembre per l’ennesima crisi politica. Yair Lapid, il nuovo premier, porterà il Paese al voto. L’ex giornalista e anchorman della tivù ha iniziato l’ascesa in politica con la fondazione del partito centrista e laico Yesh Atid, nel 2012. Ora è arrivato l’incarico provvisorio, fino a novembre. Lapid è un personaggio eclettico. Senza esperienza politica, né un titolo di scuola superiore. È stato anche un pugile amatoriale, ma è divenuto famoso in Israele come volto di Channel 2. È anche scrittore di numerosi libri, tra cui gialli e opere per bambini. Ha anche recitato nel film Il canto della sirena, nel 1994. “Faremo del nostro meglio – le prime parole Yair Lapid dopo l’incarico – per uno Stato ebraico, democratico, buono, forte e fiorente, perché questo lavoro è più grande di ciascuno di noi”. Il premier uscente Naftali Bennett resterà al governo, e continuerà a essere il responsabile delle politiche del Paese in relazione all’Iran.

Ma come mai si è registrata un’accelerazione nella crisi? Perché il premier uscente Naftali Bennett si è reso conto di non essere in grado di riuscire a fare passare, entro la fine del mese, la legge che estende la giurisdizione israeliana alle colonie ebraiche in Cisgiordania. In pratica, avrebbe significato un caos legale per gli abitanti degli insediamenti, inaccettabile per Bennett che ha creato il suo partito per rappresentare proprio gli interessi dei coloni. Così Bennett e l’alleato Yair Lapid hanno preferito dettare i tempi. Solo il 29 giugno sono riusciti a far passare il provvedimento sulle colonie, appoggiato anche dai ribelli dentro Yamina, il partito dei nazionalisti religiosi di Bennett. Ma ormai era troppo tardi.

Eppure, nella politica israeliana, secondo un sondaggio, si prevede una situazione di stallo. Sarebbero 59 i seggi appannaggio della coalizione di destra guidata da Benyamin Netanyahu e 55 per Lapid. Nessun blocco avrebbe, dunque, la maggioranza di 61 deputati su 120 alla Knesset, il Parlamento monocamerale israeliano. Questa la foto scattata da un l’indagine del quotidiano Maariv all’indomani della caduta della 24ª legislatura israeliana e del rinvio al voto generale del 1° novembre prossimo. Secondo il sondaggio il Likud resterebbe il primo partito con 34 seggi, mentre Lapid ne avrebbe 22.

L’unica strada per Netanyahu di arrivare a formare una maggioranza sarebbe quella di ottenere i 4 seggi che il sondaggio attribuisce a Yamina, il partito dell’ex premier Naftali Bennett – che non si ripresenta alle elezioni – e che dovrebbe essere guidato da Ayelet Shaked. Una partita complessa. Ancora più complicata quella che attende Lapid se volesse raggiungere quota 61 deputati partendo dai 55 dell’attuale sondaggio. Non solo dovrebbe mantenere Yamina nella sua coalizione, ma dovrebbe chiedere l’appoggio dei 6 deputati della Lista araba unita. Lapid (che mantiene il ministero degli Esteri) è entrato in carica ieri sera allo scadere della mezzanotte dopo il passaggio delle consegne con Bennett. Questa mattina il 14° primo ministro della storia di Israele ha incontrato il capo dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) Ronen Bar e ha presieduto una riunione sui due prigionieri israeliani trattenuti a Gaza da Hamas.


di Ugo Elfer